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martedì 19 gennaio 2010

La Condivisione dei valori non ha stemma, ma è universale ed eterna



C’era una volta un gruppo di brave persone di paese, capitanato da una intraprendente, sanguigna e quanto mai generosa signora di una certa età.
Il Gruppo, meglio identificato nel “pustufè”, instillò nella cerchia interpaesana jonica uno spirito di reciproco incontro e se vogliamo di sano interscambio del proprio tempo.
Ma tutto ciò, era nato dopo la “pustufè” nazionale, che era viva ed attiva in molte città d’Italia, e nelle stesse era più proficuamente distribuita con installazioni a diramazione capillare di grande efficacia culturale e sociale. La “pustufè” arrivava perfino oltre confine, quindi in altre città d’Europa, fino a coinvolgere soci perfino in Sudafrica e forse in America e chissà dove ancora.

C’era una volta mia nonna, una donna di campagna che lavorava la terra, che coltivava gli alberi di ulivo e produceva l’olio extravergine d’oliva senza nemmeno sapere cosa significasse la parola "extravergine". Poi lo versava con generosità, nel piatto a pranzo ed a cena. Mia nonna, coltivando le olive, talvolta in occasione della raccolta delle stesse si faceva dare una mano da qualche parente, da qualche famiglia vicina di podere. Mia nonna ricambiava poi alla prima necessità dell'altro, facendo altrettanto per coloro che le avevano mostrato amicizia, fratellanza e condivisione della fatica. Mia nonna, senza saperlo aveva ereditato “à jurnata à pustufè”. No, non staccava assegni mia nonna, né di denaro e nemmeno di ore prestate… lo faceva e basta.

Il primo ed il secondo racconto sono le facce di una stessa medaglia che vuole essere rivolta verso i valori del rispetto, della parità di dignità dei ruoli, della condivisione, ora fra i membri di un quartiere, ora… planetaria. Voglio dire: i valori della condivisione sono quanto di più bello possa esistere al Mondo. I valori della fratellanza non hanno confini e tantomeno ripicche, nè mugugnìi, né vendette. I valori dell'antico “pustufè” non avevano bisogno di politici ai Convegni di inizio estate o di mezzo inverno, non avevano bisogno di ospiti d’onore e tantomeno di Cantori d’oltre provincia a rallegrare serate finanziate con denaro pubblico. Oggi, i valori di un tempo hanno bisogno di essere rinnovati da gente che possa veramente offrire tutta se stessa nei momenti che contano e non di pupi o di numeri per riempire una sala convegni. Inoltre, i valori della condivisione, non si possono racchiudere sotto un Marchio, un Club, una Associazione seppure Attivi, validi ed a diffusione internazionale. Essi devono dilagare nel cuore di tutti gli individui, di tutte le età, di tutte le culture e religioni. I sono socio di tutto ciò, io sono (e rimarrò sempre), socio dei valori sani di quella vecchia che coltivava le olive in campagna.
In definitiva, errare è umano ma perseverare è diabolico. Chi esclude gli altri da un gruppo, priva il gruppo (e se stesso) dei talenti che gli esclusi avevano in se. Chi mostra vendetta o rancore poi, non è sereno e si rode dentro. Hai voglia a cercare ragione raccontandoti a destra od a manca.
Giovanni BonarRIGO
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