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giovedì 24 dicembre 2009

Savoca (ME). Intitolata una lapide a Leonardo Sciascia














EVENTO CULTURALE - Mercoledì 23 Dicembre 2009 - Sul muro del MUSEO di Savoca, ieri sera è stata inaugurata una lapide che ricorda i vent'anni dalla scompara di Leonardo Sciascia. Ne è seguito un convegno intitolato: "Leonardo Sciascia e Savoca".
Solenne la cerimonia che in realtà ha risentito dell'atmosfera natalizia che ha attratto altrove tanti appassionati della Cultura. Il famoso romanziere Leonardo Sciascia, fu ospite della cittadina di Savoca nell'ormai lontano 1962, e vi rimase per almeno una settimana, trovando ricovero all'interno del Convento dei frati Cappuccini.

Trasferitici tutti all'interno del locale adiacente il museo, ha avuto inizio il Convegno che ha visto fra i suoi relatori, oltre al sindaco di Savoca Nino Bartolotta, innanzitutto il valido e sempre attivo Santino Lombardo (impiegato presso il Comune), e vari illustri convenuti del calibro di Carmelo Duro e del prof. Carmelo Ucchino.

Prof. CARMELO UCCHINO: Dopo una breve introduzione di Carmelo Duro, ha preso la parola il prof. Ucchino, che ha voluto evidenziare subito, come fosse praticamente impossibile enumerare le tante Opere del Grande Sciascia in così poco tempo. Ha iniziato nel definirlo "un Intellettuale a cui siamo debitori" per la sapienza delle trame (gialli). Nei suoi libri - ha detto Ucchino - "c'è una Sicilia che per la prima volta non si autocommisera... sebbene in Sciascia c'è un onesto pessimismo sulla Sicilia". Continuando, ha parlato di un articolo dello scrittore, dal titolo "I professionisti dell'antimafia", articolo secondo il quale, i Magistrati (fra cui Falcone e Borsellino), avrebbero fatto carriera cavalcando l'antimafia. Nel '92 anche Borsellino citò quell'articolo che purtroppo fu da più parti usato come una clava proprio contro i Magistrati. Fra i punti interessanti del discorso, la citazione di un libro su Sciascia, consigliato ai presenti "Il Marchese di Regalpietra", una biografia, fra i "romanzi-saggio" del giallista, il famoso "Il giorno della civetta" ed altri nei quali ritorna puntuale la morte dell'inquisitore.
Poi, accostando Sciascia al drammatico "Caso Moro" e al coinvolgimento politico dello stesso scrittore che si cancellò dal Partito Comunista per passare ai Radicali, sentendosi così libero di parlare. Ucchino ha anche ricordato, come Sciascia all'epoca dell'uccisione del democristiano Aldo Moro, avesse titolato "Lo Stato ha ucciso Moro... non solo le Brigate Rosse".

CARMELO DURO: Presa la parola, "Duro" ha preteso di porgersi immaginariamente come se addirittura dalle sue parole fosse lo stesso Sciascia a raccontarsi. "Sono andato a cercare fra i suoi articoli, ha detto Duro, sul Corriere della Sera ed altri quotidiani. Sciascia - nato nel 1921 - proveniva da una famiglia benestante per l'epoca, il padre gestiva una solfatara. Lui stesso, dichiarò di essere cresciuto circondato dalle donne in famiglia e che ciò lo avrebbe orientato verso la riflessione e la poesia".
continua...
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