Il GRIDO (Il Blog su Roccalumera e... non solo)

lunedì 30 marzo 2009

Federalismo fiscale o Feudalesimo politico?



Federalismo, la prima approvazione al Senato
(23 Gennaio 2009) (GUARDA su governo.it)
Federalismo, via libera dalla Camera (24 Marzo 2009)
(GUARDA su ilmessaggero.it)

Premesso il rispetto sui generali principi enunciati nel Ddl, devo tuttavia, e di contro, evidenziare che ai miei occhi di modesto cittadino la realtà mi appare palesemente diversa.
Ma chi sarà a gestire adesso questo "federalismo fiscale”, gli stessi di sempre (senza con questo volere generalizzare) e quindi gli attuali pubblici amministratori, i politici e gli istituzionali o baroni, per eredità familiare, o di appartenenza a cosche, clan, ndrine, logge, congregazioni, ordini, e così via?

Ma se già con il federalismo fiscale parziale del 2001 è successo visibilmente nella pratica che ognuno in queste regioni, province, comuni ed altri enti, ha fatto quasi quello che ha voluto, cosa accadrà adesso. Chi controllerà l’eventuale mafiosità torrenziale che ci potrebbe sommergere. Certo non lo faranno le varie polizie locali che sorgeranno alle dipendenze di questi stessi che ci pascoleranno, oppure le ronde figlie di questi stessi politici ed istituzionali.
Immagino pure, mafiosi, ndranghetisti, camorrisiti, faccendieri, affaristi, professionisti, consulenti, esperti, ecc., che già si stanno sfregando le mani pensando ai lauti guadagni per “servizi ed opere” federaliste che avranno insieme ai politici ed istituzionali di turno.
Poi, il “disastro” finale, se "castrano" pure le intercettazioni telefoniche della Magistratura, sarà ulteriormente come spalancare
"i portoni della mafiosità".

Ormai è chiaro come funziona l’Italiota.
La massa inebetita di noi italioti vede solo i bellimbusti e le veline in TV, mentre il "sistema" fa ciò che vuole. Se si governa, se si è nelle istituzioni e se si sta negli affari, ci si arricchisce sempre di più e si sta al riparo da sconvolgimenti sociali. Questo "sistema" palesemente auto referenziato ed autoalimentato (con i soldi forzosamente "coercizzati" ai contribuenti) fatto soprattutto di politica ed istituzioni, si è così visibilmente ben "organizzato" che, forse, teme solo una eventuale grave crisi economica, mentre il “resto” sembra arrogantemente non esistere, perché chiaramente il “resto” o è dentro, oppure il “resto” ormai, persino pure per legge elettorale, non ha notoriamente più “voce”. Infatti, perché il “federalismo fiscale” non apparisse come un mistificato feudalesimo mafioso”, avrebbero prima dovuto cambiare la legge elettorale che consentisse ai cittadini di “scommettersi” liberamente nella vita pubblica, mentre oggi, appunto persino per legge, i candidati ci vengono notoriamente calati “dall’alto” dai “padrini” dei partiti.
Testo propostomi da "ADDUSO"

Le avvisaglie sono già sotto gli occhi di chi può ancora VEDERE:
Il Via libera della Sicilia al doppio incarico
(GUARDA su corriere.it)
I furbetti dell'Ars: ecco la leggina "ad hoc" che salva i doppi incarichi
(GIARDA su tempostretto.it)
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venerdì 27 marzo 2009

Ho intervistato il Sindaco di Roccalumera, Gianni Miasi



Cari amici del blog, quella che state per leggere è la mia terza intervista ad un sindaco della Riviera Jonica. Anche in questo caso si tratta di un'anteprima, in quanto la potrete ritrovare in esclusiva sul mensile JoniaNews di Aprile. L'ntervista, mi è stata proposta per una sorta par condicio, in quanto, nel numero di Marzo (della stessa testata), ne era stata rilasciata una dal consigliere Pippo Campagna. Buona Lettura!
.
Giungo in anticipo sull’appuntamento in Comune, il sindaco arriva poco dopo scusandosi per il ritardo e mi invita a sedermi alla sua scrivania. Inizio subito con le domande.

1) Signor Sindaco, in un’intervista rilasciataci sul Jonia News il mese scorso, è stato dichiarato che la Corte dei Conti avrebbe accertato gravi criticità nel bilancio del comune di Roccalumera. Tutto ciò, risponde a verità?

Risponde sicuro: Nulla di tutto ciò! La Corte dei Conti, “ha consigliato di fare parsimonioso ricorso ai debiti fuori bilancio” e di “non eccedere, per quanto riguarda le anticipazioni di cassa”. Accogliendo di buon grado il consiglio della Corte dei Conti, cercheremo di ridurre al massimo i debiti fuori bilancio. Per le anticipazioni, penso che sia più importante garantire i pagamenti a chi ha lavorato. E’ avvenuto infatti, che l’Assessorato Regionale ci ha finanziato delle opere che noi abbiamo appaltato, corrispondendoci il denaro dopo un anno. Nel frattempo, i lavori erano stati eseguiti, quindi, mi è sembrato giusto e onesto pagare chi aveva lavorato, senza fargli aspettare i comodi della Regione.

2) E, a proposito della “San Giorgio S.p.A.”, cosa ha da chiarire in merito a quanto dichiarato dall’opposizione?

Per quanto riguarda la San Giorgio, il Piano di Rientro è già operante, e già ci sono stati accreditati oltre centomila euro, e a breve rientreremo di tutte le somme, ivi compresi gli interessi.

3) Si è parlato anche di Consorzi, tutto a posto anche in questo caso?

Per quanto riguarda i consorzi, abbiamo adempiuto alle prescrizioni di una legge, che impone al Comune di fare parte di un solo consorzio. Non comprendo dove sia lo scandalo, e non comprendo nemmeno cosa proponesse sul punto la minoranza.

4) Vogliamo parlare del Centro Sportivo Polivalente e della sua agibilità o meno?

Il Centro Sportivo Polivalente è stato alluvionato con gravissimi danni, a seguito dell’alluvione dell’Ottobre 2007. E’ chiaro che, per metterlo in perfetta norma per potervi disputare le gare ufficiali, occorrono una serie di lavori. Ma si possono benissimo effettuare allenamenti e garantire la sicurezza a chi vi gioca dentro.

5) Quindi, tanto rumore per niente?

Risponde deciso: La minoranza, intende fare terra bruciata e seminare il malcontento ed impedire ai ragazzi di trascorrere qualche ora spensieratamente, lontano dai pericoli della droga e dell’ozio. Ma, alla minoranza, interessa solamente il “tanto peggio, tanto meglio”.

6) Sindaco, ha qualche documento che possa comprovare quanto afferma in proposito?

Velocemente, estrae dalle sue carte dei fogli che mi spiega essere la “Relazione dell’impianto polisportivo”. Su tale relazione, sono attenzionati tre punti, che lui stesso mi legge e che lui stesso (fra le tre pagine di cui è composta), esamina uno per uno. Ma io, mi permetto di chiedere le fotocopie di tale documento, ove poterle visionare ed esaminare con calma e offrirne più complete conclusioni ai nostri lettori. Con la “Relazione” (con nota del 27/02/09 e prot. 3098), il Sindaco pone al Geom. Responsabile Nunzio Di Bella tre quesiti dai quali ho estrapolato i tratti salienti:
Al primo punto: “Se la struttura presenta le idonee condizioni di sicurezza, in quanto all’impianto elettrico, e in caso negativo, quali rimedi occorre eseguire;”
Risposta del Tecnico dopo il sopralluogo: “La struttura presenta idonee condizioni di sicurezza per quanto attiene l’impianto elettrico…”.
Al secondo punto: “Se la struttura possa essere utilizzata in via occasionale o continuativa per allenamenti di sportivi, singoli o in associazione;”
Risposta del Tecnico dopo il sopralluogo: “La struttura, limitatamente ai campi da tennis e basket, può essere utilizzata sia occasionalmente o continuativamente per allenamenti di sportivi singoli o in associazioni, mentre il campo di calcetto non è utilizzabile per l’assenza totale del manto in erba sintetica…
Al terzo punto: “Cosa occorre per mettere la struttura in condizioni di ospitare eventi sportivi”.
Risposta del Tecnico dopo il sopralluogo: L’impianto non è agibile per ospitare gare ufficiali di campionati… per i punti a)… b)… c)... A tale scopo, l’ufficio Tecnico sta predisponendo un progetto mirato a risolvere definitivamente tutte le problematiche, per essere sottoposto al parere del CONI e degli enti e successivamente poter partecipare ai bandi di finanziamento.

7) Cosa ha da aggiungere, Sindaco?

Io non ho nulla da insegnare alla minoranza, ma mi sembra che, solamente le denunzie senza nessuna risposta concreta, sono sterili e servono solo ad avvelenare il clima, che invece dovrebbe essere, pur nel rispetto dei ruoli, di collaborazione con lo scopo di migliorare le condizioni del paese.

Così, termina la mia intervista al Sindaco Miasi. Con una stretta di mano. Spero di aver fornito ai lettori di Jonia News (come ai lettori de "IL GRIDO"), una lettura interessante e completa, corredata altresì da informazioni chiare.

Giovanni BonarRIGO
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Il nuovo Centro Sociale a Roccalumera (Guarda il mio VIDEO)
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mercoledì 25 marzo 2009

LA CITTA’ DELL’ORO



Cari amici del blog, ecco il secondo episodio di quello che potremmo definire il "romanzo a puntate settimanali" (in italiano ed in inglese), di Lina Pino. Buona lettura!
.
LA CITTA’ DELL’ORO

Nel 1911, alla fine della guerra Anglo-Boera, il Sud Africa entrò a far parte del Commonwealth ed era governato da gente discendente da Olandesi, Teseschi e Franco-Ugonotti, popolo forte e resistente che aveva sofferto per conquistare la terra che coltivava e dove faceva pascolare il bestiame. La maggior parte dell’interno del paese consisteva, e consiste ancora, in grandi fattorie adibite a pascolo, chiamate “farms”.
Durante la seconda guerra mondiale, molti italiani vennero fatti prigionieri in centro e nord Africa, e portati dagli inglesi in Sud Africa. Qui, una parte venne assegnata a questi proprietari di farms, da cui ricevevano vitto e alloggio in cambio di lavori artigianali.
I nostri connazionali, come ben sappiamo, sono sempre stati ottimi artigiani, e così, presto vennero presi in considerazione, rispettati e benvoluti.
Finita la guerra, molti rimasero e sposarono donne Sud Africane; altri, in particolare, quelli che avevano già famiglia in Italia rientrarono in patria.
Uno di questi ex-prigionieri era un caro amico di mio padre e gli raccontò del benessere che c’era in questo paese a della “generosità” di quel popolo. Gli parlò altresì dei giacimenti auriferi che erano stati scoperi e delle città che stavano per sorgere intorno a quelle miniere.
Mio padre, sempre in cerca di avventure, era già stato a lavorare in Eritrea, Etiopia e Somalia e quindi non ci pensò due volte a partire di nuovo verso l'Africa. Così i nostri eroi arrivarono in un paese totalmente sconosciuto per loro, non parlavano una parola di inglese o afrikaans (altra lingua ufficiale del paese), ma vennero bene accolti dal proprietario della farm che li avrebbe ospitati. Quì capirono che bisognava costruire una casa per il figlio del proprietario ed altri edifici di cui necessitava in quel momento la proprietà.
Dopo alcuni mesi, ricevemmo le prime lettere che raccontavano del loro arrivo in Sud Africa e dell’accoglienza che gli era stata riservata, dell’abbondante cibo e della buonissima carne che avevano a disposizione.
I mesi passavano, ogni tanto arrivava qualche lettera ma dei soldi che servivano per sfamare le famiglie rimaste in Sicilia nemmeno l’ombra. Mia madre e mia zia si davano da fare cucendo qualche vestito per vicini e comari, ma dato che i soldi mancavano a tutti, non avevano il coraggio di chiedere compensi in denaro; di solito ricevevano qualche cesto di fichi, qualche formagella, un po’ di verdura e quant’altro la gente poteva permertersi. Ma solo col denaro si possono comprare certe cose, così disperate, scrissero ai loro mariti per chiedere spiegazioni. La risposta non arrivò mai, forse la lettera si perse per strada, (allora non esistevano telefonini e computers). In seguito capimmo a cosa era dovuto il mancato invio di denaro.
Quando quell’amico di mio padre aveva parlato della generosità dei sud africani bianchi, forse si riferiva all’accoglienza benevola e all’abbondanza di cibo, ma quando si trattava di denaro le cose erano ben diverse”. Durante la loro permanenza in quella fattoria, mio padre e mio zio avevano conosciuto un francese che parlava qualche parola d’italiano e questi gli fece capire che lì non avrebbero guadagnato nulla in quanto per quel farmista, che aveva avuto i prigionieri a lavorare, era sufficiente pagare il loro lavoro coi soli vitto e alloggio. Il futuro non era lì ma altrove e li aveva consigliati ad andare via. Via si, ma dove? Essi non sapevano con esattezza dove di trovavano, non parlavano la lingua del posto, non sapevano neanche dove fosse e quale fosse la città più vicina.
Dal fischio di un treno che ogni tanto sentivano in lontananza, avevano capito che nelle vicinanze dovesse passare una ferrovia. Fu così che i due baldi eroi, preso il corragio a due mani, dicisero di lasciare quel luogo. E fu quasi una fuga! Durante la notte, dopo avere impachettato le loro poche cose, sgattaiolarono fuori della baracca che era stata loro assegnata come alloggio, e partirono alla ricerca di un altro futuro che cominciava dalla ferrovia che supponevano si trovasse la vicino. Come è noto, la fortuna aiuta gli audaci, e trovarono presto la ferrovia che cercavano. La seguirono per ore con le loro valigie sulle spalle, fino a quando arrivarono alla “stazione”. Si trattava di poco più di una capanna dove il treno si fermava per prelevare il latte delle fattorie della zona e per caricare o scaricare bestiame. Passarono lì il resto della notte senza dormire. Fortunatamente, mio zio, aveva portato con se l’indirizzo di un suo compaesano (mio zio era di Roccalumera e portava lo stesso cognome di quella persona) che era stato anch’egli prigioniero in Sud Africa e alla fine della guerra vi era rimasto, dopo aver sposato una bellissima donna del posto. Con quel pezzo di carta dov’era scritto l’indirizzo dell’uomo che cercavano, non fu difficile farsi spiegare se da quella stazione sarebbe passato un treno che li avrebbe portati verso quella destinazione. La fortuna li aiutò ancora una volta, dato che quel treno sarebbe passato da li al mattino sucessivo. Il mattino seguente, in fatti, arrivo un treno carico di bestiame, essi vi buttarono su le valigie e vi saltarono sopra. Il viaggio fu lungo e dovettero cambiare più volte treno, ma sempre grazie a quel foglietto che essi, nel timore di sbagliare mostravano a tutti per avere o indicazioni o conferme, finalmente giunsero a destinazione: erano arrivati a WELKOM (in Afrikaans significa benvenuti) che stava per sorgere e che allora era la nuova citta dell’oro.

Continua...
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THE GOLDEN CITY

At the end of the Anglo Boer war in 1911, South Africa became part of the Commonwealth, governed by people descendent of Holland, German and French-Huguenots stock, a strong and resilient population that had suffered greatly to obtain the land that they now nurtured, cultivated and where sheep, cows and other farm animals were pastured and bred.The greater part of the country consisted of these large farms.
During the Second World War, many Italians were taken prisoners in Central and Northern Africa. Many of them were brought to South Africa. Some were given out to farmers who needed workers as their boys were at war in Europe, fighting with the English. These prisoners-of-war, were given food and lodging in exchange for their work. Our nationals were and still are excellent artisans, so soon they become respected and well liked by their hosts.
At the end of the war, many remained in the country and married South African women, whilst others returned home to their families and children.
One of these ex-prisoners was a friend of my father’s who told him many stories of his time in South Africa; the wealth and “generosity” of the people. He also told him about the new Gold Fields that had been discovered and the new cities that were being springing up because of the new gold reefs.
My father, who was always looking for an adventure and had worked in Eritrea, Ethiopia and Somalia before the war, didn’t think twice to leave and make tracks again towards the African shores. Whereas before it had been the north of Africa, they were now journeying to the tip of this continent.
Our heroes arrived in a country totally unknown to them without knowing a word of English or Afrikaans (the other official language of the country), but they were welcomed by the owner of the farm where they would be working. They understood that a house was to be built and other farm buildings that were needed on the property.
After a few months, we received the first letters telling us of their arrival in South Africa, where they were treated with kindness and given good and abundant food and excellent fresh meat, milk and eggs.
Months went by with only an occasional letter without mention of money that was needed to feed the families that had remained behind in Sicily. My mother and aunt did their best, by sewing for neighbours and friends, but did not have the courage to ask for money for their work as most of the people, at that time, were in the same dire straights. They would receive fruit and vegetables in season. Sometimes some goat’s milk cheese or whatever these poor beings could afford. But there are some things that only money can buy, so in desperation they wrote to their respective husband demanding an explanation as to why they were not sending money for their families. We never did receive an explanation, maybe the letter got lost as in those times there where no mobile phones or computers. It was only later that we understood the reason for this.
(When my father’s friend spoke of the generosity of the white South Africans, he was referring to the kindness and abundant food, but when it came to money, that was a different story). During their stay at the farm, my father and uncle had met a French man who spoke a little Italian and who led them to understand that they would not earn any money there and that their future lay elsewhere. The farmer was used to having prisoners of war working for him and thought it was sufficient to give food and lodgings in exchange for work. He obviously hadn’t understood that the war was over and these men were working for a wage to send home to their families. They now decided to leave, to go, but where? They weren’t sure where they were, they didn’t speak the language and hadn’t a clue how to get to the nearest city. They sometimes heard the whistle of a train nearby and therefore deduced that there must be a railway-line not too far away. With this in mind our two heroes, taking courage in both hands and decided to get to their next destination. This was a sort of escape! During the night, they packed their few belongings and silently walked out of the shack that had been their accommodation and went towards other horizons. They hoped to find the railway line that they presumed was nearby. As luck would have it, they soon came across the railway line and with their baggage on their backs, followed it until they came upon what looked like a hut, but was in fact a “station” of sorts.
The train only stopped there to pick up milk from the nearby farms and to load and off-load cattle and sheep. They spent the rest of the night there without shutting an eye.
Fortunately, my uncle had the address of a man from his village of Roccalumera. He had also been a prisoner of war, but after the war had married a beautiful South African girl and had settled in this country. With this piece of information, written on a scrap of paper they asked for directions. They were told to catch the next cattle train which would take them to Pretoria and from there keep on asking until they got to their destination. The train arrived punctually and they quickly threw their luggage onto it and were off. The trip was long and seemingly unending. They often showed their scrap of paper to make sure that they weren’t going in the wrong direction, but at last weary and famished they arrived in WELKOM ( in Afrikaans this means welcome) a city that was beginning to grow out of the flatlands of the Orange Freestate… the new City of Gold.

To be continued...
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Siete dei siciliani emigrati al nord Italia o all'estero? Inviatemi un vostro racconto e lo pubblicherò, già mercoledì prossimo.
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lunedì 23 marzo 2009

Scie chimiche nei nostri cieli, cosa sono?

Cari amici del blog, diamo un'occhiata sopra le nostre teste. Guardiamo su al cielo. Infatti, Se osserviamo il cielo, ogni giorno molti aerei anonimi rilasciano, da appositi erogatori, scie persistenti di sali metallici di bario, alluminio ed altre sostanze che creano nuvole biancastre che rendono lattginoso il cielo.
Perché tanti aerei cisterna, anonimi, scaricano nel cielo tonnellate di particelle chimiche in lunghe scie che offuscano l'azzurro?
Perché alluminio e bario sono abnormemente presenti nei cibi, nel terreno e nel nostro corpo?
Perché bruciori agli occhi, recidive affezioni respiratorie, dolori muscolari inconsueti?
Chiedi analisi per l'alluminio e bario in vini, cibi, acqua.
Esegui un 'mineralogramma del capello' per bario e alluminio nel corpo.
Coinvolgi i politici e i media.

Roma, Piazza Venezia: queste sarebbero più di otto 'normali' scie di condensa create da 'normali' aerei civili di linea in 'normale' rotta incrociata sul centro di Roma? clicca per vedere la foto.
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Perchè tante interrogazioni di Parlamentari italiani ed europei contro le Scie Chimiche sparse nel cielo da aerei cisterna?
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- Deputato greco Fortis Kuvelis, 5 Febbraio 2007
- Senatore D.S. Gianni Nieddu, 13 Giugno 2006
- Deputato fedesco Hyltrud Breyer (Verdi) al Parlamento Europeo, 17 ottobre 2006
- Deputato Comunisti Italiani Severino Galante, 3 Febbraio 2005
- Deputato D.S. Pietro Ruzzante (2003)
- Consiglieri Regione Sardegna di Rifondazione Comunista Davoli, Uras, Pisu, 30 Maggio 2006
- Parlamento Europeo: "considera il sistema militare USA di manipolazione ionosferica HAARP, la più grave minaccia militare... per l'ambiente globale e la salute umana" A4-1999
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L'On. Antonio di Pietro ha presentato una interrogazione parlamentare sulle scie chimiche
il 17 settembre 2008.> LEGGI
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Disinformazione: 8/11/08. Il Giornale 'ridicolizza' la interrogazione parlamentare di Di Pietro. > LEGGI
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Chi di noi ci ha mai pensato? Chi conosce la verità?
Scie chimiche nei nostri cieli (GUARDA IL VIDEO)
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venerdì 20 marzo 2009

DDL sulle intercettazioni telefoniche, confronti.



Cari amici del blog, torniamo ad occuparci di nuove leggi del Governo italiano. Il "pezzo" che sto per proporvi, mi è stato attenzionato da "ADDUSO". Potete leggere di seguito:, (L'Italia vs "messico" d'Europa?), un post, per la verità, non inedito. Avviamente, ove essere il più obiettivo possibile su una tematica che regolerà le metodologie di Giustizia del nostro futuro, ho ricercato sulla rete il testo integrale del DDL. Ecco il testo integrale del DISEGNO di LEGGE: (LEGGETELO).

Il blogger Giuseppe Caminiti (dalla Germania), interrogato preventivamente sulla bontà o meno del DDL sulle intercettazioni telefoniche, così si è espresso: "Si tratta ancora di un disegno di legge che deve essere approvato/aggiustato dal Senato. A me sembra che con questa legge, l'Italia si sia allineata ad altri Stati Europei, come la Germania per esempio. Comunque vedremo in seguito, quando diverrá legge, adesso é inutile specularci sopra".

Sono andato oltre. Sul sito Panorama.it, (appartenente, per la verità, al gruppo di S.B.), ho rintracciato un articolo dal titolo: Intercettazioni: approvato il disegno di legge del Governo. Tale articolo (in data Venerdì 13 Giugno 2008), riportava quanto segue:

Via libera del Consiglio dei ministri riunito questa mattina al disegno di legge sulle intercettazioni. Il provvedimento, approvato all’unanimità, vieta le intercettazioni per reati, le cui pene sono inferiori a 10 anni. È inoltre prevista una deroga per i reati contro la pubblica amministrazione e le intercettazioni da parte della magistratura non potranno durare più di 3 mesi e dovranno essere decise da un tribunale, non da un singolo soggetto.Durante la conferenza stampa che si è svolta al termine del Cdm a palazzo Chigi il ministro della Giustizia, Angelino Alfano ha spiegato la ratio del disegno di legge: “Il sistema delle intercettazioni era degenerato e il nostro provvedimento risponde a quanto prevede la Costituzione italiana all’articolo 15 e ha piena copertura europea in merito alla Convenzione dei diritti dell’uomo”.Poi il Guardagilli è entrato nel merito spiegando alcune tecnicalità del ddl che ora passa all’esame del Parlamento – da cui lo stesso Alfano ha detto di aspettarsi contributi migliorativi – : “Le intercettazioni sono inutilizzabili se attinte in riferimento ad un processo nel corso di un altro processo. E saranno applicabili solo per il futuro e non per i procedimenti in corso. Quindi – ha detto perentorio il ministro della Giustizia - non c’è nessuna retroattività”. E ancora: “Le intercettazioni saranno sempre possibili nei reati di mafia, di terrorismo, per quelli che prevedono l’ergastolo e per tutti i reati di grande allarme sociale”.Quindi rispondendo al leader dell’opposizione, Walter Veltroni, che riteneva le intercettazioni non fossero una priorità del Paese, Alfano ha spiegato: “Infatti sulle priorità, come la sicurezza, i rifiuti e le tasche dei cittadini siamo già intervenuti anche per decreto. Questo disegno di legge è coerente con quanto detto in campagna elettorale e con quanto previsto dal programma del Pdl e poi – ha aggiunto il Guardasigilli - si ispira alla filosofia del ddl Mastella pur non prevedendo le stesse sanzioni”. Ma Alfano – proseguendo nella sua ottica di buoni rapporti con la magistratura ha anche spiegato che le toghe non devono avere paura di questo disegno di legge. “Perché non devono lavorare solo con le cuffie…”. Alfano ha detto durante la conferenza stampa “Enfatizzando il ruolo eccessivo delle intercettazioni si fa un torto alla magistratura. Che invece gode di mezzi ampi nel codice: non hanno bisogno della cuffia alle orecchie. Si possono servire di tutti gli elementi del codice. E i cittadini avranno la bella conseguenza che avranno tutelata la loro sicurezza e la loro privacy”. Infine nel ddl sono previste pene da 1 a 3 anni per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni.
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L'Italia vs "messico" d'Europa?
(“Ridurre al 10% le intercettazioni”, un chiaro ed evidente “favore” alla “mafia”)
Qualche giorno addietro, la sera del 13-03-09, seguivo un interessante confronto su una rete privata di Reggio Calabria (RTV – “Puntata speciale del Salotto” riportato sul relativo sito il 14-03-09) tra il PM dott. Gratteri, ed un gruppo di persone, tra i quali diversi giovani. Alla domanda sulle intercettazioni, con molta semplicità e chiarezza, il dott. Gratteri faceva osservare (se ho capito bene e riassumo qui di seguito con parole mie) che per controllare un cellulare di un indagato che in quel momento ad esempio si trovasse a Roma, e quindi anche i suoi eventuali spostamenti (perché com’è noto è possibile anche questo seguendo il segnale del cellulare), il costo si aggira intorno ai 16 euro al mese. Invece se ciò non dovesse più essere effettuato mediante le modalità delle intercettazioni attuali, significherebbe dovere inviare almeno 4 volanti da Reggio a Roma, con relativi poliziotti, e anche con il timore continuo di essere scoperti, oltre che con costi quindi smisuratamente più alti.
Inoltre, altro punto importante evidenziato dal dott. Gratteri , è che da qualche tempo, alcuni adottano il sistema di usare cellulari stile usa e getta, e quindi cambiano continuamente numero di telefono. Pertanto la magistratura è costretta per captare queste persone a dovere integrare la stessa indagine nei confronti della medesima persona con un’altra intercettazione che non può essere considerata come nuova, bensì semplicemente è cambiato il numero di cellulare, ma la persona di fatto rimane sempre identica.
Invece quando si danno le quantità delle intercettazioni in Italia (guarda caso) si fa solo espresso riferimento ai numeri e non invece, come dovrebbe logicamente essere, alle persone indagate, le quali a volte, e forse molto spesso, non hanno certo problemi a fornirsi di parecchie schede e cellulari.Mi pare, da modesto cittadino quale sono, che il dott. Gratteri, ha chiaramente messo in luce un aspetto che mi dimostra come in realtà, tutto quello che ci sta “raccontando” certa nota “politica” sul numero e sul costo delle intercettazioni, non trova alcun reale fondamento, tanto più se poi in mancanza delle attuali intercettazioni lo Stato fattivamente dovrà spendere con tutta evidenza molto, ma molto di più tra mezzi e uomini.
Anzi, aggiungo, che questo è pure alquanto inquietante, poiché, se la motivazione principale (ufficiale) per la quale si vogliono abolire le intercettazioni è soprattutto di natura economica, devo dedurre che in futuro non si potranno più fare indagini, con terrorizzante per noi, ma grande gioia per mafiosi, ndranghetisti, camorristi, politici ed istituzionali corrotti e concussori, ecc., in quanto poi, di nuovo, sono certo, si solleverà chiaramente il problema che le indagini costerebbero addirittura ancora di più di adesso, e come è noto, anzi, come ci ripetono (infinocchiano) da anni, “mancano i soldi”. Mi viene oggettivamente da domandarmi, ma con l’abolizione delle intercettazioni, l’Italia si avvia ad essere quindi il nuovo e purtroppo, “messico” d’Europa?
Infine, vi segnalo quanto è riportato in questo blog, (LEGGI) e lasciatemi aggiungere che forse, noi cittadini, senza neanche volercene rendere conto, stiamo visibilmente entrando in “un giro più grande di noi”, perché palesemente, certa “politica”, in nostro nome e con il nostro “presente e futuro”, sta evidentemente “giocando” una sua “partita” con la “mafia”, solo che, come sempre e come al solito, saremo solo noi a perderla.
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LE MIE IMPRESSIONI:
E' vero, dobbiamo uniformarci all'Europa, ma... (su questo argomento torneremo). Il DDL, "vieta le intercettazioni per reati, le cui pene sono inferiori a 10 anni"... E' possibile stabilire a priori, a quale tipo di reato porterà un'indagine? E se dietro ad un apparente reato minore, stupro, minacce per racket, ecc. (come evidenziato dalle interviste del tecnico Gioacchino Genchi), si nascondesse un giro di Mafia? Non sarebbe preventivamente preclusa una indagine importantissima? Il DDL, inoltre, prevede che: "le intercettazioni da parte della magistratura non potranno durare più di 3 mesi e dovranno essere decise da un tribunale, non da un singolo soggetto". Sebbene siano previste delle deroghe alla durata di tali indagini con utilizzo di intercettazioni telefoniche, una durata delle indagini di soli tre mesi, (lo capirebbe anche un bambino), quasi mai porterà a risultati tangibili. Anche la motivazione economica per la riduzione delle intercettazioni, non mi convince, e non sono tanto credulone da non pensare a secondi fini o copertura di reati ad opera di chi sa di poterli e volerli compiere.

TUTTAVIA: Non siamo quì per criticare sempre e comunque tutto il Governo o tutte le istituzioni, ma per dimostrare che noi ci siamo. Noi siamo abitanti della Sicilia e dell'Italia, terra che amiamo per la sua storia e, principalmente per i suoi uomini giusti. Noi, indagheremo perchè si conosca la verità. Per la vera giustizia. Sempre!
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mercoledì 18 marzo 2009

I PRIMI AD EMIGRARE






Cari amici del blog, questa che state per leggere è la rubrica periodica che dedicherò all'emigrante nel mondo. Nel numero di oggi, a scrivere (sia in italiano che in inglese), è Lina Pino. Emigrata in Sud Africa. (anche le foto sono sue).

Finalmente arrivò il giorno in cui mio padre e mio Zio dovevano partire. Avrebbero preso il treno per Messina e poi li’ avrebbero cambiato treno per Brindisi. Si sarebbero imbarcati sulla nave “Gerusalemme”, un vecchio battello residuato di guerra.
Noi bambini eravamo dalla nonna materna dove vivevano anche la Zia e lo Zio con le loro bambine di quattro e due anni. Loro non capivano l’importanza del momento. Il fatto che il loro padre stava per partire per una nazione lontana, della quale non si sapeva molto eccetto che c’era una citta’ d’oro e molte opportunita di lavoro.
La Sicilia del dopo guerra era una regione piuttosto malinconica, la moneta, che aveva avuto un certo valore prima della querra, ora non valeva piu’niente. Mio padre, in un primo momento, era andato a lovorare a Milano, citta che allora era molto distante dalla Sicilia. Io e mia madre lo avremmo raggiunto in seguito. Io non mi sono trovata molto bene li. I miei coetani mi chiamavano “terrona” in modo molto dispregiativo. (ma tornero’ su questo argomento piu’ avanti).
Mi mancava il mio paese dove tutto era familiare, il calore delle persone, il sole, il mare e piu’ di ogni altra cosa la mia famiglia. A differenza delle nostre cugine, mio fratello ed io capivamo l’importanza di quel grande passo che mio padre e mio zio stavano facendo, cosi stavamo li piuttosto tranquilli e remissivi. Mia nonna invece inveiva contro mio padre e mio zio, che stavano per allontanare da lei le figlie e i nipoti. A me non interessava molto cio’ che lei diceva dato che ero abituata a non avere mio padre molto tempo con me. Non capivo che avrei dovuto raggiungerlo in seguito. Lui non c’era quando sono nata e l’ho visto per la prima volta all’eta’ di tre anni, quando torno’ dalla Germania dove era stato prigioniero di querra. Dopo il suo ritorno aveva lavorato sempre, di qua e di la, spesso lontano da casa. L’unico periodo che l’ho frequentato un po’ e’ stato quando eravamo a Milano. Mio fratello era rimasto in Sicilia con i nonni. Metre la nonna continuava a disperarsi, io incominciai ad annoiarmi. Sulla finestra della stanza da pranzo c’era una lesina che la nonna aveva usato per fare dei buchi nei nuovi materassi. Io mi misi a giocare con questa, mentre la zia mi ammoniva dicendomi di metterla giu’altrimenti mi sarei fatta male. Io (essendo sempre stata cocciuta) continuai a giocare con questo arnese, pericoloso per una bimba di sette anni. Speravo che la finissero di fare tanta confusione e che sarebbe arrivato il momento di andare alla stazione. Ad un certo punto la nonna fece un urlo piu’ acuto che mai e io dallo spavento mi bucai il palmo della mano sinistra. Mi trattenni con grande fatica per non piangere ed urlare e, chiusi la mano piu’ stretta che potei. Vidi che stava sanguinando ma non volevo che si accorgessero di cio’ che avevo fatto. Il dolore era lacerante, ma io senza batter ciglio, chiesi alla zia Giuseppa di darmi uno straccio per pulirmi il naso. Appena ebbi questo straccio uscii dalla stanza senza farmi notare. Una volta fuori, misi lo straccio sul buco che avevo fatto nel palmo della mano e lo chiusi in modo che nessuno notasse niente, e non fuoriuscisse sangue dalla mano.
Finlamentie ci avviammo lentamente verso la stazione. I bagagli erano stati portati da “Don Piertro”, il primo e l’unico tassista del paese. Li’ trovammo quasi tutta la popolazione del villagio che era accorsa per salutare i compaesani che coraggiosamente partivano per la grande Africa Nera. Dopo i baci e gli abbracci unfiniti, i due eroi salirono sul treno con i loro numerosi bagagli.
Il treno parti’ con grande fatica, dato che la gente si era persino riversata sui binari. Io, che avevo trattenuto il mio dolore fisico, vedendo tutti piangere, mi lascai andare e feci un grande urlo e incomincia a singhiozzare. Non ne potevo piu’ dal dolore che avevo alla mano. Tutti allora si girarono verso di me e dissero: “Povira picciridda, vaddati comu cianci. Certu gia’ senti a mancanza di so padri”.

Continua...


THE FIRST TO EMIGRATE:

The day finally arrived when papa’ and Zio had to leave. They were catching the afternoon train to Messina and from there to Brindisi where they would sail on the “Gerusalemme” an old war ship turned passenger.
Us children where at Nonna’s house where Zio and Zia also lived with their two little girls, Aged four and two and who were too small to understand the importance of the moment. The fact that their father was leaving for a far off country of which very little was known, didn’t seem important to them. They were going to “Dark Africa”. The only things that we knew were the stories of a City of Gold and the many opportunities of work there.
Post war Sicily was a very grim place, were no jobs were to be had and money which had had some value before the war, had no value now. My father had to go to Milan to work,
one thousand or so kilometers away. I had gone with my parents for a while, but was very unhappy there as I was considered a “terrona” a word used by the northerners who looked down on us who came from the south. (This is another story, which I will come back to at
a later stage). I missed my village, the warmth of the people, the sunshine, the sea and my family.
My younger brother and I understood the importance of the great step my father and uncle were taking and were rather subdued whilst my grandmother ranted and raved.
It wasn’t as if I was particularly concerned, as I was used to my father not being present.
He wasn’t there when I was born and I laid eyes on him for the first time after my third birthday, when he returned from prisoner-of-war camp in Germany. After that he was often away for work and therefore I had spent very little time with him, mostly the few months when I had been in Milan with my parents, while my brother stayed in Sicily, looked after by the rest of the family.
While nonna carried on about my father and uncle taking away her grandchild which she wouldn’t be able to enjoy and see growing up, I became bored!
I started playing with an awl that nonna had left on the window-sill, as she had been making holes in some new mattresses. My Zia told me to put it down as I would hurt myself with this, but I, (being always hardheaded), carried on playing, wishing they would get on with it so that we could go to the station. At a certain point nonna’s lamentations became so high and hysterical that I pierced my hand right in the middle of my left palm.
I held back a scream and closed my palm as tightly as could. It was bleeding and I didn’t want anyone to see what I had done. The pain was excruciating but I didn’t turn a hair. I coolly asked for a rag to blow my nose. My younger aunt, Giuseppa, gave it to me and I slinked out of the room so that nobody noticed what I was going. As soon as I got downstairs I put the rag in my hand and closed my palm tightly.
The whole family eventually made their way to the station with bag and baggage. These were taken by “Don Pietro” our only taxi in the village. Half the village was already there to wave these courageous men goodbye and see them off. Finally they boarded the train with all their luggage and good wishes from everyone.
I had tried to be brave and not cry from my physical pain which was great. I had a hole in my hand that was unbearably sore. On seeing everyone else crying, I let out a roar and sobbed desperately to my heart’s content.
Everyone turned to me and said: “Ho! poor thing, look how she is crying for her father. She is going to miss him terribly”.

To be continued...
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Siete dei siciliani emigrati al nord Italia o all'estero? Inviatemi un vostro racconto e lo pubblicherò, già mercoledì prossimo.
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venerdì 13 marzo 2009

Io, guardavo a nord




(Clicca sulla foto per vedere il mio VIDEO)
Cari amici del blog, è ancora fresco nella mente di molti, il dramma del 25 Ottobre 2007, che ha messo in ginocchio tanti paesi della riviera Jonica messinese. Ve ne ho parlato più volte. Ma, voglio andare più indietro nel passato... ad una tragedia che mi ha colpito personalmente e che ho sentito in modo forte. Quella che state per leggere, è solo una pagina del mio libro che un giorno pubblicherò.

Quella mattina, in quella tarda mattinata d'inverno, ci trovavamo all'interno della cinta muraria del macello comunale. Eravami lì perchè ognuno aveva già fatto il proprio lavoro. Molti di noi guardavano al di la del cancello in tubolare di ferro, oltre quel lungomare in costruzione, a saliscendi, oltre il bastione interrotto da una larga interruzione che ne permetteva il passaggio di uomini e barche fino alla spiaggia ed al mare antistante. Io ero lì, ma guardavo a nord, verso la vicina Nizza di Sicilia... quasi ad attendere l'arrivo di qualcosa, quasi, inconsciamente colto da un terribile presagio. Ed ecco, ad un tratto apparire davanti ai miei occhi una scena che non dimenticherò mai. Quella alta onda di fango e detriti e tronchi d'albero e cose di ogni genere, avanzare verso di noi. Improvvisa, crescente e minacciosa. Bum! investiva ogni cosa incontrasse sul suo cammino, era già sotto i nostri piedi, e saliva, saliva ancora, mentre quella lunga fila di autovetture là fuori si sollevava da terra per seguirla... verso lo squarcio nel bastione... verso il mare. Nel nostro recinto, dilagò la paura, lo sconforto si impossessò in un'attimo dei macellai. Gridarono: "Chi sta succidennuu ddà 'ffòra! U ciumi, u ciumi, si sta puttànnu i nostri machini a mmàri!" Erano saliti tutti sul muro, mantre l'acqua saliva ancora allagando le case e i quartieri. Io, salii su una struttura in ferro e, come loro, nulla potevo contro la furia delle acque che avrebbero tirato a mare anche i macellai se fossero usciti in strada. Udii bestemmiare molti di loro, li udii imprecare contro la Madonna, contro Dio stesso, contro ogni santo del Paradiso. Là fuori c'era anche la rossa Panda di mio padre, in fila con le altre, ma mio padre non bestemmiò, anzi, si mise a pregare. Alzò le mani al cielo e, mentre pergava, qualcuno disse: "iddu preca, nui bestemmiamu e iddu preca!" La Panda si sollevo da terra come tutte le altre che già erano in mare, ma, inspiegabilmente cambiò direzione, venne fin quasi vicino al cancello e lì si fermò, si inchiodò. Poi, la furia del torrente si calmò, si era creata attorno alla nostra vetturetta una vera e propria isola di sterpaglie e detriti. Uscimmo sul lungomare, mio padre con una corda, legò l'auto da una sospensione anteriore al cancello, ma ormai era superfluo, il peggio era passato. Io credo che avevamo assistito ad un miracolo!

Tornamo a casa, con un passaggio, seppimo presto che i danni al paese di Roccalumera, in quel 29 Ottobre 1985, erano stati ingenti, avevano straripato il torrente Sciglio ed il torrente Allume, gran parte della Via Umberto I, (nel lato nord), la via principale del paese, era un campo di battaglia. I negozi, le case, la chiesa della Madonna del Carmelo, erano allagati. Le falegnamerie, le officine ai lati dei torrenti erano distrutte come i loro macchinari e manufatti. Vidi poi una grossa motobetoniera coricata su un fianco in mezzo al torrente. Il giorno dopo, mentre mio padre portava la Panda al lavaggio e poi dall'elettrauto a riparare, tornai fra i miei operai del cantiere scuola, dove ricoprivo da un mese il mio primo compito di Istruttore. Avevamo una strada da cementare, ma fummo chiamati tutti per dare la nostra mano in quella terribile emergenza. In alcune case, c'erano anche due metri di terra e fango. Presi la mia pala e, (come gli altri), cominciai a caricare cariole di terra. Dopo un po', mi ricordo, ci raggiunse la buonanima del Collocatore Angelo Romeo, ci vide lì e mi disse: "Giuvanni, chi stai facennu? ...tu, a iddi a fari travagghiari!". Venivo chiamato continuamente, ora da questa ora da quell'altra persona in cerca di soccorso per la propria casa. Come dimenticare quella vecchietta che, rivolgendosi a me giovanissimo mi disse: "Beddu figghiolu, mi mannàti ddu operai mi mmi pulizziunu a cantina? 'llaiu china di fangu" Tentai di scendere in cantina, ma sprofondai fino al ginocchio, e gli altri due che avevo chiamato, mi guardarono dicendo: "a unni nni stai puttannu?" Ma, poi, anche incoraggiati dalla stessa vecchietta con la promessa che ci sarebbe stato per loro del bun vino a lavoro terminato, si misero a spalare.

Continua...
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I LOOKED TOWARDS THE NORTH

That morning, it was a late winter morning; we were inside the peripheral wall of the municipal slaughterhouse. We were there because everyone had already finished their work for the day. Many of us were looking through the wrought iron gate. There, towards the seafront where buildings were being constructed up and down, trough the bastion that had been interrupted. There was a wide gap in the bastion so that men and boats could pass through towards the beach and the sea shore.
I was there…but was looking towards north, towards the next village of Nizza di Sicilia.
It was as if I was expecting something, as if I was waiting for something. It was as if subconsciously, I had a terrible premonition. Suddenly, a terrible scene materialized before my eyes….Something that I will never be able to forget. A mountain of mud, tree- trunks and every kind of debris was moving towards us. It was sudden and growing menacingly. It bumped into and covered everything it encountered. It was already under out feet and kept on growing and growing while it lifted the long row of motorcars outside the slaughterhouse and carried on towards the opening of the bastion, towards the sea. In the enclosure terror reigned. The butchers were now in a panic: They shouted: “What is happening out there! The river! The river is taking our cars to the sea!” They had all climbed onto the peripheral wall of the slaughterhouse, whilst the water was rising and infiltrating houses and residences. I climbed onto a steel structure and like them, was impotent to do anything against the furry of the waters that could have easily pulled all the butchers towards the sea. I heard swearing against The Madonna against God himself and all the saints. Out there, my father’s red Panda was lined up like the other cars, but my father didn’t swear. In fact, he started praying. He lifted his hands to heaven and while he was praying, someone said, “He is praying, while we are swearing”! The red Panda was lifted off the ground like all the other cars that were on their way towards the sea, but mysteriously changed direction and started moving towards the gate of the slaughterhouse. It stopped there as if nailed to the spot. At that point the furry of the torrent subsided and around our little motor car was an isle of debris and brushwood. As we came out of the slaughterhouse, my father tied a rope to the car and then to a front bar of the gate, but it was by now not necessary, as the worst was over. We had seen a miracle.

We returned home. We got a lift home and there were told the news of the damages that had occurred to the village of Roccalumera.. There was devastation everywhere. The torrents off Sciglio and Allume had broken their banks. The greater part of Via Umberto I (the northern part), which was the main road in the village, looked like a battle field. The shops, houses and the church of the “Maddonna del Carmelo” were flooded. The joiners shops and workshops that were on the banks of the torrents had been washed away together with all their machinery. I saw a large concrete mixer, lying on its side in the middle of the torrent. The next day, my father took our little Panda to be washed and checked and I returned to my student - workers. (A month previously, I had been given the job of instructing some of our young lads to do construct a road). We were all called to give a hand in this catastrophic emergency. In some of the house there were up to two meters of mud. Like the others, I picked up a shovel and started filling wheelbarrows of soil. After a time, I remember seeing the (now dead) employment agent Angelo Romeo, He said to me “Giovanni what are you doing? You must let the others work, this is not for you!” I was being called from one side to the other by this person and that, by people wanting to know what would happen to their homes. I remember an old woman who asked me if I could send someone to clean her cellar which was full of mud. I went to that cellar but got sucked in by mud up to my knees. The other two men I had called to help me, looked at me and said: “What place have you brought us to?” But then, encouraged by the old woman who promised that there would be some good wine at the end of the job, they started shoveling the mud.

To be continued...
(Traduzione in inglese ad opera di Lina Cucinatta)
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martedì 10 marzo 2009

Ponte, il Sindaco Miasi ne parla ai giornalisti



(Clicca sulla foto per vedere il mio VIDEO)

Cari amici del Blog, Roccalumera (10-03-2009), questa mattina, convocato dal primo cittadino del mio paese, mi sono trovato (assieme a giornalisti professionisti (e semiprofessionisti), ad assistere alla Conferenza Stampa sul Tema "Ponte sullo Stretto di Messina... cogliamone le opportunità occupazionali". Insomma, sarebbero state già stanziate somme per un miliardo e 600 milioni di Euro. E' un'opera di cui si parla da cinquant'anni almeno... dunque questa volta si farà davvero?

Mettiamo che si realizzi sto benedetto ponte. Verrebbero impiegate fra le tre e le quattromila persone per una durata che andrà dai 7 ai dieci anni. Senza considerare la successiva manutenzione dello stesso. E allora? Bisogna non perdere una tale occasione. Il Fondo Sociale Europeo ci dovrebbe destinare una cifra di 50 MILIONI di Euro per corsi di formazione che noi possiamo tranquillamente dislocare nei vari Istituti Professionali presenti sul nostro territorio. Nella Conferenza Stampa, Miasi ha anche anticipato che, questa sera farà presente presso la riunione dell'Unione dei Comuni Jonici tale argomento, sperando di sensibilizzarli il più possibile verso un'opportunità di lavoro serio e pulito per la nostra gente. Io, Giovanni BonarRIGO, aspetto i vostri commenti.
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LA LETTERA DI MIASI

Spettabile redazione, “Sono il Sindaco di Roccalumera, Gianni MIASI, e scrivo per sottoporre, in breve, una questione, ai miei occhi, importante e che di seguito esplicito: il Governo Nazionale ha annunziato l'avvio concreto delle azioni finalizzate alla realizzazione del ponte sulla stretto stanziando una prima,ingente, risorsa. L'A.D. della Società Ponte dello Stretto, Pietro CIUCCI, ha dichiarato che la costruzione del ponte rappresenta una opportunità di lavoro di 40.000 unità sulla due rive dello stretto. Ritengo che, a fronte di tali notizie, le istituzioni e gli enti locali, in primo luogo la Provincia Regionale ed il Comune di Messina, debbano attivarsi immediatamente e chiedere l'attivazione altrettanto immediata di un tavolo di concertazione con la società ponte dello stretto, con la IMPREGILO, società vincitrice dell'appalto,e con la Regione Siciliana, nella fattispecie l'Assessorato alla formazione, affinchè, a valere sul POR 2007-2013,una risorsa congrua venga destinata alla FORMAZIONE DELLE MAESTRANZE E DEI TECNICI che lavoreranno al Ponte e, con la Impregilo, per verificarne, in concreto, la volontà di servirsi, in primo luogo, della manodopera, anche specializzata, del territorio della provincia di Messina. In mancanza, come è avvenuto quasi sempre, corriamo il rischio che la manodopera specializzata (quasi tutta) venga da fuori della Provincia con la conseguenza non solo di una mancata ricaduta economica sul nostro territorio ma anche della perdita di una opportunità grande di formare specialisti nel territorio da adibire alla manutenzione del manufatto ponte o, che possano diventare, piccoli imprenditori dell'indotto che inevitabilmente si creerà. Ulteriore, e altrattanto grave rischio, è che al Ponte possa lavorare, dei messinesi, solamente la manodopera di pronto impiego senza specializzazione e senza futuro. Cordiali saluti. Gianni MIASI Sindaco di Roccalumera”
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domenica 8 marzo 2009

La giornata della Donna, convegni, eventi, realtà!



Cari lettori del blog, oggi, mi sembra doveroso dedicare un post a questa che, (almeno da noi in Italia), è "la giornata della donna". Proprio ieri sera, infatti, sono stato ad un convegno sul tema "La Donna oggi", tenutosi presso l'auditorium comunale di Nizza di Sicilia. Purtroppo, causa il mio ritardo, mi sono perso molti degli interventi delle relatrici, ma comunque ho notato una presenza di pubblico femminile ben maggiore che in molte altre occasioni nello stesso luogo e, ho altresì notato numerosi interventi che hanno preso in esame la famiglia, la scuola, ed anche il ruolo della donna nella storia. Voglio essere sintetico, ma non per questo tacere su una particolare tematica che mi ha da tempo colpito. Vi parlo dei recentissimi abusi sulla donna. Sto parlandovi di quanto viene riferito su giornali e telegiornali. Stupri, ad opera non solo di extracomunitari, ma anche di "branchi" di imbecilli italiani, che aggrediscono (probabilmente) senza nemmeno comprendere la gravità del gesto che stanno per perpetrare. Il Governo, vuole risolvere il problema con delle "ronde" di civili. Lascio a chi mi leggerà... il guidizio sulla efficienza di una tale soluzione.

A Roccalumera, ieri ed oggi, abbiamo avuto la fortuna (è il caso di dirlo, in tempi di crisi), di organizzare un evento sul tema della donna. Il titolo dell'evento: "Notte Rosa e poi...". In questa occasione, un tratto della nazionale è stato adibito agli stand di vario genere e natura. Ospiti dell'evento anche artisti della pittura ed animatori, nonche uno spettacolo musicale. La pioggia di ieri, non ha certo salutato nel migliore dei modi l'inizio, ma oggi, con un sole pur pallido ed un freddo che non ci fa dimenticare di essere ancora in inverno, contiamo in molti di onorare nel migliore dei modi... la giornata della Donna!
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Doglio aggiungere una poesia di mia sorella, (che non è la ragazza artista che vedete nella foto), Poesia pubblicata sulla Gazzetta Ionica di alcuni gioni fa.

Questa notte

E se questa notte
non finisse?
Quell'alito di vento
a cullar foglia,
il luccichio di
stelle lontane,
a far luce alle case.
Fra le note del silenzio
un timido canto si leva.
La mia mano leggera
accarezza i profili.
Per sempre poggiar
i miei occhi nei loro
mentre il loro sonno
non è il mio
e nell'aria aleggiar
l'amor puro,
come mai anima di Dio
seppe donare.

Anna Bonarrigo
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mercoledì 4 marzo 2009

L'ex mattatoio è finalmente Centro Socio-Culturale













Cari lettori del blog, in questa occasione vi voglio parlare di quel nuovo “palazzo bianco” prospiciente sul lungomare, e sito a pochi metri dalla chiesa Madonna del Carmelo di Roccalumera. Una struttura a lungo attesa e che, una volta inaugurata, (si spera in Aprile), diverrà il nuovo Centro-Culturale, nonché Centro-Anziani per i roccalumeresi. Un’opera da non considerarsi a se stante, ma inserita in un progetto di integrazione culturale e ricreativa per l'intera cittadinanza. Seguitemi nel racconto!

C'era una volta il mattatoio: Solo su questo termine, potrei scrivere per ore, in quanto già da piccolo (quando libero dagli impegni scolastici, se martedì) andavo a far compagnia a mio padre nei giorni della macellazione. Forse, in questi anni la memoria di molti avrà semicancellato quelle scene di ordinario lavoro di uomini di forza e di coraggio, ma fra i tanti episodi (che sono sempre una minima parte di quella che fu una realtà ormai sepolta), che io ho vissuto di presenza, uno ve lo voglio accennare: era un martedì come tanti, fortunatamente era stata già realizzata la cinta muraria attorno al macello, mio padre stava per tirare un toro all'interno del macello, quando la bestia s'imbizzarrì. Era legata a varie corde tenute da vari macellai, ma in un'attimo il toro si liberò di molte code, tirando. Io (come altri), scappai fuori dal cancello e rimasi lì. Pensate, rimaneva una sola corda a tenere la belva infuriata contro mio padre, la tenevamo in tre, e... bastò uno strattone dell’animale per farmela scorrere fra le mani come fosse una sega elettrica. A quel punto, non vidi più il toro, non vidi più neanche mio padre. Dov’è gridai, mi risposero: tuo padre dev'essere dentro il macello, il toro sarà dietro il recinto. Passò un'attimo e la belva ritornò ad attaccare. Erano ormai tutti fuori, qualcuno era salito sul muro di cinta, ma ecco che il toro si alzò sulle zampe posteriori con la bava alla bocca e glio occhi unfuocati, mai avevo visto una tale scena, mai avevo ascoltato un urlo lacerante di una tale bestia inferocita. Una montagna di muscoli, sollevandosi, arrivò a spingere con il muso una persona giù dal muro, fortunatamente costui cadde all'esterno e non si fece quasi nulla. Dopo un po’, vennero i carabinieri armati, gli spararono, una prima volta puntando alla testa, ma il toro si mosse e la pallottola gli forò il muso, una seconda volta, il grido aumentò ancora, il secondo proiettile e il terzo ed il quarto, gli penetrarono la spalla e poi ancora il cervello dell'animale che si accasciò al suolo. Adesso potevo cercare mio padre, era veramente riuscito a mettersi al sicuro? Assolutamente no! Seppi dopo, che era stato inseguito fin dove la cinta di mura portava ad un vicolo senza via d'uscita. Ma, si era salvato. Come aveva fatto? Una finestra che dava luce ai locali del veterinario, miracolosamente e per la prima volta era stata aperta da Bruno, il custode del macello. Era abbastanza alta, ma mio padre aveva avuto lo scatto della paura e era saltato, senza nemmeno avere il tempo di pensare che, quei due coltelli che portava appesi alla cintola, nella caduta, sarebbero potuti uscire dal fodero e infilzarlo. Mi raccontò dopo, che la bestia lo attese un po' prima di andare via da là dietro, prima di tornare fra i proiettili dei Carabinieri. Era un mattatoio, quello, in mezzo all’abitato, che (se potesse parlare) tante storie ci potrebbe raccontare. Forse, quelle mura, tremano ancora di paura!

Il progetto per la nuova struttura: I dati che state per leggere li ho acquisiti presso l'ufficio tecnico del Comune di Roccalumera. Il progetto, (realizzato dall'Architetto Alessandro Costa), che nella sua stesura originaria era stato validato in data 30.12.2002, è stato successivamente adeguato (richiesta verifiche tecniche del 20.03.2006) alla nuova classifica sismica del territorio (subentrata in data in data 19 dicembre 2003), che ha incluso Roccalumera nella 1° categ. Sismica, predisponendo nel contempo, le strutture dell'organismo architettonico in oggetto ad una futura eventuale sopraelevazione. Come da pianta esplicativa (allegata), mentre i siti "A" e "B", già si riferivano rispettivamente agli ex locali per la macellazione del bestiame ed alla visita veterinaria della interiora degli stessi, l'ampliamento in pianta della nuova struttura, si espandeva (nella parte frontale dell'edificio, a nord-est) in una zona denominata "C", in una laterale, (definita da un profilo curvilineo, a sud) da una zona denominata "D", e, nella parte opposta (a nord), in una ulteriore zona chiamata "E". Per quanto riguarda le strutture esistenti, dallo studio delle risultanze emerse dalle indagini conoscitive sui solai, travi e pilastri, si è ritenuto necessario per garantire un efficace ed efficiente adeguamento alle intervenute normative, provvedere ad una verifica di calcolo ed una conseguente stesura di progetto di recupero delle strutture (datate 1967, di barre lisce), infatti, tutti i pilastri sono stati dotati di carpenterie costituenti "incamiciature", che ne hanno anche aumentato le dimensioni finali.

Scelte architettoniche del nuovo edificio: Da un'analisi ambientale del territorio roccalumerese, si è voluto "tradurre" formalmente alcuni suggerimenti che alcune emergenze storiche culturali indicavano. Così, nel DNA del nuovo Centro-Culturale, si sono voluti inserire degli elementi riconoscibili, che richiamassero la famosa Torre saracena. Infatti, seppur stilizzati, possiamo intravedere nel prospetto dell'opera, alcuni richiami alle mura merlate della torre di avvistamento e, nella sua zona sud, la stessa struttura circolare (in calcestruzzo a vista "lavato", è un chiaro riferimento alla fortificazione della torre stessa.

L'auditorium, il Palco, Il Foyer, gli spazi esterni: Al piano terrà, una ampia sala, verrà adibita "strategicamente" ad Auditorium. Il palco, (struttura sopraelevata rispetto al piano d'imposta del pavimento), è rivestito in parquet in listoni di iroko. Questo è il corpo di fabbrica (ampiamente finestrato ed illuminato), che occupa ad est, parte del cortile esistente. Le parti di terreno antistati, (est) saranno curate a prato, mentre un tappeto pavimentato con pietra locale, collega l'adiacente via Caminiti con l'ingresso dell'edificio.

La riqualificazione in Centro Socio-Culturale: (da riferimenti della Relazione Tecnica). Il progetto originario del Centro Culturale, oggi viene collocato in un più ampio programma predisposto dall'attuale Amministrazione, finalizzato a dotare il Comune di attrezzature per attività culturali, sociali e per il tempo libero di cui il tessuto urbano è ancora carente. Infatti, la volontà progettuale rivolta al sito del ex-mattatoio rappresenta, sia un'opportunità di dotazione socio-culturale, sia un'importante occasione di riqualificazione urbana di un'area ormai degradata. Il recupero architettonico dell'organismo dismesso, collegato ad una nuova parte che la completa sia funzionalmente che architettonicamente, renderanno fruibile ai cittadini la vecchia struttura, divenendo, così, un punto di riferimento non solo sotto il profilo socio-culturale ma anche urbanistico-architettonico, vista la collocazione del sito sulla promenade del lungomare e al centro del tessuto urbanistico.

Tornerò su questo tema: Sperando di poter mantenere la promessa, mi auguro di intervistare il prossimo mese l’assesore ai Lavori Pubblici (Ing. Francesco Santisi), e di chiedere ulteriori lumi allo stesso sindaco Gianni Miasi. Oggi ho voluto racchiudere fra una storia quasi fiabesca ma purtroppo vera, e una “metamorfosi” evolutiva, che, si spera, trasformerà ciò che è stato il orgoglioso passato… in ciò che sarà il nostro positivo futuro. Il futuro di Roccalumera.
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Dear Readers of Blog,
I wish to tell you about the new “Palazzo Bianco” that overlooks the beach front and is situated a few meters from the “Madonna del Carmelo” Church in Roccalumera.
We have waited for a long time for this building to become available and it should be inaugurated in April. It will become the new Cultural Centre and will also become a Recreational Centre for the aged of this village. This building is not to be considered unique but, as part of the cultural and recreational integration for the community.
I would like to tell you a real story:

There was once the slaughterhouse. With this word alone, I could write for hours;
As a youngster (when free from school) I would go with my father to keep him company in the days of the slaughter. In time, maybe many have forgotten those years and those scenes of ordinary strong courageous laborers, but amongst many episodes that occurred, and that are part of a reality now buried, I would like to recount one where I was present:

It was an ordinary Tuesday morning. Thankfully the boundary wall had already been built around the slaughterhouse. My father was pulling a bull into the house, when the animal went mad. He was tied by many ropes, but in an instant he freed himself from some of these by pulling at them. I, amongst others ran out of the gate and stayed there.
You must realize that only one rope remained to hold the beast. Three men were holding onto this one rope. The animal pulled so fiercely that at once the rope ran through the hands as if it was and electric saw. At that pint I no longer saw the men and neither did I see my father. “Where is he”? I shouted. “He must be inside the slaughterhouse and the bull in the enclosure”. A moment later, the beast return to attach. We were now all outside the boundary wall. Some of the men had climbed onto the wall and the bull came at them and lifted himself onto his hind legs, with foam in his mouth and eyes that were red like coals. I had never before seen such a scene or heard the howl as of an enraged animal. A mountain of muscles, that pulled themselves up and managed, with his snout to push a man off the wall. Fortunately this man fell outside the boundary wall and didn’t hurt himself very much. After a while the police arrived and started to pump bullets into the animal. They first tried to shoot at his head, but the bull moved and was hit in the mouth. A second time, and with the beast increasing in ferocity, they shot a third and a fourth bullet. They penetrated his shoulder and eventually hit the brain. The animal finally fell to the ground. We could now look for my father hoping that he had managed to save himself. This wasn’t the case. The bull had followed him into an alleyway that had no opening , at that point my father nearly despaired, but as luck would have it The window of the veterinarian surgery had, for the first time ever, been miraculously opened by Bruno the caretaker. It was rather high, but my father with the impetus of fear, had jumped into the room. He had no thought for the two knives hanging from his belt that could have cut him, had he fallen. He told me later that the bull had actually waited for a while outside this window for him to come out, before turning round and encountering the bullets of the police. This was the slaughterhouse in the living quarters of the village Should it become animated, it could recount many episodes of this nature. Those walls are still alive with fear.

The requalification of the Social-Cultural centre: (referrals from technical reports)
The original plan for the Cultural Centre is today placed on a larger program, organized by the present municipal administration, aimed at equipping the village for cultural, Social and spare time activities. The urban structures are still lacking and not enough for these activities. In fact, the plan to restructure the Slaughterhouse means an opportunity for a socio-cultural endowment and is an important occasion to rezone an urban area that had become degraded. The architectural re-enhancing of the disused building, connected to a new part of the complete, functional and architectural, will make the old structure useful to the inhabitants. In this manner becoming a focal point, not only as a socio-cultural, but an urban-architectural enhancement, due to its location on the sea-front, and the centre of the village.
I hope to be able to come back and discuss this mater further at a later stage. In the meantime I shall interview the Council Clerk for Public Works (Engineer Francesco Santisi) and btain further information from the Mayor Gianni Miasi.
Today, I combined a story which could have seemed a fable, to an evolutionary metamorphosis, which was a pride of the past….and we hope, will be our positive future. The future of Roccalumera.
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Grazie, Lina!
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