Il GRIDO (Il Blog su Roccalumera e... non solo)

sabato 5 settembre 2009

Baciamu li mani a Vossìa? Anche oggi...



"Baciamu li mani a vossìa", si diceva una volta incontrando per strada 'o signurinu (il nobile benestante), e si diceva anche: "vossìa benerìca" (che significherebbe pressappoco: la vostra santità mi benedica). No, non, non stiamo parlando di alti prelati che giravano per strada e ad ogni passo si vedevano cadere ai loro piedi nugoli di pezzenti operai della terra appecoronati in lunghe genuflessioni, ma semplicissimi 'baroni della terra', quelli che una volta venivano chiamati latifondisti.

E' chiaro che di fronte ad un Silvio Berlusconi ospite a "Porta a Porta", il fido Bruno Vespa non possa (oggi) fare a meno di baciargli la santa mano, e cosa dire allora di Emilio Fede, che ha realizzato il BerlusconiTG? Beh! Di 'leccatori' più o meno furbi, il Mondo è pieno. Si sa, tante volte per fare il proprio mestiere bisogna quantomeno genuflettersi di fronte a chi ne detiene il controllo, altrimenti non vai molto lontano... e non parlo solo di giornalisti, ma non andiamo oltre.

Già da bambino, osservavo nelle persone di una certa età numerosi casi di "rispetto", retaggio di una cultura "du patruni chi cumanna" e "u servu chi dici sissignura". Anche quando veniva in macelleria, "u signurinu", non si accontentava certo di un arrosto qualsiasi come poteva capitare al manovale o al contadino, (che magari non aveva i soldi e gli si faceva amichevolmente credito), "u signurinu" spesso mandava il servo a fare la spesa, e lo ammaestrava accuratamente: "mi dissi u me patruni mi mmà dati tagghiata i 'ntò menzu".

Oggi, che l'analfabetismo è ormai un ricordo e che la cultura (quantomeno di base, data dalla Scuola dell'obbligo e dal diploma), è appannaggio praticamente di tutti, si intravvede un maggiore (ma forse apparente), orgoglio e dignità di tutta la gente. In effetti, figli di umili zappatori dei tempi andati, passando notti in bianco a studiare al lume di una flebile candela, sono infine diventati Ingegneri, Avvocati, Medici, Giudici di Tribunale... uomini di Potere. Sembrerebbe quindi che la palla sia girata a favore di una perequazione culturale ed esistenziale fra ceti sociali. In realtà, ciò non è affatto così.

Quanti sono i figli di servi della gleba che, con sacrifici hanno raggiunto la laurea? Quanti sono coloro che poi hano tramutato tale laurea in una attività (nella propria terra natìa) di successo? Pochi e circostanziati. Spesso costoro, hanno dovuto apprendere che dopo i sacrifici dello studio sui libri, viene il più tagliente sacrificio del compromesso politico, istituzionale e, perfino... della sceneggiata teatrale.

Scendendo ancora più nel dettaglio, è accaduto, perfino fra figli pressappoco dello stesso ceto sociale, che un successo arriso ad uno piuttosto che all'altro amico di infanzia e di giochi "ntà vanedda", abbia negli anni cambiato totalmente via via il carattere e l'atteggiamento del fortunato nei confronti di quello che avrebbe dovuto rimanere un suo pari ed amico. Questi si chiamano affari, si chiamano carriera, si chiamano deformazioni della vita stessa. E come se, quella persona - ora divenuta importante e di successo - avesse la vista di certi tori della Corrida. Infatti, mentre alcuni tori vedono l'unomo più grosso di quello che è realmente (hannu a vista rossa), e ne hanno timore, altri lo vedono piccolo piccolo (hannu a vista fina) e allora lo aggrediscono.

E' sopravvissuta dunque la genuflessione. Senza "baciamu li mani a vossìa", ma con lunghe file ad attendere dietro una porta chiusa, per sentirsi infine dire: "questa non è competenza nostra, si rivolga altrove", oppure a mandare curriculum che non verrano memmeno letti, o ancora a essere presi per imbecilli pur avendo ragione e diritto. Regole di Sicilia? Certamente no. C'è il meglio e c'è anche il peggio nel Mondo. Certo, dispiace ed amareggia, perchè, sebbene non tutti siamo destinati ad occupare i gradini più alti della scala sociale ed è giusto così... mi sembra piuttosto grave che l'uomo debba infine valere - sempre e per sempre -per quanto ha, piuttosto che per quanto è! Ma è proprio questa la regola da cambiare.
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