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mercoledì 20 febbraio 2008

Michelangelo Merisi (detto) "Caravaggio" fu...
























Michelangelo Merisi, nacque il 29 settembre 1571 (a Milano?), figlio di Lucia Aratori e Fermo Merisi, architetto, sovrintendente e amministratore di casa di Francesco Sforza. Ma, chi era veramente questo meraviglioso e irrequieto Artista del Seicento? All'età di circa diciotto anni, l'apprendista pittore Merisi si trasferì a Roma, dove crebbe e si formò Artista nelle zone basse di piazza Navona, fino ad imporsi alle richieste più disparate, quale "bandiera del moderno". Caravaggio, violento, assassino e geniale protagonista di una vita tormentata spesa tra il lusso e la raffinatissima cultura dei palazzi romani del principio del Seicento e la feccia della strada, tra sgherri e prostitute. Questa è nota leggenda della vita di Michelangelo Merisi detto Caravaggio dal luogo da cui proveniva, creata ad arte dai biografi a cui però il materiale non ebbe mai a mancare. Oggi, grazie alla scoperta di studi sul pittore, si conosce in modo più approfondito la sua personalità (che gli procurò parecchi nemici spietati), fedele ai principi di uomo libero, ma che contrastavano con l'indirizzo culturale delle istituzioni del tempo. Malgrado questo, fin dagli esordi trovò potenti estimatori che ne promossero le idee, prima ancora che la pittura. Il Cardinale Francesco Maria Del Monte, Vincenzo Giustiniani, i fratelli Mattei, erano tutti parte di una congenie nella quale andavano sviluppandosi le stesse speculazioni, per le quali l'Inquisizione perseguiterà l'altra grande personalità del tempo, l'altro padre della modernità, Galileo Galilei, anch'egli un protetto di Del Monte, altra faccia della stessa medaglia.

Certo, la Fiction TV di questi giorni, ha reso maggiormente fruibile la figura del Caravaggio. Apprezzabile prima di tutto, la "fotografia" di Storaro, azzeccata nel suo attento dosaggio di luci e di ombre, (proprio come nelle tele del Merisi), in una rappresentazione di epoca remota e di indirizzo artistico del personaggio. Nel film, a fare da "contorno" alle Opere del Caravaggio, ho apprezzato, pur nella sua storia di Uomo tormentato e amante appassionato di cortigiane, le adeguate musiche di sottofondo... dal suono di Clavicebalo, (strumento a corde pizzicate, azionate da tastiera, antenato del pianoforte). Certo che, rivedere Opere come: la "Conversione di San Paolo", (nella drammaticità della caduta di un uomo, sovrastato dal proprio cavallo, mentre un raggio di luce divina lo illumina); "Giuditta e Oloferne", scena cruda, in cui Giuditta, (interpretata dalla cortigiana Fillide Melandroni, amica e modella di Caravaggio), giustizia Oloferne, quì il Pittore immortala, nella posa delle labbra e del volto, l'urlo agghiacciante del poi decapitato; la "Vocazione di Matteo", in cui il Cristo indica l'illuminto fra altra gente ad un tavolo, e la luce stessa travalica e sbalordisce la scena nell'Opera dell'Artista. Questi esempi, solo per fare dei sintetici richiami, su come il Merisi "sentisse" l'azione, prima ancora che la riproducesse nella sua grandezza o drammaticità, su tela. Il Caravaggio, coscientemente o no, fu uno strumento di Dio.



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