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giovedì 31 maggio 2007

Le Corse, Il Pubblico e la DISCIPLINA

Lettera ad un amico

Caro amico Al. Sa.,
anche io mi associo alla giusta riflessione di C. F., il quale a sua volta rispondeva ad un accorato maestro di teatro B. Innanzi tutto, voglio precisare, che la Sicilia è orgogliosamente terra di motori da oltre un secolo. Senza nulla togliere ai Poeti, agli Inventori, ecc. che hanno dato lustro alla nostra isola.
Chi non ricorda il primo Targa Florio, disputato nel 1906. La più antica Corsa su strada del mondo.
Esistono dei video che documentano come, all'epoca, "ù banniaturi" la notte prima della corsa, avvertisse, (accompagnandosi al suono di un tamburo), pronunciando frasi, come: "nchiuditi intra li nnumali... cu si struppia iè curpa soi". Fior di campioni della F1 di allora, partecipavano da ogni parte d'italia e oltre. Uno di essi, che non era certo un campione, si chamava... Enzo Ferrari. Correvano Prototipi anche di 600 CV. Niente barriere, solo... alcune balle di paglia. Tanta, tantissima gente comune, ma anche numerosi VIP internazionali a bordo... strada.
Tutto ciò, certo, non giustificava e non giustificherebbe neanche oggi, il rischio della vita umana. Infatti (solo per fare due soli esempi relatvamente recenti), quando Attilio Bettega (su Lancia Rally 037) e l'anno dopo Toivonen ed il copilota Cresto, (Delta S4), morirono in incidenti nei rally, anche se non in Sicilia, tutti si chiesero se era il momento di dire BASTA! Si passò dai "Mostri" "Gruppi B" ai più umani "Gruppi A". Certo, seguire un Rally è pericoloso. Ma, può essere mortale anche seguire una partita di calcio! Bisogna prendere le giuste precauzioni, ed essere disciplinati. Dei veri tifosi, non devono: mai sostare all'esterno di un tornante. Mai passeggiare nel tratto cronometrato se non tutte le vetture siano transitate. Ansi, aspettare sempre il passaggio della "00". Mai, proprio mai, ubriacarsi, prima, dopo o durante un rally. Mai, dopo aver assistito ad un Rally, sentirsi in diritto di emulare i Piloti... nella vita di tutti giorni.



Grazie,
Giovanni Bonar
RIGO

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