Il GRIDO (Il Blog su Roccalumera e... non solo)

martedì 28 aprile 2009

L’Abisso raccontato da Adduso










L'Abisso, la “sana” dissidenza locale dei giovani di sinistra.

E’ cronaca di questi giorni la locale dissidenza dei giovani di sinistra nei confronti della “vecchia” dirigenza.
Immagino, più in generale, l’indignazione dei diffusi “matusalemme mentali” della nostra riviera, quando hanno improvvisamente visto dei giovani scendere in piazza e contestare senza alcun preventivo “accordo” il “pantano” politico che regna sovrano in questa zona (come d’altronde e notoriamente un po’ ovunque nell’Italiota).
E non mi pare tuttavia un caso che a dimostrare la loro insofferenza culturale siano stati solo dei giovani di sinistra, perché quelli di destra (ma non sembra che accada solo da queste parti), appaiono ormai come “imbalsamati” nelle file dell’azienda politico-berlusconiana del centro destra di nome PDL.
Sennonché, la reazione “ombrosa” dei dirigenti del centro sinistra nei confronti di questi giovani “dissidenti” appare eloquente di come anche in questo schieramento politico la cultura aziendale berlusconiana (che palesemente “sogna” i partiti non più come dei luoghi di confronto civile e scambio dialettico bensì solo come delle società gerarchiche composte da subordinati e con solo finalità elettorali, clientelari e chiaramente “economiche”) evidentemente ha “piacevolmente” inebriato pure il centro sinistra.
Infatti, guardando il panorama politico-sociale, parrebbe proprio che berlusconi deve avere detto da qualche parte (nel “firmamento”), “datemi una leva, la tv, che semplicemente stimoli i piaceri endogeni degli individui, e vi trasformerò l’intera Italiota nella terra di simpatici “gelada”. Gli “dei”, devono avergli dato molto “credito”, perché tutto sembra essersi già compiuto.
Infatti, va dato atto, che nessuno forse mai come lui, o dovrei meglio dire, nessuno mai come gli attuali studiosi della psiche umana (che chiaramente lui, ed altri come lui, si possono permettere di stra-pagare), ha mai saputo così bene insinuare mediaticamente nella testa di noi gente comune (italioti), da destra a sinistra, dal mero cittadino al blasonato intellettuale o istituzionale, dei “modelli” alieni così ben programmati che ci fanno comportare quasi uniformemente con gli stessi “sintomi”, neanche fossimo regrediti allo stato di semplici primati, senza più avere neanche una consapevolezza razionale. Insomma sembriamo tutti persino privati pure di un po’ di umano dubbio (l’unico corticale antidoto che avevamo).
Ma tornando al fatto in questione, la reazione nei confronti delle contestazioni dei giovani di sinistra, e soprattutto la conseguente (concorde) serrata dei noti “gerarchi” del locale pd, così come l’altrettanta reciproca, e chiaramente opportunistica, “solidarietà” con l’amministrazione locale, appare eloquente non solo dell’inquietante intolleranza generale e dell’illogico rigetto della forza biologica giovanile, ma si mostra soprattutto significativa della brutale quanto generale insofferenza sociale verso chi ancora pensa autonomamente, tanto più se sono giovani che non scimmiottano i fan e gli “opinionisti” di certi noti programmi televisivi. Insomma, come dire, sei giovane e pensi ? Allora sei da “censurare”.
Ormai questo stantio sistema politico-istituzionale italiano che ci pascola visibilmente in modo “scientifico” quanto altrettanto prevaricatore, accetta palesemente solo i servi del capitale, i picciotti dei partiti e gli zerbini delle istituzioni e non tollera invece chi non si “allinea”.
Nella Storia tuttavia non ha mai funzionato a lungo “l’abisso”, notoriamente costituito da un lato dalle masse, spesso preordinatamente divise tra loro dallo stesso “sistema” (dividi e comanda), le quali boccheggiano e possono solo belare, e dall’altro i “pochi” che comandano (politici, istituzionali ed affaristi) che nel loro (interessato) delirio di onnipotenza si sentono pure degli inviati di un loro “dio” sulla terra e come tali sono convinti di avere questa (psicotica) missione “morale” di pascolare “l’umano gregge”, ma perseguendo visibilmente l’analoga etica dei mafiosi, i quali notoriamente, in una mano ostentano l’immagine del santo a cui sono devoti e nell’altra esibiscono la pistola, il fucile, il coltello ed il sangue delle loro vittime.
Ma forse anche questa neo-presunzione politica dei giorni nostri si potrebbe rivelare ancora una volta un mero “gioco” d’azzardo, in quanto da sempre, quando si cerca di manovrare le “menti” degli uomini per ridurli a docili “primati”, improvvisamente e senza eclatanti preavvisi, scoppia la “rivolta”. E forse, la dissidenza dei giovani locali di sinistra, in un certo senso, e seppure molto in piccolo, la comincia ad accennare.
Adduso
Pubblicato su jonialife.it: (VEDI)
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Ecco un nuovo "pezzo" dell'opinonista Adduso.
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Dal famigerato congresso GD in Piazza V Aosta a S. Teresa di Riva, ecco cosa ne trae Adduso. Un commento pungente, psicologico e profondo, che fotografa una situazione sotto gli occhi di tutti ma che pochi sanno raccontare, discutere, attaccare come Adduso.
La nostra è una Sicilia pirandelliana, a volte oscura e intricata come la descrivono i romanzi di Andrea Camilleri trasposti nei film TV del Commissario Montalbano. La nostra è una Sicilia, degli allineati e coperti, dei "figli Di" e dei "figli di nessuno", la nostra è una Sicilia sostanzialmente uguale a se stessa nei secoli. Orgogliosa ed operosa, ma dominata ora da questo ora da quel potere. Migliorarla si può, ma bisogna remare contro il potere corrotto.
BonarRIGO
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Su Jonia News di Aprile: Pag. 30 Roccalumera:intervista a Miasi di G. BonarRIGO

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domenica 26 aprile 2009

A Valdina, Convegno sul Federalismo Fiscale e… sull'evasione















24-04-09 –A Valdina, comune collinare di circa mille abitanti sito a due passi da Milazzo, si è tenuto un convegno (organizzato dalla società consortile “Tirreno Ecosviluppo 2000”), che, in previsione dell’approvazione al Senato della legge sul Federalismo Fiscale, ha voluto rivolgersi a Consulenti Ragionieri, Sindaci ed tecnici comunali della provincia di Messina, per esplicitare le future “modalità di partecipazione degli enti locali all’accertamento delle entrate erariali ed alle attività di contrasto all’evasione”.

In tale occasione, i rappresentanti dei comuni consorziati: Valdina, San Filippo del Mela, Venetico, Torregrotta, Manforte San Giorgio, San Pier Niceto, Condrò, Rometta, Pace del Mela, Villafranca Tirrena, Santa Lucia del Mela, Spadafora, Saponara, Roccavaldina e Gualtieri Sicaminò, hanno potuto valutare, previo intervento degli illustri relatori intervenuti, i vantaggi del protocollo d’intesa con l’Agenzia delle entrate. Vorrei dire che, in generale, si è proposto ai Comuni di dare il loro apporto alla lotta all’evasione, in compenso di un 30% sulle somme riscosse dall’Erario, a seguito delle “segnalazioni qualificate” indirizzate all’Agenzia con possibili ricadute anche sul versante dei tributi locali.

Moderatore del Convegno il Prof. Luigi Ferlazzo Natoli, fra i relatori, la dott.ssa Valeria Fusconi ha raccontato il Federalismo Fiscale attraverso la citazione di Leggi e Decreti a partire dalla Riforma Tributaria del ’71 – ’72, passando per il D.L. n° 56 del 2000, fino a citare il D.L. n° 203 del 2005 nel suo Art. 1, ai commi 1° e 2°. La dott.ssa Fusconi, in definitiva ha ribadito quello che potrà e dovrà essere un cambiamento nel procedimento di accertamento fiscale, esortando i comuni a dotarsi od a rafforzare i propri Uffici Tributi.
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Al breve intervento, del il dott. Rag. Francesco Vito, (consulente con studio a Roccalumera, nonché Coordinatore interregionale di Calabria e Sicilia, Unione Nazionale Giovani Commercialisti ed Esperti Contabili), ha dato seguito al dott. Castrenze Giamportone, (Direttore Regionale dell’Agenzia delle Entrate della Sicilia), il quale, nel suo lungo intervento mi ha colpito con le seguenti parole: “non ci interessa chi si copre una veranda, ma ci interessa chi costruisce un piano abusivo”, e “Capita spesso che ci siano persone sconosciute al Fisco, o la cui attività non corrisponda a quella effettivamente rilevata in loco”. Giamportone ha evidenziato fra i vari stratagemmi utilizzati dagli evasori, le residenze fittizie all’estero, ed ha individuato quale “indicativo di maggiore capacità contributiva”, i beni mobili ed immobili posseduti dall’individuo.
Ma, l’intervento che più di tutti (sempre secondo me), ha dato il polso della situazione, è stato quello del giovane Capitano Danilo Persano (Comandante della G. di Finanza di Milazzo). Persano, ha rotto il ghiaccio con una breve barzelletta sulla Finanza, per poi scendere nel dettaglio più serio e concreto della realtà del nostro territorio e del suo di appartenenza in particolare. Ha detto: "Noi abbiamo 69 Reparti Operativi per un totale di quasi 5000 uomini, ci adoperiamo fra verifiche sostanziali e controlli fiscali, tuttavia, nella realtà, si disperdono le nostre risorse". Poi ha distinto fra evasori totali, che sarebbero il 50%, ed evasori parziali. Gli evasori totali, per ovvie ragioni di vantaggio economico, farebbero concorrenza sleale a chi paga le tasse regolarmente, e questi dunque, per non fallire, sarebbe costretto a pagarne di meno. Riferendosi poi all’effettivo “scambio continuo di informazioni con gli enti locali” attraverso il quale si arriverebbe all’evasore, ha voluto precisare che, se per grandi Comuni questa soluzione darà certamente dei vantaggi all’Erario, per le piccole comunità di paese, dove tutti si conoscono e dove tutti conoscono personalmente il Sindaco, tale indagine potrà esse intesa dal popolo come “spiare” sulla propria vita privata.
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Al Convegno di Valdina, in realtà non si è assistito che ad una tappa di un lungo giro che il prossimo 8 Maggio farà sosta a Taormina. L’evasione fiscale, è innegabilmente una piaga che colpisce non solo la Sicilia, ma l’Italia intera. Volerla sconfiggere per aiutare nel contempo chi (con tanti sacrifici) le tasse le ha sempre pagate, è forse una chimera, volerla contrastare con decisione, è invece possibile e quindi, caso per caso bisogna che gli enti locali si adoperino non a “inquisire” i figli di nessuno, ma a “appesantire” il più possibile il carico fiscale a chi ha fin’ora evaso cifre da capogiro, passando, magari, per un semplice disoccupato.

Articolo, pubblicato su jonialife.it: (VEDI)

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giovedì 23 aprile 2009

25 Aprile, festa della Liberazione d'Italia
















25 Aprile 2009, sono passati sessantaquattro anni da quel giorno di risveglio da un bruttissimo incubo che fu la seconda guerra mondiale. L'Italia festeggia la sua Liberazione dal regime fascista e nazista. Quanti partigiani sono morti, non solo in battaglia, ma spesso trucidati dai nazisti e dai fascisti per un ideale che fu la Patria libera. Voglio ricordare quel momento, senza distinguere fra partigiani di destra o di sinistra, ma gridando ITALIA, ideale e bandiera di un popolo orgoglioso e unito.

La Resistenza fu espressione di una volontà di riscatto dal fascismo e di difesa dell'Italia dall'aggressione tedesca e coinvolse complessivamente circa 300.000 uomini armati, che svolsero attività di guerriglia e di controllo, dove possibile, del territorio liberato dai nazifascisti. Fu dunque guerra patriottica di liberazione dall’occupazione tedesca".

I nostri nonni, hanno lottato per la Liberazione della propria Terra. Piemontesi o Siciliani, alcuni di loro hanno portato a casa delle medaglie, molti di loro non sono nemmeno tornati, ma tutti hanno meritato la gloria. Questa si, è una festa laica, dobbiamo però darle il giusto valore e non viverla come "la scampagnata del 25 Aprile". Si dice che i giovani di oggi non hanno ideali. Alcuni forse, ma tanti altri stanno dimostrando di avere le proprie idee, di conoscere la storia pur non avendola vissuta direttamente e voler combattere ancora oggi una battaglia per la libertà. Oggi infatti, i giovani vogliono essere liberi di esprimersi e di levare alta la loro voce contro chi comanda solo per se, per ribadire che in quel 25 Aprile i loro parenti morti non hanno combattuto e perso la vita per niente.
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(ANSA)
TORINO, 22 APR- 'Il 25 aprile non e' festa di una parte sola', ha detto il presidente della Repubblica inaugurando la Biennale della Democrazia. 'I valori dell'antifascismo e della Resistenza - ha aggiunto - non restarono chiusi in una logica di rifiuto, sprigionarono sempre impulsi propositivi e poterono tradursi con la Costituzione in principi condivisibili'. La Costituzione non e' intoccabile - ha detto - puo' essere modificata ma occorre procedere con 'uno sforzo di realismo e saggezza'.

IL GIORNALE.IT
In questo sessantaquattresimo anniversario del 25 Aprile lo scenario culturale e politico, non solo dell’Italia, è profondamente cambiato. Il Parlamento Europeo ha approvato il 2 aprile 2009 la Risoluzione che sancisce l’equiparazione di comunismo, nazismo e fascismo. Accolta favorevolmente da 553 deputati (con soli 44 no e 33 astensioni) la Risoluzione verte sul tema «Coscienza europea e totalitarismo». Anche da questo si avverte sempre più viva la necessità di un ampio coinvolgimento delle istituzioni per rendere possibile la più larga e libera partecipazione alle celebrazioni della Festa della Liberazione.

LA REPUBBLICA.IT
MILANO - L'unica certezza, al momento, è che Silvio Berlusconi parteciperà sabato, per la prima volta, alle celebrazioni per il 64° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Anche se non è ancora chiaro dove. Le ultime indiscrezioni parlano di Montelungo, dove si recherà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma restano ancora in piedi le ipotesi di una nuova visita del premier nelle zone terremotate dell'aquilano o che partecipi nel pomeriggio alla tradizionale manifestazione nazionale organizzata dall'Anpi a Milano, dove lo ha invitato nei giorni scorsi il segretario del Pd Dario Franceschini. Dal suo entourage, non trapela altro. Ma è sufficiente a far salire ulteriormente la tensione tra maggioranza e opposizione. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa rilancia: "I partigiani rossi meritano rispetto, ma non possono essere celebrati come portatori di libertà". Pronta la replica del portavoce del Pd Andrea Orlando: "La Russa ha oltrepassato il segno.

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intervista a Miasi di G. BonarRIGO

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lunedì 20 aprile 2009

I lunghi "tentacoli" di "Cosa Nostra"


Mafia, un termine che assieme a ndrangheta a camorra ed altre "correnti di assassinio", viene associato a "malavita organizzata". In realtà, quella che in sicilia chiamiamo "mafia" ha un solo nome che è "Cosa Nostra". Nel libro di Giovanni Falcone "Cose di Cosa Nostra", che tutti voi avrete letto -e del quale in questo stesso mio Blog, riporto (nel precedente post), alcune parti e considerazioni- si descrive fin nella psiche, il mafioso. Una struttura piramidale, quella di "Cosa Nostra", non a caso ispirata per grandezza e convinzione a quella ecclesiale. Struttura che si ramifica come una Piovra "termine famoso", in ogni genere di traffico e di affare. Nazionale ed internazionale.

Il Generale Dalla Chiesa, che ebbe a sconfiggere le Brigate Rosse, pur essendo persona assai accorta e scaltra, sottovalutò egli stesso l'impero mafioso nella sua vastità, al confronto del quale le suddette BR, erano solo un gruppo di scalmanati sognatori.

Mafia siciliana, (e nel mondo ne esistono di vario tipo e genere), significa politica, coinvolgendo la chiesa, ma in un modo che non facile comprendere o spiegare. Cosa Nostra è passato e presente, è... omertà, è... un PENSIERO radicato nella testa della gente.

Voglio però, percisare che: Quando io scrivendo difendo la Chiesa (e lo faccio spesso), io intendo difendere la Fede Cristiana. Troppo spesso infatti, la gente in balìa della confusione più totale, osservando sdegnata le tante vergogne che in questi ultimi tempi (ma non solo), sono state perpetrate da piccoli parroci di paese, siano esse dovute a figli illeggittimi, gozzoviglie, sesso, ricchezze o perfino pedofilia... infine confonde la chiesa di paese, la Chiesa di Roma e... l'unico Dio che essa dovrebbe rappresentare nei suoi preti, nei suoi vescovi, arcivescovi, cardinali e su fino al papa.

La nostra cara Sicilia, che ogni giorno sui giornali viene raccontata più da sconcertanti fatti di cronaca nera che da progresso, da opere di carità o di umanità e benessere, si avvia ad una nuova sfida che è l'Europa del dopo crisi. Ingessata dall'immobilismo, strangolata dal poco lavoro, forse è il caso che la nostra terra si interroghi se le parole che deve esternare lì dove serve, siano proprio quelle che ha sempre e per troppo tempo tenuto serrate in gola.

La mafia, ancora oggi, incute rispetto!
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Questo articolo
(con il titolo "Le lunghe "mani" di Cosa Nostra")
è stato già pubblicato anche sui siti:

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intervista a Miasi di G. BonarRIGO

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giovedì 16 aprile 2009

Così, Giovanni Falcone ci raccontò "Cosa Nostra"


La struttura di Cosa Nostra
La mafia siciliana ha una struttura a sviluppo verticale. Il capofamiglia nomina il "sottocapo", i consiglieri ed i capidecina che hanno il compito di coordinare gli uomini d'onore, i picciotti. L'organizzazione base è la famiglia, non quella di sangue, ma un gruppo mafioso che controlla un pezzo di territorio, in genere un paese o un quartiere di una grande città, oppure più paesi se questi sono piccoli. È una funzione vitale, quella del controllo del territorio, che si snoda attraverso forme di contiguità con ambienti della politica e delle istituzioni. In Cosa Nostra si entra per cooptazione o chiamata, attraverso una specie di giuramento che consiste nel farsi bruciare sulla mano un santino.

Le attività
Le disponibilità di Cosa Nostra sono illimitate. Le attività nelle quali Cosa Nostra è impegnata sono il traffico internazionale di droga (le rotte controllate dalla mafia siciliana sono ancora oggi quelle più sicure), le speculazione finanziarie ed immobiliari, il riciclaggio del denaro sporco, l'estorsione, il traffico di armi, lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e industriali ed il traffico di armi.
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Cari lettori, oggi vi voglio parlare del libro di Giovanni Falcone, "Cose di Cosa Nostra". Un libro, che racconta il mafioso siciliano come molti di noi nemmeno lo immaginiamo. I mafiosi con i quali si confronta il magistrato Giovanni Falcone, non sono rozzi delinquenti, ma persone dalla psiche assai profonda, gente che parla un linguaggio proprio, (in codice). Falcone, per servire lo Stato, prima di ogni cosa studia gente come Buscetta, Mannoia, o Calderone.
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NEL PROLOGO, Marcelle Padovani parla del METODO FALCONE: "Insolenti o vittimisti, chiusi in un ostinato silenzio o violentemente contestatori, Falcone oppone loro una calma e una sicurezza di sè incontrollabili. Niente sguardi di intesa, niente rapporti basati sul tu, ma nemmeno insulti: devono rendersi conto di trovarsi di fronte allo Stato".

LEGGENDO IL LIBRO: "Talvolta ha scoperto in loro un'umanità insospettabile: "Che calore, che senso di amicizia quando ci siamo salutati con i pentiti Buscetta Mannoia, Calderone". E lo stesso Calderone dichiara ai giornali: "Ho collaborato con Falcone perchè è un uomo d'onore". E, lasciata l'Italia per destinazione ignota nel tentativo di sfuggire all'immancabile vendetta di Cosa Nostra dopo le confessioni rilasciate alla magistratura, gli fa pervenire questa lettera straordinaria: "Signor giudice, non ho avuto il tempo di dirle addio. Desidero farlo ora. Spero che continuerà la sua lotta contro la mafia con lo spirito di sempre. Ho cercato di darle il mio modesto contributo, senza riserve e senza menzogne. Una volta ancora sono costretto a emigrare e non credo di tornare mai più in Italia. Penso di avere il diritto di farmi una vita e in Italia non è possibile. Con la massima stima, Antonio Calderone".
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COSI' INIZIA IL RACCONTO: Cosa nostra ha a sua disposizione un arsenale completo di strumenti di morte. Per il fallito attentato del 21 giugno 1989 alla villa che avevo affittato all'Addaura, vicino a Palermo, erano stati piazzati tra gli scogli cinquanta candelotti di esplosivo. La lupara ormai sta passando di moda. Il famoso fucile a canne mozze, che una volta firmava i delitti mafiosi, quest'arma artigianale di inconfondibile carattere contadino, è sempre meno adatta alle esigenze della mafia moderna. Oggi si preferiscono generalmente le armi a canna corta, la calibro 38 e la 357 Magnum a proiettili dirompenti. Per gli attentati più difficili e complessi vanno bene le armi a canna lunga di fabbricazione straniera, i Kalashnikov, i bazooka, i fucili lanciagranate. Per non parlare degli esplosivi, utilizzati non solo a casa mia, ma anche, nel 1983, per l'assassinio di Rocco Chinnici, spazzato via dallo scoppio telecomandato di un'auto imbottita di tritolo.

I "messaggi" di Cosa Nostra": I messaggi di Cosa Nostra diretti al di fuori dell'organizzazione - informazioni, intimidazioni, avvertimenti - mutano stile in funzione del risultato che si vuole ottenere. Si va dalla bomba al sorrisetto ironico accompagnato dalla frase: "Lei lavora troppo, fa male alla salute, dovrebbe riposare", oppure: "Lei fa un mestiere pericoloso; io, al suo posto, la scorta me la porterei pure al gabinetto" - due frasi che mi sono state rivolte direttamente. Le cartoline e lettere decorate con disegni di bare o con l'eventuale data di morte accanto a quella di nascita, e i pacchetti con proiettili sono riservati generalmente ai novellini, per sondare il terreno.

L'ANEDDOTO: Uno dei miei colleghi romani, nel 1980, va a trovare Frank Coppola, appena arrestato, e lo provoca: "Signor Coppola, che cosa è la mafia?". Il vecchio, che non era nato ieri, ci pensa su e poi ribatte: "Signor giudice, tre magistrati vorrebbero oggi diventare procuratore della Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo gode dell'appoggio dei partiti di governo, il terzo è un cretino, ma proprio lui otterrà il posto. Questa è la mafia...".
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intervista a Miasi di G. BonarRIGO

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lunedì 13 aprile 2009

“L’imprevedibile” Fini (sulla Legge 40)
















Cari lettori, sulla Legge n. 40/ del 19 Febbraio 2004, (LEGGI), sono nate aspre polemiche fra i cosidetti conservatori, (Chiesa di Roma) ed i progressisti (all'interno dello stesso PDL i pareri non sono concordi).
Secondo alcuni, addirittura, la Legge è "incostituzionale".
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Della suddetta Legge, l'ART. 1, (al punto 1) recitava:
1. Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito.
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3 Aprile 2009. Su Repubblica.it, viene riportato il parere favorevole del Presidente del Senato Renato Schifani, che dopo la decisione della Corte Costituzionale che ne ha bocciate alcune parti e che, di fatto, replica a Gianfranco Fini, che il giorno prima aveva parlato di "una sentenza che rende giustizia alle donne", sottolineando che "una legge basata su dogmi etico-religiosi è sempre suscettibile di censura di costituzionalità".
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ROMA - La Corte Costituzionale boccia la legge 40 sulla fecondazione assistita. I giudici della Consulta hanno infatti dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 14, comma 2, della norma, nel punto in cui prevede che ci sia un "unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre" di embrioni. Viola la Costituzione anche il comma 3 dello stesso articolo, nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna. La Corte, infine, ha dichiarato inammissibili, per difetto di rilevanza nei giudizi principali, la questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 6, inerente l'irrevocabilità del consenso della donna, e dei commi 1 e 4 dell'articolo 14.
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INSOMMA: siamo di fronte una questione che avrebbe potuto sconfinare nella "MANIPOLAZIONE GENETICA", oppure, si tratta di un semplice "AUSILIO" verso i casi gravi di infertilità? Una cosa è certa: sebbene la legge sia stata "vista" come una qustione fra Stato e Chiesa, essa in realtà (con le opportune limitazioni), ha un suo motivo di esistere. Mi rendo conto che quì i pareri sono discordi e che coinvolgono generi di persone e di saperi alquanto differenti. Proprio per non allungare inutilmente il brodo, affermo semplicemente che io sono contrario a chi vuole "fare DIO", ma che credo alla scienza, quale mezzo efficace ed utile per intervenire, curare e guarire molte malattie, nonchè a risolvere numerose problematiche del genere umano. MA ATTENZIONE: gli scienziati sono uomini, e come tali possono esagerare! Bisogna vigilare sul loro operato, non in quanto Chiesa, ma in quanto "freno" ad esperimenti "Franchenstein" o "New Atomica" o altre follie.

Giovanni BonarRIGO
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“L’imprevedibile” Fini (sulla Legge 40)
Il parere di Adduso
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“… E' di nuovo scontro sulla legge 40 sulla procreazione assistita, bocciata in parte dalla Consulta. Dopo le affermazioni del presidente della Camera Gianfranco Fini, secondo il quale la sentenza rende giustizia alle donne …”, mentre il presidente del Senato, Renato Schifani, si è sostanzialmente dissociato da questa dichiarazione, de IL MESSAGGERO (LEGGI)

Il caso mi ha appassionato non solo per la questione, ma soprattutto perché mi sono chiesto cosa può esserci alla base dell’evidente quanto chiaramente disorientante figura di Fini nell’ambito degli “ingessati” quanto “moralisti”politici del PDL. Ho elaborato al riguardo un modestissimo percorso psicologico, che forse, potrebbe essere identificato con tanti di noi.

Ritengo infatti, da un modestissimo punto di vista, che Fini (come d’altronde può accadere ad ogni essere umano) deve essersi confrontato con le sue “ombre” inerenti desideri ed aspettative o progetti, che aveva dovuto rimuovere per una serie di circostanze, tra le quali, penso, quella di essersi ritrovato sin da giovane immerso in un torrente di destra, notoriamente e storicamente intollerante, despota, omofobo, conservatore, clericale, e visibilmente supponente all’indirizzo dell’universo femminile.

D’altronde, dall’altra parte, anche tanti esponenti della sinistra, hanno palesemente dimostrato con il tempo che contestavano ciò che le loro “ombre” (rimosse) desideravano.

Forse il ritrovarsi in una condizione di quasi autonomia politica e personale e anche con una nuova condizione di vita sessuale e, soprattutto, poterla vivere liberamente senza doversi nascondere ufficialmente, e tanto più in un’età, quella dei cinquantenni, che spesso viene quasi individuata dalla scienza della psicologia come una sorta di seconda neo adolescenza, ha potuto consentire a Fini (forse) di confrontarsi con il suo passato, in sostanza con le “ombre” che (forse) aveva dovuto, anche inconsapevolmente, cercare di seppellire (come pure fanno notoriamente moltissimi di noi), ma che come per tutti noi, non è mai possibile sotterrare come vorremmo.

Quando si riesce a confrontarsi con sé stessi in maniera oggettiva, ci dice la scienza moderna, si diventa a volte persino piacevolmente imprevedibili, seppure in certi momenti anche scostanti, quasi assenti, ma spesso quasi geniali rispetto all’appiattimento di chi rifiutando di guardarsi dentro deve circondarsi di sicurezza e certezze materiali o metafisiche, come quando il “bianco” deve apparire rigido ed a prima vista impenetrabile, facendo il razzista con il “nero”, nel mentre però che nel suo profondo invidia al “nero” la sua evidente e nota prestanza fisica (e sessuale) oltre alla ovvia quanto naturale circostanza che persino cerebralmente il “nero” non può mai per natura essere inferiore, come invece certa altrettanta segregazionista cultura millenaria piena di ombre collettive ci ha fa credere da secoli.
Purtroppo però, devo anche aggiungere una nota di pessimismo, in quanto, come ci spiegano gli studi sulla psiche umana, la capacità di confrontarsi oggettivamente con sé stessi, ovverosia di guardare le proprie “ombre”, sia a livello singolo che collettivo, può anche durare solo lo spazio di una favorevole condizione ambientale e personale, e se riferita ad un popolo, può protrarsi solo limitatamente ad un periodo di pace e progresso civile. Ma poi, malauguratamente, se tale condizione di innalzamento non ha avuto il tempo di penetrare nel profondo della mente del singolo oppure delle persone, basta che cambiano le situazioni soggettive e fisiche, oppure che all’orizzonte di un popolo si riaffacci una difficoltà economico-esistenziale o anche vecchie ideologie politico-oscurantiste, come quelle che, a mio mero vedere, stiamo nuovamente rivivendo in questi anni, si ripiomba prigionieri delle proprie “ombre”, sicché i singoli possono diventare un'altra volta insicuri, despota, presuntuosi, prepotenti, prevaricatori, padri padroni, matriarcali, insofferenti, violenti, intolleranti, scostanti, taciturni ed asociali, mentre i popoli per un altro verso cominciano ad enfatizzare gli eserciti, le armi, il nazionalismo, le realtà locali, le conquiste. Le “ombre” del passato improvvisamente si rimaterializzano.

In sostanza, quella di Fini, come per tanti altri noti politici e personaggi vari, potrebbe essere solo una mera "vampata", la quale, se così fosse, è certamente destinata a spegnersi nello spazio di poco tempo, lasciando nuovamente il posto alle "ombre".

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venerdì 10 aprile 2009

Roccalumera, "La lavanda dei piedi"

Cari lettori, oggi vi racconto una delle tante funzioni religiose, che (come ogni anno), vengono realizzate nel mio paese in prossimità della Santa Pasqua. Ieri sera infatti, si è svolta la consueta funzione (presso la chiesa della Madonna della Catena), della "Lavanda dei piedi degli apostoli". Un Funzione, che richiama al messaggio lasciatoci da Gesù: "servitevi l'un l'altro e amatevi come io vi ho amato". Sull'altare, ieri sera, dodici uomini (sia anziani che giovani), hanno impersonato gli Apostoli così da far rivivere un momento di grande insegnamento per ognuno di noi.

Gesù, lavò i piedi a tutti i dodici Apostoli, ben sapendo che non tutti erano puri, (Giuda infatti, lo avrebbe tradito).

Oggi sono stati celebrati i funerali di 290 vittime del terremoto d'Abruzzo. Gli aiuti arrivano da ogni parte d'Italia, la partecipazione è totale, sia di beni che di diponibilità di braccia. A Roccalumera stamattina, il banditore del comune, passando per le vie del paese, ha annunciato al megafono la raccolta di beni per i terremotati, invitando tutti a dare qualcosa.

Noi popolo italiano, noi popolo del Mondo... se ad una "prova" siamo stati chiamati da Dio, quella "prova" (secondo la mia pur modesta opinione), è di condivisione dell'altrui sofferenza. Non è dunque questa la sede in cui cercare colpevoli per la scadente qualità dei calcestruzzi o delle armature in acciaio di travi e pilastri di quelle case appena terminate, o rimpallarsi responsabilità fra istituzioni che hanno sicuramente sottovalutato le continue scosse che avvisavano gli aquilani, li avvisavano qunatomeno alla prevenzione già da oltre tre mesi. Non serve a molto cercare colpevoli, ora che l'immane tragedia abruzzese è sotto gli occhi di tutto il Mondo, ma certamente serve assolutamente non commettere gli stessi errori in futuro. Noi tutti, oggi e domani, dobbiamo aiutare è pregare per quanto possiamo. Ancora Buona Pasqua!


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Su Jonia News di Aprile: Pag. 30 Roccalumera: intervista Miasi di G. Bonarrigo

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mercoledì 8 aprile 2009

La Pasqua in Abruzzo, la solidarietà è preghiera




Cari lettori, quando, lo scorso sei aprile ho deciso di dedicare questa settimana del blog esclusivamente alla Santa Pasqua, nulla sapevo ancora di quanto era già accaduto nella notte. Mi riferisco ai terribili fatti del terremoto in Abruzzo. Se, sull'altro mio blog (IO GEOMETRA), ho poi sintetizzato e commentato i fatti della città di L'Aquila, e di Paganica, (ricadenti nell'epicentro del sisma), e gli altri paesi e piccolissimi centri abitati, quì voglio rimanere -proprio perchè profondamente commosso dai lutti e dalle tragedie della gente abruzzese- ancora più fedele al mio proposito di vicinanza alla fede cristiana.

Si è vero, ben altra Pasqua si preparavano a trascorrere gli abruzzesi, seppur forzatamente convivevano da mesi con il tremore del suolo. Si preparavano a festeggiare la Settimana Santa. Qualcuno dirà: "e Dio dovè, quando accadono queste catastrofi?". In realtà, se noi fossimo degli esseri illimitati, potremmo giudicare, ma non lo siamo, non sappiamo cosa avrebbe potuto succedere al posto di ciò che è successo. Io stesso, guardando passivo quelle scene di pianto e di soccorso nei TG, scopro oggi cosa possa veramente essere la "Preghiera".

Gesù disse: "vi riconosceranno per quello che farete al più piccolo dei vostri fratelli", e così in questi giorni, mentre l'incessante lavoro di braccia fra le macerie e la polvere, di Vigili del Fuoco, di volontari di Croce Rossa, della Misericordia, della Protezione Civile, delle tante associazioni umanitarie, di militari e perfino di un gruppo di ragazzi facenti parte della squadra di foootboll della città di L'Aquila, che hanno prestato soccorso rischiando (e rischiano ancora) la vita minuto per minuto, mentre la terra continua a tremare ed a tremare molto forte, noi riscopriamo cosa sia la vera Preghiera. La risposta alle domande degli scettici e dei dubbiosi, viene dalle azioni di coraggio e di solidarietà che non ha prezzo, data minuto per minuto dalla gente di ogni dove.

E' vero, non era questa la Pasqua che speravano gli abruzzesi, ma nel dramma di paesi rasi al suolo, fra i tanti cadaveri di tanti ragazzi, andati a L'Aquila per studiare e che, per non gravare troppo sul bilancio dei propri genitori, avevano preferito riunirsi nella più economica Casa dello Studente, di tanto in tanto accadono dei miracoli nella tragedia. Come avrebbe potuto sopravvivere una ragazza, estratta dalle macerie dopo oltre quaranta ore sottoterra? E ancora altra gente, perfino molto anziana, tratta miracolosamente in salvo dal paziente lavoro dei soccorritori. Quella vecchina, dopo due giorni da sepolta viva, interrogata su cosa stesse facendo in tutto quel tempo, ha risposto: "lavoravo all'uncinetto".

Probabilmente non festeggerò la Santa Pasqua come gli altri anni, la Pasqua laica intendo. Anzi, mi rammarico già adesso di non sentirmi capace di offrire la mia mano per essere lì con loro. La vera preghiera infatti, è la condivisione. La vera preghiera è quella di chi, non solo ride con chi ride, ma piange con chi piange. Da tutta Italia, sono partiti aiuti umanitari, perfino dal resto del mondo sono giunte offerte di aiuto concreto subito. Solidarietà, una parola che sa di conforto. A tutt'oggi, si contano più di 250 morti, più di 1000 feriti, e si scava ancora fra i calcinacci... ascoltando una voce, un sussuro, che faccia ancora sperare che ancora un'altra vita si possa salvare.
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EASTER IN ABRUZZO, SOLIDARITY AND PRAYER

Dear Readers, on the sixth of April when I decided to dedicate my blog exclusively to Easter, I was not yet aware of what had already taken place during the night. I am referring to the terrible earthquake that took place in Abruzzo. On my other blog (io geometra) I synthesized and commented on what had happened in the City of L”Aquila and Paganica which were the epicenters of the earthquake and the other small villages. I now wish to continue commenting here, as I am deeply moved by the deaths and tragedies of these people. Because of this, I now feel even closer to the Christian Faith.

We are sure that the people of Abruzzo where preparing to spend a different kind of Easter, even if for months they had lived with underground tremors. They were preparing for Holy Week. Some may say: “And where is God when these catastrophes happen?”
If we were limited beings, we would give judgment to what happened. But we are not limited, therefore do not know what could have happened in place of this. I, myself while looking passively at those scenes of despair and aid on the TV News, found what strength prayer has.

Jesus said: “They will know you for that which you do to the least of our brothers” and so whilst the Fire Brigade, the volunteers of the Red Cross, the Misericordia, the Civil Service and the many other humanitarian associations are working incessantly amongst the rubble even the young boys from the local football team are helping and risking there lives at every moment while the earth continues to shake and tremble, we find the real prayer. The answer to the unbelievers and the doubtful comes from the actions, the moment by moment show of courage and solidarity by people that come from all over the place. This has no price.

It is true that this is not the kind of Easter that the people of Abruzzo where expecting to have, but amongst all the drama of villages being razed to the ground, amongst the many dead bodies of young students, who had gone to finish their studies in L”Aquila and to save on boarding fees had decided to live together in the “Casa Dello Studente”, some miracles happened: How could a young girl who was pulled out of the rubble after more than fourty eight hours, have survived? And the many others even an elderly woman who was miraculously saved by the patient digging of the relief workers:
This woman after two days of being buried alive, when asked what she was doing during that time replied: “Crocheting”.

I will probably not spend This Easter like other years, I mean the Easter of the lay-man. I am sorry that I cannot be there to give a hand to the people that need help. Real prayer is laughing together and crying together. From the whole of Italy humanitarian help has been forthcoming and even from the rest of the world there has been offers of help. Solidarity is a word that gives a sense of comfort. To date there are more than 250 dead and more than 1000 injured, they are still digging amongst the debris…listening to a voice, a whisper something that still gives hope that another life can still be saved.
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lunedì 6 aprile 2009

La settimana della Santa Pasqua

Cari lettori, eccoci entrati nella settimana della Santa Pasqua. Non essendo il sottoscritto arrivato in tempo a dedicare un post alla "Domenica delle Palme", ho pensato di dedicare interamente questa settimana alla Pasqua Cristiana, quale momento di Fede e di riflessione profonda offerta ad ogni essere umano. Colgo l'occasione, per ribadire che il mio sito è nato per divulgare un messaggio di giustizia e di fratellanza, ma nello stesso tempo, esso si propone di non rinnegare mai l'appartenenza Cattolica che muove ogni pensiero del sottoscritto.

Ho anche pensato di realizzare un blog specificatamente per il messaggio Cristiano "GESU', IO CONFIDO IN TE", (e non è detto che non lo faccia in futuro), ma, considerando l'uomo un essere libero e nello stesso tempo partecipe di mille e mille realtà, mi sono permesso, (non unico, per la verità), di offrire già su questo blog, spazi a tematiche sia religiose che laiche, sia scientifiche che culturali, sia storiche che politiche. Ho parlato di San Francesco d'Assisi, (in tanti lo avete letto), di San Pio da Pietrelcina, San Giovanni Battista, ho ospitato racconti di vita e vi ho parlato anche di mala-politica e di... mafia. La vita di un uomo è tutto questo e tanto ancora. Avere la Fede, è un dono che paragonerei ad un "grande faro" che illumina il cammino di una creatura di Dio.

Pasqua, dicevo, è un momento di riflessione per tutti. Lo può essere anche per i laici, e certamente lo può essere per le infinite religioni sparse nel pianeta, e nelle tante ramificazioni, che si sono create perfino all'interno del Cattolicesimo. Non voglio entrare nel merito delle scelte religiose di popoli e gruppi, certo è che, se a muovere l'Uomo è il bene, le sue opere gli sopravviveranno nell'eternità. Se a muovere l'uomo è invece il male... saranno le sue malefatte ed i suoi crimini a sopravvivergli nei millenni. Gesù, insegnò ad "amare il nostro prossimo come noi stessi", ad "amare chi ci odia ed a quasti fare il bene". Massaggi forti e difficili da concretizzare, soprattutto se siamo orgogliosi, invidiosi, prevaricatori sui deboli, se siamo furbi e bugiardi, insomma, se siamo lontani da Dio stesso.

Forse sarà inutile ripetere ancora, che Pasqua non è la festa dell'uovo di cioccolata con la sorpresa dentro, come molti pensano. Si certo, un bel regalo fatto il giorno di Pasqua, spalanca il sorriso ed il cuore di chi lo riceve, e riempie di gioia anche chi lo offre. Ma, guai a presentarsi ad una Festa solo "per fare come gli altri", noi siciliani diremmo "pi facci lavata", e guai ad invitare gente che non stimiamo, solo per far vedere agli altri che il nostro seguito è numeroso. Meglio una Pasqua intima ma sincera, modesta ma Vera, meglio un regalino vero che un regalone falso. Andremo in chiesa, ci confesseremo al parroco, prenderemo l'Eucaristia, baceremo i nostri amici e parenti, ma sarà Pasqua, solo quando avremo saputo offrire noi stessi ai più deboli ed indifesi.

Ho tanti argomenti in scaletta da proporVi, non vi preoccupate che più avanti li pubblicherò tutti. Di seguito leggete gli auguri inviatimi dalla scrittrice Lina Pino, ai quali ovviamente io mi associo, (naturalmente, quì, ciascuno di voi può inviare i propri a chi desidera).

AUGURI PER UNA SANTA E FELICE PASQUA DA TUTTI GLI AMICI DEL BLOG DI GIOVANNI DAGLI AMICI DEL SUD AFRICA E JOHANNESBURG IN PARTICOLARE. CHE GESU RISORTO VI DIA UNA NUOVA VITA E FELICITA’

WISHING ALL THE READERS OF GIOVANNI’S BLOG A HAPPY AND HOLY EASTER FROM THE SOUTH AFRICAN FRIENDS AND PARTICULARLY THE JOHANNESBURG ONES.
MAY THE LORD, WITH HIS RISING GIVE YOU ALL NEW LIFE AND HAPPYNESS
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giovedì 2 aprile 2009

VERSO IL NORD (1948)



Cari lettori, eccovi (sebbene con un giorno di ritardo sulla consueta scaletta), il terzo episodio, del duplice romanzo di Lina Pino. Buona lettura!
(Nella foto, la città di Pretoria in Sud'Africa).
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Vento, pioggia, nebbia, neve….Milano!! una Milano che tutti i giorni vedeva arrivare dal sud fiumi di emigranti. Gente con vestiti rattoppati, scarpe rotte e borse piene di panni lisi e qualche caciotta o piccolo salame. Una pagnottela di pane fatto in casa che moglie o madri avevano amorosamente dato ai loro cari prima di partire. Ogni treno che arrivava sotto la cupola enorme della stazione centrale, eruttava; giovani, anziani, madri con bambini e famiglie intere. Cosa pensava di trovare questa povera gente venuta dal sud che la guerra aveva duramente provato? Un po’ di lavoro per sfamare le famiglie, un avvenire migliore a costo di molti sacrifici.
Come al solito, mio padre, appena ricevette notizie da parenti che già si trovavano a Milano; che lì c’erano possibilità di lavoro, partì subito verso questa nuova meta. Era un bravissimo muratore, ma lì, trovò soltanto da riparare i forni di un acciaeria. Trovò alloggio presso una famiglia siciliana e dopo pochi mesi chiese a mia madre di ragiungerlo. Io avevo appena finito la prima elementare con ottimi voti. Ero una bambina allegra e spensierata. Trovavo la scuola un piacere (essendo anche molto curiosa) volevo sempre, saperne di più su tutto. Sapevo tutte le tabelline, scrivevo qualche temino e recitavo molte poesie. Forse un po’ chiaccherona, ma come molti bambini di quell’età, la mia vita si divideva fra scuola, giochi e visite ai parenti. Quando potevo passavo il mio tempo sulla spiaggia a guardare il mare, le onde e la Calabria che si trova proprio di fronte al mio paese oltre lo Stretto di Messina.
Fui sradicata da questa mia realta, e portata in una metropoli sconosciuta. Era l’inizio della vacanze scolastiche, faceva caldo e dietro il quartiere dove avevamo trovato alloggio, c’era un “grest” che io frequentavo, gestito da suore. Queste stavano aspettando che si finissero di costruire un nuovo l’edificio scolastico entro l’inizio di Settembre cosi che i bambini del grest avrebbero potuto frequentare quella nuova scuola L’idea mi allettava perchè avrei potuto approfondire le amicizie che avevo iniziato al grest, con quei bambini, quasi tutti figli di immigrati del Sud. La mamma trovò un lavoro in una notissima sartoria e data la sua qualifica di sarta, le avevano assegnato il compito di parlare con le clienti, misurare e tagliare i vestiti. Papà lavorava nell’acciaeria e io andavo al grest al mattino. Nel pomeriggio avevo il compito di fare la spesa e tenere la nostra cameretta in ordine.
Quei tre mesi passarono felicemente. Avevo fatto amicizia con tutti i ragazzini del quartiere e giocavo con loro tutti i giorni. Ma con la fine di Agosto, tutto cambiò.
Papa’, nel suo tempo libero aveva costruito degli uffici per una ditta di articoli funerari e il proprietario gli aveva offerto due stanze che momentaniamente a loro non servivovano in cui potevamo trasferrci. Questa nuova dimora si trovavana vicino al posto di lavoro di mio padre e proprio di fronte al cimitero monumentale di Milano.
La mia prima impressione nel vedere tutte quelle lapidi sparse dappertutto e pezzi di marmo che dovevano ancora essere tagliati, fu di paura. Ma anche quì feci amicizia con il nipotino della vicina e giocando con lui mi dimenticavo di tutta quella tristezza che il luogo incuteva.
Settembre arrivò in un attimo con le sue giornate piovose e tetre e con esse anche il Nuovo anno scolastico. Non avevo problemi con la scuola e pensai che questa sarebbe stata per me una passeggiata. Macche! La seconda classe era molto più difficile di quanto non potessi immaginare e mi trovai subito disorientata. Non capivo molto di quello che spiegavano e non mi venne mai spiegato ciò che non riuscivo a capire. Si frequentava a tempo pieno ed io che già mangiavo poco, con il solito pranzo a base di zuppa di fagioli con olio di fegato di merluzzo, mangiavo ancora meno. Oggi so che quella dieta era per dare ai bambini vitamine e proteine che aiutano nello studio, ma allora io sentivo soltanto quell’olio e rifiutavo il cibo. Questo era causa di punizioni che mi proibivano di fare la ricreazione fino a quando non avessi finito il pranzo. Mi lasciavano nel refettorio, sola, fino alla fine della ricreazione. Le ingiustizie, (secondo me) continuavano perchè quando suonava la campana per l’intervallo del pranzo, io, sentendomi carcerata, davo un sospiro di sollievo e qualche commento liberatorio. Ecco la suora, sempre pronta, trovava la scusa per punirmi ancora e mi metteva dietro la lavagna scordandosi di me. Rimanevo li fino al rientro della classe. Questa aula piccola, buia e triste, dove non si poteva fiatare, dove non potevo chiedere spiegazioni per le cose che non capivo e stato il posto in cui mi sono sentita abbandonata e sola.
Provai a spiegare a mia madre ciò che mi succedeva, e lei ando a parlare con l’insegnanete. Questa gli disse che io ero indiettro rispetto alle altre bambine e che disturbavo molto. Quella volta, mia madre chiese ad una compagna di classe dove si trovasse l’insegnate. Mia madre parlava con un forte accento siciliano e da quel giorno cominciarono chiamarmi “Terrona” e nessuno volle piu’ giocare con me.
Quasi tutte le sere mio padre veniva tardi a prendermi, dato che, finito il lavoro, doveva aspettare il tram. Una di quelle sere, non avendo pranzato, seduta in portineria con la suora “calzolaia”, vidi delle piccole caramelle di liquirizia in uno degli scomparti del tavolinetto dove si tenevano i chiodini per riparare le scarpe. La suora si assentò per poco ed io presi una liquirizia e la misi in bocca. Arrivo’ mio padre con un grande ombrello, mi prese in braccio e ci avviammo verso casa. Mentre ero nelle sue braccia gli dissi che avevo rubato una caramella. Lui con molto garbo e calma di rispose: “La vita è dura ma non si prende niente di ciò che non ci appartiene. Quando vuoi qualche cosa lo devi chiedere e se non te la danno, forse significa che non possono darti nulla.” Queste parole di mio padre, mi sono servite da lezione per tutta la vita. Sono orgogliosa di averne fatto tesoro.
Non mangiavo piu’! Appena tornata dalla scuola, per non farmi vedere dai miei, mi chiudevo nella camera da letto e piangevo. Mi mancava la Sicilia, il mio paese, la mia gente, mio fratello e tutta la famiglia. Finalmente si resero conto della mia grande
infelicità e dato che nel frattempo era stata accettata la domanda di mio padre per partire per il Sud Africa, mia madre decise di tornare in Sicilia per richiedere la documentazione che serviva per il grande passo. Con grandissimo sollievo tornavo al mio paese.
Quando mia madre tornò a Milano, porto, con se mio fratello che ancora era piccolo e non andava a scuola ed io restai con nonni, zie, zii, cugini e il calore delle persone care. Il mio paese era, ed è ancora, un posto di gente semplice che ti ama come sei e ti fa sentire importante anche se sei una bambina.
Rimasi lì fino al giorno della partenza per il Sud Africa, frequentai la scuola sempre con ottimo voti, ma soprattutto “FELICE”.
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NORTH BOUND 1949

Wind, rain, fog, snow….Milan!! Post war Milan that was daily becoming inundated by hundreds of emigrants arriving from the south. People wearing broken and patched shoes and, threadbare clothing. In their bags a piece of cheese a little salami and a loaf of homemade bread which wives or mothers had lovingly baked before their departure.
Every train that arrived under the high canopy of the Central Station pored out: young, old, mothers with babies and whole families. What did these people think they would find here? A job that would give them enough money to feed their families? Hopefully a better future at the cost of innumerable sacrifices.

As soon as my father heard from some relatives that there might be work for him in Milan, being the usual adventurer, set off immediately for this new destination. He was a qualified mason, but there only found work repairing ovens in a steel-plant. It was work and enough money to feed the family. He rented a room from a Sicilian family that had been there for a while and after a few months asked my mother to join him.
I had just finished the first grade at school with excellent grades. I loved school and already knew all my tables could write simple essays and recite innumerable poems. I was a happy and carefree child and having always been very curious, wanted to know everything about anything that crossed my path. Maybe a bit chatty, but like most children of that age, my life evolved around school, play and visiting the extended family. Whenever I could, I would walk down to the beach to look at the sea, the waves and Reggio Calabbria that is on the opposite shore across the Strait of Messina.

Without much ado, I was eradicated form this reality and taken to an unknown metropolis.
It was the beginning of the school holidays, Milan was hot and humid. Near the apartments where we lived was a holiday center run by nuns, for children whose parents worked. These nuns where waiting for a new school building to be completed before the new school year so that all the children living in that area cold have a school and not have travel by tram to the nearest one which was quite a distance away. I couldn’t wait for this and was very excited thinking that I would be able to continue frequenting my new friends, mostly children of families from the south.
My mother had found a good position as a dress stylist in a top atelier as she was fully qualified and held a diploma. She saw many rich lady clients and helped them choose their clothes. She also cut and tried on the clothes that were then given to seamstresses to finish. My father continued to work at the steel-plant. In the afternoon, before my parents came home I had to do the shopping for the day and keep our little room tidy.
Those were for me the happiest three months of my stay in that city. I had made friends with all the children of the neighborhood and played with them every day. But as August came to and end, things changed!
During his spare time, my father had been helping a friend to build some offices in a factory near his place of work. This factory made tombstones and as they did not need all the offices then, the owner offered my father two of these for us to live in temporarily or until we could find alternative accommodation. This new abode was directly in front of the main cemetery. My first impression on seeing the high walls of the cemetery and all those tombstones lying around was of terror! Even here, I soon made friends with the nephew of a neighbor and happily played with him amongst the headstones, forgetting that nightmarish atmosphere of the place.
September with its grey and rainy days was soon with us and with it the beginning of the new school year. I wasn’t particularly perturbed about this and was even looking forward to the new school and making new friends. But this wasn’t to be! The second grade was much more difficult than what I had expected and I found myself disorientated. I did not understand what was going on or was ever given an explanation. I was expected to keep up with the rest of the class and do work which I had never done before. I was here from morning to evening and given a lunch of bean soup with cod-liver oil. I now know that this was a diet given to post-war children for stamina and brain function because it contained proteins and minerals. I naturally refused this food and this would be the cause of punishment. I would be left in the dinging room with my bowl of food in front of me until the lunch break was over. The injustices continued on a near daily basis. Often when the bell rang for recreation I would let out a sigh of relief or make some comment. This was not allowed and therefore I was placed behind the blackboard and conveniently left there for the whole recreation time, without food. This classroom was small, dingy and dark and was one of the few places where I felt lost and alone.
I tried to explain to my mother what was going on at the school and she came to speak to the teacher who told her that I was very behind compared to the other children and that I was rowdy in class. Before going to speak to the teacher, my mother asked one of the students playing in the courtyard, where she might find my teacher. My mother spoke Italian with a very strong Sicilian accent and this was the cause of my next downfall.
From that day on I was called “terrona” which was a contemptuous way of calling people from the south.
Every evening my father came to pick me up from school. He was usually late as he had to wait for a tram to get there. I was the only child in the entrance hall with a wizened little nun who sat there all day repairing shoes. In front of her little chair was a shoemaker’s table with little compartments for nails. In one of these compartments were some liquorish sweets. I was very hungry not having eaten anything that day and as she went out of the room for a few moments, I took a sweet and put it in my mouth. My father arrived with a large umbrella took me in his arms and while we were waking under the rain on the way home I told him what I had done. He listened carefully to my story of taking the sweet without permission and then calmly said: “Life is not easy, but you never take what does not belong to you. When you want something you ask and if it is not give to you remember that some people have less than you.” I treasured these words and have stood by them during my lifetime. It was one of the few times that I actually felt close to my father.
I was no longer eating. As soon as I got back from school, as I did not want my parents to see me, I would go into the bedroom to cry. I missed Sicily; I missed my village, my people, my brother and the whole family. My parents finally realized how unhappy I was.
It was at this time that the application that my father had submitted to immigrate to South Africa was accepted. My mother had to go back to Sicily to prepare the documentation for the next adventure. To my relief, I could now go back with her, go back to my reality.
When my mother went back to Milan she took my little brother with her as he was not yet in school and I remained with my grandparents, aunts, uncles cousins and the warmth of my dear ones. My village was, and still is, a place made up of genuine people that love and make you feel important even if you are a child.
There I stayed till the day we departed for South Africa; went to school and received excellent grades but most of all I was “HAPPY”.

To be continued...
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Siete dei siciliani emigrati al nord Italia o all'estero? Inviatemi un vostro racconto e lo pubblicherò, già mercoledì prossimo.
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