"L’acèfalo e la Cultura". Poesia semiseria
Tutti lo sanno. Lo sanno i bimbi, dal primo giorno delle Elementari, lo sanno le aule dei tribunali, lo sanno le chiese i mari i fondali, lo sanno gli anziani i fiumi e gli ospedali, lo sa quel pezzo di muro scrostato quel palo ammaccato, quel cane ammalato… ma lui no, lui non lo sa. Eppure parla qui di Cultura.
Povero acèfalo di barricata, cos’è una poesia immaginata, vissuta, raccontata? La bellezza di una giornata, lui non distingue un capo di seta da una triste lamiera ammaccata.
Povero acèfalo di barricata, che pure hai un codazzo di fedele cordata, interessata, pronta a seguirti fino all’inferno, pronta a zittire chi di là è il Perno. Adesso ti spiego, già ti ho spiegato, ma tu non capisci… sei proprio ammalato. Ti senti schiacciato, ti senti umiliato, del solo fatto che non lo hai ammazzato. Ci provi ancora, non dormi la notte, poi in Consiglio gli propini le “botte”. Alzi il ditino, tu parli, ti incazzi, adesso cultura… ma che fai, tu la ammazzi. Tu dici Filanda, tu insisti Cultura, ma non ti accorgi che non è tua natura?
Povero acèfalo di barricata, non vedi? la gente è a casa, è rimasta sdraiata, mentre ti ammazzi, mentre ti scanni, mente discuti punto per punto… mentre si inoltra la triste nottata. Qui manca il timbro, qui... una mosca ammazzata. Signor presidente, mi faccia parlare, non è possibile, io mi devo spiegare! Son difensore della brava gente, sono bassino ma non sono demente. Vendere seta nella Filanda, quella è cultura oppure è locanda?
Povero acèfalo di barricata, tu la Cultura non l’hai mai incontrata! Tu mai castelli, tu mai “Ciminiere”, tu mai teatri nè buone maniere. Carte bollate, quelle si a bizzeffe, e manifesti e Comunicati Stampa, senza calunnie da te non si campa. Lasciala stare la gente che sbaglia, essa lavora e non ti imbavaglia. Seppur scostanti, seppur zoppicanti i tuoi avversari andran sempre avanti. E tu in difesa della Cultura? Or palo vecchio, or cacca di cane. Altro che baco, altro che seta, quella poltrona è la tua unica meta.
Giovanni BonarRIGO
Povero acèfalo di barricata, cos’è una poesia immaginata, vissuta, raccontata? La bellezza di una giornata, lui non distingue un capo di seta da una triste lamiera ammaccata.
Povero acèfalo di barricata, che pure hai un codazzo di fedele cordata, interessata, pronta a seguirti fino all’inferno, pronta a zittire chi di là è il Perno. Adesso ti spiego, già ti ho spiegato, ma tu non capisci… sei proprio ammalato. Ti senti schiacciato, ti senti umiliato, del solo fatto che non lo hai ammazzato. Ci provi ancora, non dormi la notte, poi in Consiglio gli propini le “botte”. Alzi il ditino, tu parli, ti incazzi, adesso cultura… ma che fai, tu la ammazzi. Tu dici Filanda, tu insisti Cultura, ma non ti accorgi che non è tua natura?
Povero acèfalo di barricata, non vedi? la gente è a casa, è rimasta sdraiata, mentre ti ammazzi, mentre ti scanni, mente discuti punto per punto… mentre si inoltra la triste nottata. Qui manca il timbro, qui... una mosca ammazzata. Signor presidente, mi faccia parlare, non è possibile, io mi devo spiegare! Son difensore della brava gente, sono bassino ma non sono demente. Vendere seta nella Filanda, quella è cultura oppure è locanda?
Povero acèfalo di barricata, tu la Cultura non l’hai mai incontrata! Tu mai castelli, tu mai “Ciminiere”, tu mai teatri nè buone maniere. Carte bollate, quelle si a bizzeffe, e manifesti e Comunicati Stampa, senza calunnie da te non si campa. Lasciala stare la gente che sbaglia, essa lavora e non ti imbavaglia. Seppur scostanti, seppur zoppicanti i tuoi avversari andran sempre avanti. E tu in difesa della Cultura? Or palo vecchio, or cacca di cane. Altro che baco, altro che seta, quella poltrona è la tua unica meta.
Giovanni BonarRIGO
Etichette: Poesie, Politica Jonica, Roccalumera
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