Ognuno di noi è chiamato a condividere "se stesso con gli altri"
RIFLESSIONE DELLA DOMENICA
Ciascuno di noi ha un ruolo da compiere nel corpo di Cristo che è la Chiesa.
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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (12, 12-30) Forma breve 12, 12-14.27
Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti, noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra.
Se il piede dicesse: "Poichè non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe parte del corpo.
E se l'orecchio dicesse: "poichè non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe parte del corpo.
Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; oppure la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi, proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggior onore a ciò che non ne ha, perchè nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci soni i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
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Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti, noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra.
Se il piede dicesse: "Poichè non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe parte del corpo.
E se l'orecchio dicesse: "poichè non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe parte del corpo.
Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; oppure la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi, proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggior onore a ciò che non ne ha, perchè nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci soni i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
IL MIO COMMENTO:
Apparentemente semplice, la spiegazione di questa "LOGOS" (parola) è molto ma molto profonda. Per tale motivo, credo che riuscirò a commentare solo un paio di punti. Dio ha distribuito fra gli uomini i cosidetti "talenti" che variano da persona a persona. Apparentemente, chi è dotato di grande intelliggenza o grande potere non ha bisogno dell'ignorante o del povero, ma in realtà (secondo il volere di Dio e non degli uomini), l'ignorante è esso stesso dotato di talento che può essere la forza fisica, che può essere la saggezza dell'animo, l'amore per il proprio prossimo o tante altre verità. Tutti gli uomini sono stati creati per dare quanto hanno ricevuto e non per tenere per se arricchendosi. La condivisione dei talenti, che in questa lettura è rappresentata da un "Corpo" che essendo formato da membra nobili e altre (apparentemente) secondarie, solo nel suo insieme ed in unione con il Cristo può produrre frutto. Quando poi si parla di "doni", che siano questi la capacità di fare miracoli o guarigioni, sia ben chiaro che: nessun uomo, nessun santo può fare miracoli, se non intercedere (e ciò è grande grazia) presso Dio stesso.
Da questa mia sintesi, ognuno di voi potrà trarre le conclusioni che crederà. Poichè, dalla mia modesta cultura della "parola" di Dio, già in passato ho osato parlare di "condivisione", di "uguaglianza", di "talenti". La nostra, sembra essere una società che guarda alla menzogna come ad una risorsa, che vede il ricco come un fortunato ed un punto di arrivo, ed il povero come un appestato da tenere lontano. Questa è la società dell'avere e non dell'essere. Solo nei casi di gravi calamità naturali, esplodono movimenti di solidarietà più o meno collettiva, più o meno attiva; ma è nel quotidiano della famiglia, del vicino che abita a poche porte dalla nostra, che siamo chiamati (Cristiani o no), a mostrare la nostra piena e totale fratellanza. Nonostante possa essere difficile!
Giovanni BonarRIGOApparentemente semplice, la spiegazione di questa "LOGOS" (parola) è molto ma molto profonda. Per tale motivo, credo che riuscirò a commentare solo un paio di punti. Dio ha distribuito fra gli uomini i cosidetti "talenti" che variano da persona a persona. Apparentemente, chi è dotato di grande intelliggenza o grande potere non ha bisogno dell'ignorante o del povero, ma in realtà (secondo il volere di Dio e non degli uomini), l'ignorante è esso stesso dotato di talento che può essere la forza fisica, che può essere la saggezza dell'animo, l'amore per il proprio prossimo o tante altre verità. Tutti gli uomini sono stati creati per dare quanto hanno ricevuto e non per tenere per se arricchendosi. La condivisione dei talenti, che in questa lettura è rappresentata da un "Corpo" che essendo formato da membra nobili e altre (apparentemente) secondarie, solo nel suo insieme ed in unione con il Cristo può produrre frutto. Quando poi si parla di "doni", che siano questi la capacità di fare miracoli o guarigioni, sia ben chiaro che: nessun uomo, nessun santo può fare miracoli, se non intercedere (e ciò è grande grazia) presso Dio stesso.
Da questa mia sintesi, ognuno di voi potrà trarre le conclusioni che crederà. Poichè, dalla mia modesta cultura della "parola" di Dio, già in passato ho osato parlare di "condivisione", di "uguaglianza", di "talenti". La nostra, sembra essere una società che guarda alla menzogna come ad una risorsa, che vede il ricco come un fortunato ed un punto di arrivo, ed il povero come un appestato da tenere lontano. Questa è la società dell'avere e non dell'essere. Solo nei casi di gravi calamità naturali, esplodono movimenti di solidarietà più o meno collettiva, più o meno attiva; ma è nel quotidiano della famiglia, del vicino che abita a poche porte dalla nostra, che siamo chiamati (Cristiani o no), a mostrare la nostra piena e totale fratellanza. Nonostante possa essere difficile!
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