Il GRIDO (Il Blog su Roccalumera e... non solo)

venerdì 3 settembre 2010

"ROCCALUMERA IN FESTA!". La Madonna della Catena in processione tra la gente.







La devozione alla B.V. Maria, venerata sotto il titolo glorioso di Madonna della Catena, ebbe origine in Sicilia, in Palermo, sulla fine del secolo XIV, da un prodigio di cui parlano noti storici come il Mongitore e il Pirri nei loro scritti.
Regnando in Sicilia il giovane Re Martino ch’ebbe in moglie la Regina Maria d’Aragona ed ebbe il governo della grande Isola dal 1391 al 1409, furono in Palermo condannati a morte tre infelici giovani. La storia non ne fa il nome. Erano già avviati presso la grande piazza della marina dove doveva aver luogo la tragica esecuzione, quando la Vergine benedetta, sia perché fossero innocenti sia perché avessero fatto ricorso a lei, venne loro in aiuto.

Nel cielo prima sereno improvvisamente sorse un temporale sì spaventoso con vento e tale scroscio di pioggia, che il popolo accorso, sgombrò in un istante; le guardie con i carnefici si dovettero rifugiare in una chiesetta, detta di S. Maria del Porto, aspettando che terminasse la bufera. Durò invece la burrasca tutta la giornata per cui fu giocoforza rimandare l’esecuzione al giorno seguente e alle guardie con gl’imputati passare la notte in quell’Oratorio.
A meglio custodire i condannati furono loro raddoppiate le catene e chiuse con maggior cautela le porte; ma ciò non valse che a confermare il miracolo. Le guardie sicure del fatto loro si abbandonarono ben presto al sonno; ma non così quei poveri infelici che trascinatisi con le catene ai piedi della Vergine, che si venera in quell’Oratorio, supplicarono la buona Madre di venire loro in aiuto, promettendo che avrebbero sempre per l’avvenire fatto buon uso della libertà e della vita.
Mentre così se ne stavano pieni di fiducia pregando, le catene si sciolsero spontaneamente e caddero a terra senza rumore.
Confortati dalle parole che loro parve udire dalla santa Immagine della Madonna: “Andatevene pure in libertà e non temete cosa alcuna; il divino Infante che tengo tra le braccia, ha già accolto le vostre preghiere e vi ha concesso la vita”, chetamente si allontanarono.
Sorto il sole, le guardie, svegliatesi, videro le catene infrante senza i condannati. Correndo quindi immediatamente in città ben presto li trovarono e volevano condurli al patibolo; ma il popolo edotto dal prodigio esclama che voleva consultare il re.
Questi volle subito che fossero assolti e messi in libertà coloro che la Vergine celeste aveva graziato. Anzi egli stesso con la sua sposa regale si recò al Santuario di Maria per vedere con i propri occhi i trofei del grande miracolo che la fama aveva già sparso per tutta la città.
Da quel giorno fu un continuo pellegrinaggio a quel santuario, che divenne sorgente inesausta di salute e di consolazione e prese il nome di santuario della Madonna della Catena.
La devozione alla Vergine della Catena si propagò rapidamente nella Sicilia e fuori, come nelle Calabrie, nel Napoletano ed in Basilicata.
A quel Santuario, rifatto e ingrandito dalla munificenza e dalla pietà del medesimo Re Martino I, nell’anno 1500 faceva la sua prima visita e umiliava la sua reale corona la Regina Giovanna di Napoli.
A quella sacra Immagine il famoso Viceré di Sicilia Francesco Conzaga ascriveva di essere uscito incolume da tanti pericoli corsi sui campi di battaglia. Senza dire che tanti di quelli che affluivano a Palermo, vi fissavano il proprio domicilio, pur di vivere all’ombra salutare della Madonna della Catena. Va ricordata, tra gli altri, la madre della serva di Dio suor Girolama da Messina, terziaria della stretta osservanza di S. Francesco, la quale venuta nel 1540 a Palermo, non volle più dipartirsene.
Molti Comuni la elessero a loro Patrona, moltissime Parrocchie a Titolare delle loro chiese.
A Roccalumera la devozione si sviluppò nell’ultima decade del 1800 quando la popolazione del quartiere “Ficara” ebbe la gioia di avere nel 1893 la chiesa e di dedicarla alla Madonna della Catena.
La venerazione alla Madonna della Catena era già molto sentita dai fedeli, perché nella valle del Chiodaro di Mongiuffi Melia dell’Arcidiocesi di Messina vi era già un Santuario della Madonna della Catena che richiamava molta gente del Messinese e del Catanese.

LA VECCHIA CHIESA
Nei secoli XVIII e XIX gli abitanti di questo quartiere, detto dialettalmente “U’Bagghiu”, usufruivano per la loro vita religiosa di una chiesetta patronale, la chiesa del SS. Crocifisso, dipendente dall’Università delle Collettorie di Pagliara, sotto la giurisdizione dell’Archimandrita del SS. Salvatore di Messina.
Sentivano, però, il bisogno di avere una loro chiesa, e con la posa della prima pietra su un terreno donato dal Sig. Orazio Mastroeni di Domenico, si dava concretezza alle loro aspirazioni nei primi anni del 1865.
Lo stesso Mastroeni si faceva promotore per la prima raccolta di denaro. I fondi, in realtà molto modesti, provenivano soltanto dai fedeli. Nei giorni festivi un comitato ristretto raccoglieva le offerte dei fedeli e si formava un fondo cassa; raggiunta una certa disponibilità di denaro si invitava il muratore sino all’esaurimento delle riserve; si lavorava ad intervalli e non costantemente.
Le maestranze erano locali: Onofrio Santoro, mastro Antonio Cassiere, che dirigeva i lavori. La copertura del soffitto fu fatta con un grosso tronco d’albero, su cui poggiavano le tavole con le tegole.
Ci vollero ben 28 anni per la sua realizzazione sino al 1893, quando il tempio a forma rettangolare fu ultimato e potè aprirsi al culto.
La data è incisa sull’elemento ligneo posto a copertura dell’architrave all’ingresso della chiesa. Essa ha rappresentato per la gente del quartiere “Ficara” un impegno di fede e di onore.
L’idea di dedicare la chiesa alla Madonna della Catena fu costantemente alimentata nell’animo dei fedeli. Prima di ultimare i lavori, la commissione composta dai Sigg. Agatino Scarcella, Gaetano Tricomi, Luigi Scordo, Domenico Caminiti e don Filippo Andronico, commissionò allo scultore Francesco Lo Turco, con il benestare della Curia arcivescovile di Messina, una statua simile a quella della Madonna della Catena di Mongiuffi.
Il Lo Turco si mise subito a lavoro, pieno di entusiasmo, consegnandola quando ancora la chiesa era priva di rifinimenti, per cui fu necessario collocarla nella chiesetta del SS. Crocifisso.
Nessun scritto si è trovato nell’archivio parrocchiale per l’inaugurazione, ma possiamo immaginare la festa e la gioia di tutti nel portare processionalmente il simulacro della Vergine Maria della Catena dalla chiesetta del Crocifisso alla nuova chiesa.
Da allora la devozione alla Madonna della Catena è sempre cresciuta nell’animo della gente, che in ogni circostanza, lieta o triste della vita, si rivolge sempre “a Matri Catina”.
Per ben 37 anni la comunità di “Ficara” crebbe attorno a questo tempio crescendo nella fede, animata dalle suore del canonico Francesco Maria Di Francia, dal clero di Allume, Locadi, Pagliara, Furci.

LA NUOVA CHIESA

Il quartiere andò via via sviluppandosi, da qui la necessità di una chiesa più grande. La Provvidenza venne in aiuto attraverso l’impegno di un giovane sacerdote, padre Carmelo Saccà, venuto a Roccalumera nel dicembre del 1929, che si diede subito da fare per realizzare un tempio più grande e più rispondente allo sviluppo del paese, con il decisivo appoggio e interessamento dell’Arcivescovo Mons. Angelo Paino.
Il progetto realizzato dall’Ing. Giovanni Crinò fu approvato l’11.1.1932 dal Ministero dei Lavori Pubblici. L’atto di acquisto del terreno (630 mq al prezzo di £ 12.270) di proprietà del cav. Francesco Mastroeni fu Orazio fu redatto l’8.8.1933 e registrato in Messina il 23.8.1933 n. 671, vol. 333, f. 16.
I lavori affidati all’Impresa Francesco Rigano di S. Teresa di Riva sotto la direzione dell’Ing. Barbaro dell’Ufficio Tecnico della Curia di Messina vennero ultimati il 30.6.1937.
L’inaugurazione e benedizione della Chiesa, completamente rinnovata, si ebbe l’8 agosto 1937 alla presenza dell’Arcivescovo Mons. Angelo Paino con la celebrazione della prima Messa di Mons. Giuseppe Alfredo Scarcella, primo sacerdote espresso dalla parrocchia con il discorso d’occasione del ch.mo prof. Sac. Vincenzo Caudo, direttore del settimanale diocesano: La Scintilla.
La nuova chiesa sorge sul posto della vecchia chiesetta del XIX secolo; si presenta:
* un tempio a croce latina;
* un soffitto a cassettoni con rosoni al centro;
* le decorazioni a stucco di Salvatore Maccarrone di Furci Siculo;
* un prospetto dove viene messo in rilievo l’immagine della Vergine della Catena
incastonata in una vetrata artistica della ditta M.F. di Messina;
* e ancora un mosaico raffigurante l’effige della Madonna della Catena sopra il
portale.
A seguito della riforma liturgica, padre Saccà ristrutturava l’area del presbiterio con l’altare “coram”, e nell’anno del Signore 1975, il giorno 10 del mese di giugno, alla presenza dei fedeli e dei testimoni ufficiali Mons. Giuseppe Scarcella Vic. Gen., padre Carmelo Saccà parroco, padre Gaetano Murolo, parroco della parrocchia del Carmine di Roccalumera e il giovane Vincenzo Saccà, la chiesa veniva consacrata con l’altare Maggiore, racchiudendovi le reliquie dei santi martiri Placido, Fazio e Flavia, da sua Ecc.za mons. Francesco Fasola, Arcivescovo di Messina, scegliendo e fissando in perpetuo come titolare della Chiesa Maria SS. della Catena.
Il cerimoniere mons. Giacomo Meo faceva le funzioni di cancelliere arcivescovile.
Ogni anno nella prima domenica di settembre la Madonna della Catena, patrona della parrocchia, viene festeggiata con numerose Sante Messe e solenne processione richiamando fedeli di tutta la riviera ionica. La festa è preceduta da una novena assai partecipata.
L'ARTE
Entrando si possono ammirare:
· nel soffitto del transetto una croce prospettica dipinta dall’artista Salvatore Messina;
· l’altare su cui troneggia in una nicchia la Madonna della Catena, in marmo policromo, offerto dal Sig. Mastroeni Giovanni di Orazio per ringraziare la Madonna per la ottenuta guarigione del figlio Orazio;
· gli altari secondari di marmo bardiglio, donati dalle famiglie del cav. Francesco Mastroeni e del notaio Pietro Mirone;
· il lampadario donato dall’ing. Giovanni Tricomi fu Natale.
Figurano:
1. Nella parete di destra
- Il dipinto dell’Addolorata (1940-41), di Mario Barberis eseguito a Roma, offerto dalla fam. Scordo;
- Il quadro della Madonna di Pompei opera sempre del prof. Mario Barberis, donato dalla sig.ra Santa Mirone in Mastroeni;
- Il dipinto su tela raff. La Vergine della Catena eseguito a Caltagirone (1912) dal pittore Mario Vaccaro:
- La tela raff. S. Teresa di Gesù Bambino di Rosaria Florio in Prestipino.
2. Nella parete di sinistra
- Il quadro di S. Giuseppe del pittore Vivirito di Palermo (17/X/1937), donato nel 1937 dal Sig. Giacomo D’Arrigo e fratelli in memoria di G. Parisi;
- Il quadro di P. Pio dell’artista Pippo Foti di Giardini, donato dalla fam. Fleres nel Giubileo del 2000;
- L’altare denominato del “S. Cuore”, dono di Filippa Fazio in Tricomi, dove figura la statua lignea di Gesù;
- Il quadro della Madonna del Carmine, offerto dai coniugi Corrado Mastroeni e Maria Tricomi.

Il tempio è arricchito di vetrate artistiche raffiguranti:
* S. Pietro apostolo;
* S. Paolo ;
* S. Giovanni Evangelista;
* Cristo Re;
* il Cuore Immacolato di Maria;
* una artistica Via Crucis su compensato opera del prof. Barberis, donata da
Francesca D’Elia.
Il 12 dicembre 2004 è stata inaugurata la 15^ stazione “La Risurrezione”, opera in bronzo dell’artista Licinio Fazio, dono delle famiglie Scala-Caminiti.
Grazie a un duplice intervento della Regione, per interessamento del parroco padre Santino Caminiti, il primo (1993) riguardante la ristrutturazione esterna della chiesa (prospetti e tetto); il secondo (2001) la ristrutturazione interna della chiesa (adeguamento alle norme infortunistiche, pitturazione di tutta la chiesa, sistemazione del pavimento, rifacimento dell’altare), la chiesa veniva restaurata e l’area del presbiterio ristrutturata, con la costruzione degli elementi compositivi quali appunto:
· l’altare coram;
· l’ambone;
· la fonte battesimale;
· la presidenza.
In data primo luglio 2003 S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Marra, Arcivescovo Metropolita di Messina Lipari S. Lucia del Mela e Archimandrita del SS. Salvatore di Messina, benediceva la chiesa e dedicava l’altare “coram” della chiesa parrocchiale di S. Maria della Catena in Roccalumera (ME) sottoscrivendo il verbale, che sarà conservato a perpetua memoria nell’archivio parrocchiale e in quello della Curia Arcivescovile (Prot. n. 118/03/P ME, 30 Giugno 2003).

Testo ed immagini, (tranne quella della testata), sono stati tratti dal sito dell'Associazione "Baglioficara".




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