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venerdì 17 agosto 2007

Fiumedinisi (ME), cinque tonnellate di Fede... portate a spalla!




Cos'è veramente la Fede? Come si manifesta? Certamente Essa si dimostra con le Opere di Carità! Ma, quando, osservando un evento religioso si può parlare di Fede... e quando invece di semplice apparenza? Il caso che vado adesso ad esaminare, già ampiamente dibattuto in questi giorni, è la cosidetta "Festa della Vara". Una Festa di cui si è sempre parlato... più o meno sottovoce negli anni, nel comprensorio jonico. Tanto più che, la stessa si ripete con cadenza solo quinquennale. Quest'anno, però, la diretta satellitare di SKY e l'impegno dell'intero Staff di "Tele 90" e di altre Reti televisive locali, hanno messo sotto la lente d'ingrandimento un evento religioso-culturale, di dimensioni enormi.

La Vara, una “Macchina votiva", la cui realizzazione risale al diciassettesimo secolo, ha una lunghezza di circa undici metri per un metro e settanta in pianta. Il suo punto più alto, (circa sette metri e mezzo), è costituito dalla postazione del “Padreterno”, (impersonato da sempre da un bambino in costume), posizionato e legato su un seggiolino, in cima ad una struttura in ferro, su cui spicca un mappamondo. Sulla Vara, prendono posizione, l’Arcangelo Gabriele e la Madonna, nonché numerosi altri bambini vestiti da angioletti e persino l’adulto erede del mastro che la realizzò. All’epoca, due furono i Mastri che costruirono e resero funzionale l’opera. Uno fu il falegname che realizzò la Vara stessa, l’altro fu il muratore, che sistemò la via (comunque molto stretta), attraverso la quale avrebbe dovuto poi compiere il tragitto l’imponente “Nave dei fedeli”. Si narra, che, inizialmente, l’altezza raggiungesse i ventuno metri. Tale altezza venne ridotta considerevolmente, successivamente ad un grave incidente, nel quale perse la vita il personaggio “Padreterno”.

A Fiumedinisi, in provincia di Messina, (paese collinare), non ci si passa per caso, ci si deve andare apposta. Le enormi masse di fedeli, e diciamolo, anche di curiosi, hanno dunque dovuto organizzarsi per l’evento. Da qualsiasi parte venissero.

Il Popolo Fiumedinisano, ha "trasmesso" in questi giorni al mondo intero, la sua orgogliosa Fede verso la Vegine Maria. Un popolo che non ha mai dimenticato le proprie origini, le proprie usanze, le proprie tradizioni, e, oggi le ripropone, senza per questo sconoscere e sfruttare appieno, le potenzialita tecniche e tecnologiche dell'era moderna. Dimostrando infatti che, di fronte alla Fede, non esistono nè esisteranno mai... "tempi moderni" o "tempi antichi", ma, solo il tramandarsi di generazione in generazione, del “Dono” che Maria ha dato all'uomo.

In molti dei nostri paesi, si fa festa... commemorando i Santi, in modi simili ma differenti allo stesso tempo. Vedi la festa di Savoca, in onore di Santa Lucia, (rappresentata in modo piuttosto teatrale, con i suoi buoi agghindati, i suoi Romani e Giudei che scuotono la corda alla quale è legata la bambina “Lucia”, e “ù diaulazzu”, che reso aggressivo e repellente dalla sua maschera orrenda, vestito di rosso e con i campanacci ai fianchi, insidia la bambina “Lucia” col suo forcone rosso), che si è avuta nello stesso 12 agosto; vedi la festa di Limina in onore di San Filippo d’Agira (ù Santu chi balla); ecc. ecc. ecc.

Ma, perchè, "la Festa della Vara" mi ha colpito? Forse per lo sforzo necessario, da parte di oltre centocinquanta fedeli nel portare a spalla le cinque tonnellate di legno, ferro e persone? Forse mi ha colpito il loro candido e ricamato abito e i loro piedi scalzi? Oppure mi ha colto l'emozione che mi ha trasmesso lo scatto iniziale... e poi… il "canto" dell’Annunciazione dei tre bambini, che hanno impersonato il Padreterno, l'Arcangelo Gabriele e la Madonna? Forse, niente di tutto questo mi ha colpito in particolare; neanche il fatto, che i portatori, (i quali si tramandano di generazione in generazione, con atto notarile, il posto sotto le tre travi), in alcuni casi... venivano dall'estero…proprio… … "pi mmuttàri", ma, l'insieme di tutto ciò mi ha regalato un senso di Fede.

Giovanni BonarRIGO

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