Fra i paesi della Val d'Agrò, Antillo suona la Campana!
Cari lettori del Blog, da diversi anni seguo con interesse le vicende che vengono vissute nel mio territorio. In più occasioni ho denunciato (dalle pagine di questo blog), le numerose manchevolezze, storture amministrative, promesse mai mantenute, avutesi nei nostri comuni jonici e dell'entroterra della provincia di Messina. In questa occasione, invece, voglio raccontarvi (con lode) di un paesino collinare. Antillo!
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Antillo o "àntddu" come lo chiamano i suoi cittadini "antiddòti" solo trent'anni fa, era un dei tanti gruppetti di case in collina. Paesini a vocazione contadina, ma all'epoca, in quelle case era usanza allevare all'interno delle proprie mura domestiche (o comunque nelle immediate vicinanze), chi dei maiali, chi delle pecore, chi perfino dei buoi o delle mucche da latte. Non esistendo ancora i grossi commercianti e tantomeno le carni di importazione estera... i macellai (anche della "marina"), si rivolgevano direttamente al contadino-allevatore, che con sacrifici e l'impegno di un anno intero ingrassava le bestie da vendere. Da ciò ne derivava carne genuina, (poichè le bestie venivano nutrite con l'erba, le fave ed i prodotti della terra e non certo con gli estrogeni di oggi), ma anche un'economia dei paesini che si autososteneva decentemente. I tempi erano quelli in cui si viveva con poco ma serenamente.
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Passarono gli anni e, a poco a poco quelle casupole a tetto di Antillo, (dove la famiglia viveva spesso nella unica stanza al piano superiore che si raggiungeva tramite una scala in legno senza ringhiera, "supra u sulàru ì lignu" di case in pietra senza balcone, mentre al piano terra si ingrassavano buoi, maiali, le pecore, le galline, e si "parcheggiava" l'asino che serviva da traino per arare la terra), andarono via via facendo posto a moderni fabbricati in cemento armato a più piani. Appartamenti con ampi balconi e terrazzi panoramici. Quindi, sempre meno gente si dedicò all'allevamento. Le nuove generazioni, ebbero più di un motivo per abbandonare la campagna così visceralmente amata dai propri padri e nonni. Avveniva difatti un cambiamento epocale, che dai paesi marittimi, risaliva fino al più isolato dei villaggi collinari.
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UN BALZO AL PRESENTE: Tuttavia, questo "modernismo" indotto dallo svolgersi dei tempi, aveva fatto cadere nella crisi economica paesi marittimi e collinari. Dopo almeno due decenni di fughe di giovani, (che non trovando lavoro in loco fuggivano al nord), Antillo si interrogava e tentava una mossa strategica per reagire. Come offrire lavoro ai giovani che non ne volevano più sapere di campagna e di animali? Ecco presentarsi all'orizzonte una risorsa (mai veramente sfruttarta dai siciliani), il TURISMO. Di recente, Antillo, (ma non solo Antillo), si è dato una connotazione turistica credibile, inventando diverse sagre nell'arco dell'anno. Sagre che attirano immense folle di turisti (spesso venuti in camper), sagre che diventano momenti di commercio di prodotti caserecci, sagre che (nello stesso tempo), pubblicizzano un paese altrimenti sconosciuto ai più. Sempre lontano da raggiungere, con le sue strade a tornanti, ma ora completamente asfaltate, Antillo è quell'Oasi di genuinità, che fa rivivere ciò che di bello gli anni settanta ci avevano regalato. Prodotti fatti in casa, cibi rustici e saporiti, insomma, riscoperta delle antiche tradizioni pur vivendo nell'epoca della fredda tecnologia.
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LA CAMPANA PER LA PACE: L'idea della "Campana per la Pace", da dedicare a chi non tornò mai dalla guerra, risale al 1983. Un gruppetto di antillesi, volle far realizzare una grande campana da intitolare (prima al mondo) "ai dispersi di tutte le guerre". Nel 1992, la "Marinelli Pontificia Fonderia" di Agnone, (la più antica fonderia la mondo), ha completato e consegnato l'opera del peso di 5 tonnellate e con una circonferenza di 6 metri. Benedetta dal Santo Pontefice in Vaticano, Giovanni Paolo II° (il 21 Aprile 1993), portata ad Antillo visse anni di oblio ed abbandono dentro il cortile della Scuola Elementare, dopo aspre lotte e divisioni fra opposte correnti di pensiero, finalmente dopo 14 anni, installata nel suo sito definitivo di Pizzo Monaco, il 21 settembre 2007, veniva inaugurata. Grandiosa la cerimonia, alla quale parteciparono (oltre a molti ex combattenti), delegazioni di molti comuni siciliani, dell'UNESCO, delle Forze Armate, ed autorevoli asponenti, fra cui il Presidente della Provincia Regionale di Messina.
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Da quel giorno, Antillo (sognando progetti ben più ambiziosi), si da la denominazione (allegata allo stemma del paese) di
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Antillo o "àntddu" come lo chiamano i suoi cittadini "antiddòti" solo trent'anni fa, era un dei tanti gruppetti di case in collina. Paesini a vocazione contadina, ma all'epoca, in quelle case era usanza allevare all'interno delle proprie mura domestiche (o comunque nelle immediate vicinanze), chi dei maiali, chi delle pecore, chi perfino dei buoi o delle mucche da latte. Non esistendo ancora i grossi commercianti e tantomeno le carni di importazione estera... i macellai (anche della "marina"), si rivolgevano direttamente al contadino-allevatore, che con sacrifici e l'impegno di un anno intero ingrassava le bestie da vendere. Da ciò ne derivava carne genuina, (poichè le bestie venivano nutrite con l'erba, le fave ed i prodotti della terra e non certo con gli estrogeni di oggi), ma anche un'economia dei paesini che si autososteneva decentemente. I tempi erano quelli in cui si viveva con poco ma serenamente.
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Passarono gli anni e, a poco a poco quelle casupole a tetto di Antillo, (dove la famiglia viveva spesso nella unica stanza al piano superiore che si raggiungeva tramite una scala in legno senza ringhiera, "supra u sulàru ì lignu" di case in pietra senza balcone, mentre al piano terra si ingrassavano buoi, maiali, le pecore, le galline, e si "parcheggiava" l'asino che serviva da traino per arare la terra), andarono via via facendo posto a moderni fabbricati in cemento armato a più piani. Appartamenti con ampi balconi e terrazzi panoramici. Quindi, sempre meno gente si dedicò all'allevamento. Le nuove generazioni, ebbero più di un motivo per abbandonare la campagna così visceralmente amata dai propri padri e nonni. Avveniva difatti un cambiamento epocale, che dai paesi marittimi, risaliva fino al più isolato dei villaggi collinari.
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UN BALZO AL PRESENTE: Tuttavia, questo "modernismo" indotto dallo svolgersi dei tempi, aveva fatto cadere nella crisi economica paesi marittimi e collinari. Dopo almeno due decenni di fughe di giovani, (che non trovando lavoro in loco fuggivano al nord), Antillo si interrogava e tentava una mossa strategica per reagire. Come offrire lavoro ai giovani che non ne volevano più sapere di campagna e di animali? Ecco presentarsi all'orizzonte una risorsa (mai veramente sfruttarta dai siciliani), il TURISMO. Di recente, Antillo, (ma non solo Antillo), si è dato una connotazione turistica credibile, inventando diverse sagre nell'arco dell'anno. Sagre che attirano immense folle di turisti (spesso venuti in camper), sagre che diventano momenti di commercio di prodotti caserecci, sagre che (nello stesso tempo), pubblicizzano un paese altrimenti sconosciuto ai più. Sempre lontano da raggiungere, con le sue strade a tornanti, ma ora completamente asfaltate, Antillo è quell'Oasi di genuinità, che fa rivivere ciò che di bello gli anni settanta ci avevano regalato. Prodotti fatti in casa, cibi rustici e saporiti, insomma, riscoperta delle antiche tradizioni pur vivendo nell'epoca della fredda tecnologia.
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LA CAMPANA PER LA PACE: L'idea della "Campana per la Pace", da dedicare a chi non tornò mai dalla guerra, risale al 1983. Un gruppetto di antillesi, volle far realizzare una grande campana da intitolare (prima al mondo) "ai dispersi di tutte le guerre". Nel 1992, la "Marinelli Pontificia Fonderia" di Agnone, (la più antica fonderia la mondo), ha completato e consegnato l'opera del peso di 5 tonnellate e con una circonferenza di 6 metri. Benedetta dal Santo Pontefice in Vaticano, Giovanni Paolo II° (il 21 Aprile 1993), portata ad Antillo visse anni di oblio ed abbandono dentro il cortile della Scuola Elementare, dopo aspre lotte e divisioni fra opposte correnti di pensiero, finalmente dopo 14 anni, installata nel suo sito definitivo di Pizzo Monaco, il 21 settembre 2007, veniva inaugurata. Grandiosa la cerimonia, alla quale parteciparono (oltre a molti ex combattenti), delegazioni di molti comuni siciliani, dell'UNESCO, delle Forze Armate, ed autorevoli asponenti, fra cui il Presidente della Provincia Regionale di Messina.
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Da quel giorno, Antillo (sognando progetti ben più ambiziosi), si da la denominazione (allegata allo stemma del paese) di
Città per la Pace. ________________________________________________________
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