Il GRIDO (Il Blog su Roccalumera e... non solo)

lunedì 21 febbraio 2011

FIUMEDINISI. MARIO DI NUZZO, UN CENTENARIO CHE E' STORIA "VIVA" DI UN PAESE









FIUMEDINISI - 20 Febbraio 2011 - Ieri pomeriggio, un intero paese festante si è stretto in un'abbraccio genuino intorno ad un concittadino, uomo del popolo, Mario Di Nuzzo. Un centenario. Ma chi è Mario Di Nuzzo? E' un politico? Da quanto affermato nella serata di ieri dallo stesso sindaco di Fiumedinisi, non ha mai avuto il benchè minimo collegamento con la politica se non il semplice rapporto con il voto. E' stato una Star del cimema o della televisione? Nemmeno. Ieri sera il paese di Fiumedinisi ha quindi festeggiato un uomo qualunque. Un uomo che ha però combattuto nella seconda guerra mondiale ed in quella ha subìto la prigionia. Un uomo che, chi scrive non conosceva nemmeno ma che, da quanto ha ascoltato durante la cerimonia stessa, per portare il pane alla propria numerosa famiglia è andato a lavorare (non unico al suo tempo), persino in Argentina.

CENTO ANNI, un traguardo importante per un uomo. Si dice che la vita media si stia allungando e di parecchio e che quindi di casi simili (non molto tempo fa, è stata festeggiata una centenaria a Casalvecchio) se ne verificheranno sempre più spesso. Ma ciò che conta è averla vissuta intensamente questa vita, onestamente, legati a sani principi, nel poco come nel più, condividendo non solo il pane ma anche l'esperienza, la felicità e persino le amarezze in famiglia con la famiglia.
In una società che vuole scimmiottare il modernismo a tutti i costi, legandosi a stereotipi che inneggiano al facile successo, al "bunga bunga", ai video hard, allo scoop sconvolgente, un salto indietro ad altra storia, porterebbe a molti di noi innegabili benefici. Oggi, è vero, i cosiddetti "moralisti" non vanno di moda, ma è altrettanto vero che più passa il tempo e più sembra che la fiducia nel futuro venga meno nella società. Così, vengono disattese sia le regole sia i valori ed a soffrirne è l'unione fra la gente. E' il caos. Eppure, a testimoniare che non tutto è perso, che i cicli della storia sono fatti di corsi e ricorsi e che non vi può essere un buon futuro senza l'insegnamento di un buon passato, ecco riapparire nella festa dell'uomo qualunque, importante e grande quanto qualsiasi Big anche apparentemente senza ricchezze terrene, una luce di Speranza.

CENTO VITE HA VISSUTO

Un'ora ho vissuto con lui dei suoi cento anni,
candidi i suoi capelli, umile sereno il suo sguardo,
raccontava muto le sofferenze di una guerra, la solitudine di una prigione.

Ancor giovane, la sua famiglia lo attese in paese natìo,
mentre lui cercava pane in Terra d'Argentina.
Oggi, di primo cittadino ha vestito la fascia,
ha seguito fiero il suo stendardo e il suo tricolore,
oggi, lo hanno riverito come padre di tutti,
come trionfatore di un sofferto traguardo, di una maratona, la vita.

Lo circondano d'affetto e di lacrime i suoi figli,
lo abbraccia l'intero paesello,
cento e cento auguri in un canto di bimbi in chiesa,
scuote l'anima la banda che lo accompagna.
Evviva, è ancora tra noi don Mario.

Poi, un gesto di stizza interrompe un suo racconto,
ha dimenticato un nome in mezzo al suo secolo di storia.
"Può succedere" - lo rassicura Cateno - "può succedere!"
L'importante è che Voi siate quì in mezzo alla Vostra gente.
Gente che vi ama, come storia vivente,
come padre e fratello. Sempre.






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sabato 12 febbraio 2011

Fra Realtà e Poesia. Riflessione dell'uomo che si racconta ogni giorno



Cos'è un poeta, uno scrittore, un romanziere, un'artista? E' qualcosa di più di un qualsiasi altro uomo? Credo di no. Anzi, chiunque è "Poeta" ma in un modo diverso l'uno dagli altri. Ogni persona "recita" infatti quotidiamamente la propria "posia" vivendo. Lo fa accompagnando i propri figli a scuola, servendo i clienti di un bar, portando a casa la spesa, ma anche sperando nel domani.
C'è chi è "poeta di strada", chi racconta se stesso facendo il proprio lavoro a volte bene a volte male. C'è chi è "Poeta" nel silenzio dei propri pensieri, dei propri ricordi, o forse è poeta perchè vive per un ideale ed ha un obbiettivo grande o piccolo che sia.
Quindi, saremmo tutti come il Premio Nobel Salvatore Quasimodo? - faccio questo nome solo quale esempio più prossimo a chi è roccalumerese o comunque siciliano - ebbene, in un certo senso credo proprio di si. Diversa è certamente la capacità dell'individuo a descrivere le proprie emozioni, i propri sentimenti più reconditi, di riversare su carta ciò che magari altri sanno di sapere, hanno ma non sanno di avere, provano nel cuore ma non sanno esprimere a parole.
Alcuni studiosi avrebbero detto che, scrivere sarebbe un efficace antidepressivo. Ovvio che si può anche fare sport, volontariato, pregare aggiungerei. L'importante, amio modesto avviso, è essere in pace con noi stessi per esserlo con gli altri, per quanto le vicissitudini della vita possano stravolgere il volto delle cose, cose e persone che fino a ieri vedevi in un modo e oggi non puoi o non vuoi più vicine.
In estrema sintesi, quando ogni mattino indossiamo il vestito dei viventi, noi vestiamo noi stessi di un insieme di responsabilita: siamo figli, siamo nipoti, siamo genitori, siamo tasselli di quella società che forse amiamo e forse no. Mentre con essa ci realazioniamo, non conta quanto belle siano le nostre espressioni verbali, fossero anche i modi, i nostri modi a stridere con taluni ambienti. Conta l'amore indiscriminato, incondizionato verso gli altri, conta la verità ed il perdono, conta la carità. Valori a volte facili da augurasi ma spesso enormemente difficili da mettere in pratica.


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