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lunedì 1 dicembre 2008

Che c'entra (oggi) Cuffaro con la DC (di ieri)?

Aldo Moro, (Maglie, Lecce 1916 - Roma 1978), uomo politico italiano, fu Presidente del Consiglio fra il 1963-1968 e fra il 1974-1976. Fu deputato della Democrazia Cristiana, ininterrottamente dal 1948. Professore di diritto all'Università di Bari, dopo la seconda guerra mondiale cominciò la carriera politica come membro del partito della Democrazia Cristiana. Prestò servizio in qualità di ministro della Giustizia negli anni 1955-1957, ministro della Pubblica Istruzione dal 1957 al 1959 e ministro degli Esteri negli anni 1970-1972; dal 1959 al 1963 fu segretario della Democrazia Cristiana, di cui divenne presidente nel 1976.

Nel 1963 rivoluzionò la scena politica italiana, formando una coalizione di governo che includeva il Partito socialista. Leader della corrente di sinistra della DC, Moro iniziò una politica di apertura verso il Partito comunista, che portò alla formazione di due governi di "solidarietà nazionale", sorti allo scopo di fronteggiare l'emergenza del terrorismo e la crisi economica. Il 16 marzo del 1978 fu rapito e poi assassinato (9 maggio) dalle Brigate Rosse.

Democrazia Cristiana

INTRODUZIONE
Democrazia Cristiana o DC. Partito politico d'ispirazione cattolica fondato in clandestinità nel 1942 da alcuni ex dirigenti del Partito popolare di don Sturzo (tra cui Alcide de Gasperi e Mario Scelba) e più giovani esponenti del cattolicesimo italiano (tra cui Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Amintore Fanfani). Contraddistinto da un programma che prevedeva riforme moderate, aderì al Comitato di liberazione nazionale e nel 1944 sostenne il governo guidato da Pietro Badoglio.
Alla guida del paese nel 1945, con il primo governo presieduto da De Gasperi, nel 1947 la DC ruppe l'alleanza con i partiti socialista e comunista. Nel 1948, con una campagna elettorale condotta su una linea di alleanza con i paesi occidentali e di netto anticomunismo, ottenne, anche grazie all'impegno dei Comitati civici (organizzazioni propagandistiche animate dai militanti dell'Azione cattolica e guidate da Luigi Gedda), il 48,5% dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento.
DAI GOVERNI DI CENTRO AL CENTROSINISTRA
La sua azione di governo, svolta insieme con il Partito liberale italiano, il Partito socialista democratico italiano e il Partito repubblicano italiano, fu ispirata a una piena adesione all'Alleanza Atlantica in politica estera, mentre in economia tese a creare un sistema misto, con un settore pubblico (quello ereditato dal fascismo) posto sotto il controllo statale e un settore privato formato soprattutto da piccole imprese (la riforma agraria, in particolare, favorì la formazione di una diffusa piccola proprietà contadina, che fu idealmente e politicamente spesso contigua alla linea del partito).
La lenta erosione della base elettorale, a vantaggio sia della sinistra sia del Movimento sociale italiano, spinse la DC, dopo il fallito tentativo nel 1953 di modificare in senso maggioritario la legge elettorale (definita dagli avversari "legge truffa"), a ricercare nuove alleanze, prima a destra (con il governo presieduto da Fernando Tambroni nel 1960, che cadde per la protesta popolare), poi a sinistra (con la cooptazione del PSI, nel 1962, nella maggioranza di centrosinistra). L'alleanza con il PSI e le riforme del centrosinistra alienarono tuttavia alla DC una parte dell'elettorato moderato, e nel partito, che pur conservava la maggioranza relativa, si fece acceso il dibattito fra le correnti interne.
DALL’APERTURA AL PCI AL DECLINO
Durante gli anni Settanta, nel clima creato dal terrorismo, la DC, allora guidata da Aldo Moro, teorizzò la "strategia dell'attenzione" nei confronti del PCI, di cui era segretario Enrico Berlinguer, con il cui appoggio esterno dette vita al "governo di solidarietà nazionale". L'esperienza, nota anche come "compromesso storico", si chiuse tuttavia con l'uccisione di Moro da parte delle Brigate Rosse.
Negli anni Ottanta il logoramento del potere democristiano fu evidenziato dalla formazione dei primi governi a guida non democristiana nella storia del paese, presieduti dal repubblicano Giovanni Spadolini e dal socialista Bettino Craxi. Eventi internazionali come il crollo del blocco sovietico tolsero poi alla DC la funzione di baluardo anticomunista nel quadro della politica atlantica, e quando alcuni suoi dirigenti nazionali e membri del governo furono implicati in inchieste giudiziarie con gravi imputazioni, dalla corruzione alle attività mafiose, il consenso elettorale crollò.
LA RINASCITA DEL PARTITO POPOLARE
Impostosi sotto la guida di Mino Martinazzoli un drastico rinnovamento a partire dal 1992, il partito subì una prima scissione nel 1993, quando si staccò il gruppo di Mario Segni (Patto Segni) impegnato nella campagna per le riforme costituzionali. Nel 1994, quando la maggioranza del partito mutò la propria denominazione in Partito popolare italiano, richiamandosi apertamente al partito di don Sturzo, l'ala destra fuoriuscì dando vita al Centro cristiano democratico.

Brigate Rosse
Organizzazione terroristica clandestina di estrema sinistra, attiva in Italia negli anni Settanta e Ottanta, i cui membri si proponevano, tra l'altro, di inasprire le lotte sociali contro il sistema capitalistico, separare il Partito comunista, giudicato imborghesito, dalla sua base e ostacolare la politica di alleanza tra PCI e DC (il "compromesso storico").
Le Brigate esordirono con una serie di spettacolari sequestri ai danni di magistrati e personalità del mondo imprenditoriale e sindacale, per poi passare a ferimenti "dimostrativi" e infine a una lunga catena di omicidi di giudici, politici, giornalisti, industriali ed esponenti delle forze dell'ordine. Il fondatore, Renato Curcio, venne arrestato nel settembre del 1974. Evaso l'anno seguente grazie a un raid compiuto dai suoi compagni nella prigione in cui era detenuto, fu nuovamente catturato dopo pochi mesi.
Molte furono le vittime degli attentati delle Brigate Rosse: oltre ai numerosissimi morti tra le forze dell’ordine, che danno significativamente le dimensioni della portata quasi militare della lotta terroristica, l’organizzazione colpì semplici operai, come il genovese Guido Rossa colpevole di aver denunciato alla polizia un compagno di fabbrica sospettato di attività terroristica; giornalisti, come Carlo Casalegno, vicedirettore della “Stampa”, e Walter Tobagi, del “Corriere della Sera”; professori universitari, come Vittorio Bachelet. Ma l’azione terroristica più importante e clamorosa fu il sequestro di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, che si aprì con la strage della scorta in via Fani, a Roma, il 16 marzo 1978, e si chiuse, quasi due mesi dopo, il 9 maggio, con l’uccisione dello statista. L'omicidio Moro segnò il punto culminante del fenomeno del terrorismo. Negli anni seguenti, nonostante venissero messe a segno ancora azioni terroristiche ai danni di importanti obiettivi – come il rapimento nel 1981 del generale statunitense James Lee Dozier, di stanza alla base NATO di Verona, liberato alcune settimane dopo dalle forze dell'ordine – iniziò il declino delle Brigate Rosse, di lì a poco falcidiate (1979-1981) da una sequela di arresti, favoriti dalle rivelazioni dei "pentiti", imputati spinti a collaborare con la giustizia in cambio di forti riduzioni di pena.
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1 Commenti:

  • Prendo spunto da questo interessante post, per provare a spiegare come, a mio semplice vedere, si sarebbe diffusa la mafia nella politica e nelle istituzioni dello Stato.

    Lungi da me ovviamente anche la sola idea di discutere i sacrifici di coloro che hanno combattuto per la nostra libertà, ma quando, ad esempio, si parla dei “padri” della nostra Repubblica, e quindi anche degli ex democristiani, si trascura, anzi mi pare di potere dire che si omette che anche “qualcuno” dal “Sud” avrà pure apportato il suo “contributo”.

    Ho provato così a darmi, con le mie capacità di comune cittadino, qualche sintetica risposta.

    Don Calogero Vizzini, era il capomafia indiscusso della Sicilia del trentennio fascista e nel periodo dello sbarco degli alleati. Secondo alcune fonti storiche (non da tutti accettate, figurarsi), vi sarebbero stati alcuni presunti accordi tra la Marina Americana e i Servizi Segreti americani, con la malavita organizzata italo-americana (Operazione Underwold), così da favorire lo sbarco in Sicilia degli Alleati sulle coste gelesi della Sicilia nel luglio del 1943, tanto che il tenente che comandava le truppe americane, dopo essersi diretto al paese di Villalba, avrebbe presentato Don Calogero Vizzini al popolo riunito nella piazza dicendo loro “Questo essere vostro padrone …” e nominandolo Sindaco. Da lì, parenti, anche prelati, amici, picciotti, compari, professionisti, avvocati, consulenti, giuristi, trasformisti e riciclati (come oggi d’altronde) tutti all’epoca affiliati alla mafia (come og… d’altronde), occuparono conseguentemente ogni livello politico-istituzionale. Poi venne la Costituzione … ed il seguito …

    La democrazia cristiana, come, a detta di tutti, tanti altri partiti di quei tempi forse molto meno una parte del partito comunista di allora), furono chiaramente oltremodo condizionati da quel momento storico che sancì in sostanza l’entrata della mafia nello stato italiano.

    Sono passati 60 anni, ma non mi pare sia cambiato molto. Forse si è meno rozzi, più professionali, invece della “lupara” si usa il diritto e la finanza, la politica va ormai in televisione, le istituzioni si atteggiano ad indipendenti, tuttavia, sempre a mio modesto avviso, fino a quando lo Stato non sarà in grado di “processare” anche se stesso, allora, non potremo mai parlare di Repubblica, Costituzione, Civiltà, ecc., in quanto il fantasma di Don Calogero Vizzini, a mio modesto parere, rimane con tutta evidenza un’immagine non ancora sbiadita, con la quale si può identificare il nostro Stato, la sua politica e le sue Istituzioni, presuntuose, prepotenti e prevaricatrici (senza per questo volere generalizzare).

    L’Italia tuttavia, a mio mero parere, a differenza di altri stati, se non scade nella dittatura è solo perché i nostri politici ed istituzionali sono amanti della tranquillità, della bella vita, dei privilegi, del divertimento, ecc. Il cittadino l’importante che non “rompa”, poi per loro può pure andare a “farsi fottere”.

    Forse, i politici del passato, anche alcuni democristiani, non erano così palesemente indifferenti e mediocri nei confronti della gente come i nostri rappresentanti politici ed istituzionali di oggi.

    Di Blogger Adduso, Alle 1 dicembre 2008 alle ore 22:22  

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