Il GRIDO (Il Blog su Roccalumera e... non solo)

domenica 24 maggio 2009

Giovanni Falcone... lo vogliamo ricordare così!



La lettera aperta di una donna che non dimentica.

Di quel pomeriggio di 17 anni fa non ricordo nulla, ero troppo piccola ma sono certa che oggi ricordo più io che chi potrebbe e dovrebbe… Quelle persone che con il loro silenzio, la loro indifferenza hanno permesso che gli venisse portato via uno dei più valorosi uomini che questo paese può vantare di avere avuto… Quelle stesse persone che dopo un breve lampo d’orgoglio, suscitato dal clamore di quella strage, sono tornati a chinare la testa ancor più di prima.Ho visto infinite volte le immagini di quella strage e della strage di via d’ Amelio tanto da imprimerle nella mia mente per non poter mai dimenticare tutto qual dolore, tutto quel male, tutte quelle vite ingiustamente spezzate… Ho ascoltato le interviste di quegli eroi, letto alcuni loro scritti, scolpito le loro parole nel più profondo del mio cuore per assicurarmi cha mai nessuno avrebbe mai potuto portarli via anche da lì… Oggi Giovanni e Paolo vivono nel mio cuore, per sempre. Lì ho impresso l’immagine dei loro sorrisi complici, dolci, fiduciosi e la forte luce che radiava il loro sguardo carico di speranza, specchio della loro grandezza, bontà, purezza d’animo. Come si può dimenticare tutto questo? Come ci si può rassegnare a quanto è stato? Perché sono sempre i migliori a pagare colpe che non hanno? Perché i loro assassini agiscono ancora indisturbati e continuano ad usufruire dei benefici che da quella strage hanno tratto? Mille perché invadono la mia mente.. Io non dimentico, io non riuscirò mai a dimenticare. La rabbia, la voglia di riscatto, il bisogno interiore di estinguere il nostro debito nei loro confronti cresce sempre di più… Riusciremo a rendere loro Giustizia!Oggi Palermo, la Sicilia, l’ Italia si veste a lutto. Oggi tutti ostentano il loro cordoglio, giusto un modo per sentirsi con la coscienza più pulita, per sentirsi meno in colpa. Ciò è assimilabile a mio avviso più a un ostentata e finta sofferenza che a un sentito dolore, in primis dalle istituzioni che queste stragi le hanno volute. Non occorre aspettare la ricorrenza della sua morte per volgere un pensiero a Giovanni Falcone, Giovanni va ricordato ogni giorno, nel nostro quotidiano con l’impegno, con il nostro agire, con il nostro comportamento. Per me ricordare è impegnarsi e ricordare Giovanni Falcone significa, oltre che ad annoverarlo nel quotidiano, difendere le sue idee e non farle morire, battersi per l’affermazione di quegli stessi ideali che lo portarono a morire. Ricordare Giovanni Falcone significa opporsi a questo Stato che, fondato sul sangue di quelle stragi, continua a portare avanti i suoi piani criminali infangando e mortificando la memoria di questi Grandi Uomini. Ricordare Giovanni Falcone significa sostenere e proteggere tutti quegli uomini che battendosi con coraggio e determinazione per la verità e la giustizia, hanno saputo raccogliere l’eredità morale di questi grandi Uomini, pagandone in prima persona le conseguenze; uomini come Luigi de Magistris, Gioacchino Genchi, Clementina Forleo, Pino Masciari…Se l’intento principale di quelle stragi del ’92 era zittire soprattutto le idee di questi veri servitori dello Stato, questo non è stato raggiunto poiché hanno reso le loro idee immortali. Ritengo però che oggi, forse per la prima volta , si stiano davvero distruggendo le loro idee, quei nobili principi che li hanno portato a sacrificarsi per il bene collettivo. Oggi l’illegalità regna sovrana, la democrazia è morta e la giustizia è rimessa all’arbitrio dei potenti. Un paese che legittima questo governo, questi assassini come può poi aver il coraggio di dire di ricordare Falcone? Che non pronunci nemmeno il suo nome questa gente!Se oggi si vuole realmente ricordare Falcone, anziché limitarci a partecipare a delle commemorazioni, sarebbe più consono che ciascuno di noi si prodigasse per la sostanziale affermazione di quei valori che hanno reso questi uomini immortali. A breve si voterà per l’elezione dei rappresentati italiani al Parlamento Europeo. Un buon modo per rendere un tributo alla memoria di Giovanni Falcone, di Paolo è quello di riflettere e soppesare l’importanza del nostro voto, quale grande strumento di democrazia. Il voto è un diritto, ma anche un dovere ed in quanto tale non può e non deve essere merce di scambio, non è suscettibile a contrattazioni di alcun genere. Negoziare il proprio voto equivale a negoziare la propria dignità. Il proprio voto non va dato all’amico, al parente, al conoscente cui magari potremmo rivolgerci in caso di bisogno. Ricordiamoci che questo atteggiamento si chiama clientelismo ed è un comportamento tipico MAFIOSO. Il nostro voto va dato solo a chi riteniamo dimostri di meritarlo.Se vogliamo rendere davvero omaggio alla memoria di Giovanni Falcone impariamo ad essere cittadini liberi, consapevoli e responsabili e adempiamo ai nostri doveri senza scendere a compromessi, proprio come Giovanni ci ha insegnato. Credo sia proprio questo il modo in cui vorrebbe oggi essere ricordato Giovanni, ed io voglio ricordarlo così.Infinitamente grazie Giovanni per tutto quello che hai fatto per questo disgraziato e ingrato Paese. Perdonati per tutte quelle volte che non siamo stati degni di avere avuto Uomini come te.Valentina Culcasi.

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23 Maggio 1992. Sono passati 17 anni da quel terribile pomeriggio. Ne parlarono tutti i TG, e osservando le tremende immagini di GUERRA e DISTRUZIONE, la gente di tutto il Mondo si indignò. Purtroppo non era finita, a breve anche il Giudice Borsellino era atteso a simile carneficina. Palermo li ricorda con le lenzuola colorate in piazza Magione. Gente sana, la gente che crede ancora nella giustizia giusta, innalza i martiri laici Falcone e Borsellino su quell'altare del rispetto della dignità umana e della libertà. E' vero, dopo il fragore delle stragi, dopo il tumulto dell'indignazione, e dopo i forti segnali di repressione della criminalità organizzata, meglio conosciuta in Sicilia come "COSA NOSTRA", si rischia di (ri)cadere nella rassegnazione, si rischia di tornare a chinare il capo di fronte a gruppi di "facci tagghiata" che vengono (magari) a farti visita fino al negozio o all'azienda familiare... minacciandoti e dicendoti: "viti chi ccà cumannamu sempi nui... stai attentu a ccù ti rivòggi si voi campari".
Falcone e Borselino erano siciliani, ma amavano la giustizia. Sapevano di essere dei morti che camminano, eppure hanno voluto portare avanti la loro missione fino alla fine. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, come tanti altri che non hanno chinato il capo, però, sono morti... ma da uomini liberi. Abbiamo almeno noi il coraggio di essere LIBERI di esporre in pubblico le nostre idee?

BonarRIGO

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1 Commenti:

  • Il “sistema” ormai ha fatto proprio persino la commemorazione di questa tragedia, tutto è stato manifestatamente metabolizzato, tutto sembra appartenere al passato, tanto che si organizzano plateali cortei di ragazzi ancora troppo giovani e soprattutto che al massimo dispongono delle sole informazioni centellinate da una scuola patinata di “regime” che filtra ogni cultura dando ampio spazio solo a quella dei tempi di Cesare e pochissimo, se non addirittura nulla, come fosse un tabù, agli ultimi due secoli e soprattutto gli ultimi 60 anni, che poi sono i pilastri della società attuale italiana. Scopriranno purtroppo tra qualche anno anche questi studenti, quando usciranno dalle superiori, tanto più se non avranno un proprio sostegno familiare economico, cosa è invece lamafiadellostato.

    Poi se si da ascolto all’informazione ufficiale di Stato di questo centro destra, la mafia sarebbe in netto arretramento, così come alla stessa maniera disse nel 1998 un esponente siciliano dell’allora governo di centro sinistra:

    http://www.cuntrastamu.org/wordpress/?p=244

    Da parte mia, da semplice cittadino, profano in tutto, sento invece tanta puzza di mafiosità, a cominciare dalla politica, proseguendo per certa magistratura, a seguire tutte le istituzioni, passando nella pericolosa burocrazia (specialmente quella nota siciliana), continuando in tante blasonate associazioni, andando avanti tra dinastie di professionisti, avvocati, consulenti, esperti, intellettuali, giornalisti, preapagati e prezzolati, transitando per le schiere di dipendenti pubblici assunti per favori elettorali e come tali devoti ai loro referenti, per finire tra la cosiddetta gente comune oggi più che mai misturata da capipopolo di eserciti di servi del capitale, picciotti di partito e zerbini delle istituzioni, i quali hanno il solo compito la notte di riferire ai loro rispettivi padroni portando la “lista” dei “dissidenti” della mafiosità di Stato.

    Qualche giorno addietro leggevo su un sito della riviera ionica messinese che uno scippo in un dato paese era stata solo una “bravata”. Non passa settimana che non ci siano arresti di giovani, ma anche di persone mature, per spaccio di droga, ma nessuno, guarda caso, ne parla, come se i panni sporchi si debbano lavare non si capisce neanche dove. Devono essere iniziati a questa maniera certi germi della criminalità organizzata in certe note zone del catanese, del napoletano, della periferia di Roma, di Milano, ecc. Ma l’importante che formalmente si commemori, si facciano incontri dove si esibiscono i soliti blasonati in doppio petto, in toga o divisa e gli atri, soprattutto ragazzi, facciano solo da clacca senza proprie domande, dialettica e confronti autonomi, poi se il marcio è sotto gli occhi di chi può vedere, non importa, perché la faccia sporca di questo Stato è comunque salva.

    Di Blogger Adduso, Alle 27 maggio 2009 alle ore 13:16  

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