IL VERO SENSO DEL NATALE
Il Natale, il Presepe e… la festa del consumismo!
<Il popolo che camminava nelle tenebre vide una gran luce: su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse> (Is. 9, 1) . Per noi Cristiani, il Natale di Gesù, non è soltanto una notizia storica da accogliere, ma un evento sacro da meditare. Esso porta con se un messaggio di Amore e di Pace che è destinato a tutti gli uomini della terra. <Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio> (Is. 9, 5). Non solo il mondo cristiano, è chiamato con l’approssimarsi del S. Natale, a cogliere questo messaggio. Ogni creatura della Terra, è chiamata, (in quei giorni), a dedicare più tempo alla meditazione della “parola” ed alla Preghiera. Meditare sulle tante guerre che attanagliano il pianeta, sulle catastrofi naturali causate dalla noncuranza e dalla violazione degli ecosistemi, sulla perversione del genere umano. Pregare per tutto ciò, senza sperare di dover per forza giungere più lontano per trovare il bisognoso, ma saperlo trovare nella porta accanto.
Invece, ogni anno, assistiamo (inermi o coinvolti), ad un cambiamento di concezione quasi generalizzato di questa Grande Festa, ormai dedicata al consumismo. Il Natale, si è ormai trasformato in una festa delle luminarie, dei regali, dei cenoni e dei… “panzoni”. Spinti da una senso di quasi competizione, uomini e donne, ci affanniamo andando nei supermarket a riempire il carrello di spesa… perché non si dica mai che i nostri invitati… ci prendano per morti di fame. E i regali? Quelli bisogna farli buoni, altrimenti… che figura faremo? La nascita di Gesù? La MEDITAZIONE? Per riflettere su tutto questo, pensiamo, c’è la notte di Natale! Dopo cena, indossiamo il vestito più bello, uomini, donne, e bambini, naturalmente, ed eccoci là, in prima fila, nei banchi della nostra chiesa. Ci guardiamo intorno, abbozziamo qualche sorriso di circostanza… e i ci scambiamo i classici auguri. Adesso, non resta che pazientare un’oretta e mezza circa, ed ascoltare quel “bla bla bla” del parroco. “Ah! Finammenti si zzittìu u parrinu!? No sapi, chi dumani avemu cinquanta ‘nvitati a pranzu… e ‘nnama suggiri prestu pi priparari!?”
Eppure: se anche il Natale durasse una sola notte, durasse anche quell’ora di messa soltanto, ma vissuta con fede, basterebbe a rinnovarci nell’animo. Sarebbe una sensazione indescrivibile, e sentiremmo di essere vivi, sereni. “Vadda, Cicciu non ci vinni stasera a chiesa… nommi è malatu! E, Maria, povera fimmina, cu sapi chi Natali ci tocca i passari!” Manca qualcuno che a nessuno manca… e tu te ne accorgi, e ti dispiace. Non ci può essere gioia nel tuo cuore, se il fratello debole e sfortunato non trova una mano che lo consoli. Andiamo! Domani nella nostra tavola siederà un vecchio amico!
IL PRESEPE
Da ormai diversi anni l'albero di Natale (la cui diffusione risale appena al XIX secolo), ha quasi soppiantato nelle nostre usanze, il classico Presepe. L’albero, piccolo o grande, sintetico o vero, viene addobbato con luci, sfere e pendagli colorati, per poi porre sotto di esso i regali da scambiarsi il 25 notte o l’indomani. Facciamo così per pura emulazione degli altri... eppure, il simbolo vero del S. Natale è sicuramente il Presepe. Ci vuole tanto lavoro e passione per farne uno bello, grande, ricco di scene, e, chi ancora conserva questa passione, comincia per tempo a raccogliere muschio, a comprare o realizzare casette, ed aggiunge nuovi personaggi anno per anno, dedicando un angolo della propria casa a questa meravigliosa Opera. Il primo Presepio lo realizzò proprio San Francesco a Greccio nel 1223, come ricorda Tommaso da Celano, non fosse altro che per ciò, è quindi giusto considerarlo il vero simbolo della festa liturgica.
E che dire dei tanti Presepi viventi che possiamo ammirare nei paesi in giro per la riviera jonica? Bellissimi esempi di impegno collettivo. Non importa se sono realizzati con mezzi economici limitati, è il segno che conta! Spesso i personaggi sono rappresentati da gente comune, (non da attori di teatro), ed il tutto viene realizzato in economia e semplicità dai ragazzi. Un esempio su tutti, lo abbiamo in una frazione del mio paese, a Sciglio di Roccalumera. Da alcuni anni a questa parte, nei giorni successivi al 25 Dicembre, viene riproposto il percorso verso la Santa Grotta. Le stradine del borgo collinare vengono arricchite da scene di antichi mestieri della nostra terra. Mestieri reinterpretati dai nipoti e dai pronipoti di coloro che hanno realmente vissuto facendo questi lavori. U cufiniddaru: colui che realizza le ceste in vimini, 'u buttaru: che realizza le botti per il vino, le donne ricamatrici, o... 'a tavenna dill'amici, e… in cima al percorso, la stalla della Sacra Famiglia. Anche il bambinello è un neonato vero e non un bambolotto. E’ autentico come la gente del posto, orgogliosa di ospitare nelle proprie pur "umili" case il "Salvatore".
Invece, ogni anno, assistiamo (inermi o coinvolti), ad un cambiamento di concezione quasi generalizzato di questa Grande Festa, ormai dedicata al consumismo. Il Natale, si è ormai trasformato in una festa delle luminarie, dei regali, dei cenoni e dei… “panzoni”. Spinti da una senso di quasi competizione, uomini e donne, ci affanniamo andando nei supermarket a riempire il carrello di spesa… perché non si dica mai che i nostri invitati… ci prendano per morti di fame. E i regali? Quelli bisogna farli buoni, altrimenti… che figura faremo? La nascita di Gesù? La MEDITAZIONE? Per riflettere su tutto questo, pensiamo, c’è la notte di Natale! Dopo cena, indossiamo il vestito più bello, uomini, donne, e bambini, naturalmente, ed eccoci là, in prima fila, nei banchi della nostra chiesa. Ci guardiamo intorno, abbozziamo qualche sorriso di circostanza… e i ci scambiamo i classici auguri. Adesso, non resta che pazientare un’oretta e mezza circa, ed ascoltare quel “bla bla bla” del parroco. “Ah! Finammenti si zzittìu u parrinu!? No sapi, chi dumani avemu cinquanta ‘nvitati a pranzu… e ‘nnama suggiri prestu pi priparari!?”
Eppure: se anche il Natale durasse una sola notte, durasse anche quell’ora di messa soltanto, ma vissuta con fede, basterebbe a rinnovarci nell’animo. Sarebbe una sensazione indescrivibile, e sentiremmo di essere vivi, sereni. “Vadda, Cicciu non ci vinni stasera a chiesa… nommi è malatu! E, Maria, povera fimmina, cu sapi chi Natali ci tocca i passari!” Manca qualcuno che a nessuno manca… e tu te ne accorgi, e ti dispiace. Non ci può essere gioia nel tuo cuore, se il fratello debole e sfortunato non trova una mano che lo consoli. Andiamo! Domani nella nostra tavola siederà un vecchio amico!
IL PRESEPE
Da ormai diversi anni l'albero di Natale (la cui diffusione risale appena al XIX secolo), ha quasi soppiantato nelle nostre usanze, il classico Presepe. L’albero, piccolo o grande, sintetico o vero, viene addobbato con luci, sfere e pendagli colorati, per poi porre sotto di esso i regali da scambiarsi il 25 notte o l’indomani. Facciamo così per pura emulazione degli altri... eppure, il simbolo vero del S. Natale è sicuramente il Presepe. Ci vuole tanto lavoro e passione per farne uno bello, grande, ricco di scene, e, chi ancora conserva questa passione, comincia per tempo a raccogliere muschio, a comprare o realizzare casette, ed aggiunge nuovi personaggi anno per anno, dedicando un angolo della propria casa a questa meravigliosa Opera. Il primo Presepio lo realizzò proprio San Francesco a Greccio nel 1223, come ricorda Tommaso da Celano, non fosse altro che per ciò, è quindi giusto considerarlo il vero simbolo della festa liturgica.
E che dire dei tanti Presepi viventi che possiamo ammirare nei paesi in giro per la riviera jonica? Bellissimi esempi di impegno collettivo. Non importa se sono realizzati con mezzi economici limitati, è il segno che conta! Spesso i personaggi sono rappresentati da gente comune, (non da attori di teatro), ed il tutto viene realizzato in economia e semplicità dai ragazzi. Un esempio su tutti, lo abbiamo in una frazione del mio paese, a Sciglio di Roccalumera. Da alcuni anni a questa parte, nei giorni successivi al 25 Dicembre, viene riproposto il percorso verso la Santa Grotta. Le stradine del borgo collinare vengono arricchite da scene di antichi mestieri della nostra terra. Mestieri reinterpretati dai nipoti e dai pronipoti di coloro che hanno realmente vissuto facendo questi lavori. U cufiniddaru: colui che realizza le ceste in vimini, 'u buttaru: che realizza le botti per il vino, le donne ricamatrici, o... 'a tavenna dill'amici, e… in cima al percorso, la stalla della Sacra Famiglia. Anche il bambinello è un neonato vero e non un bambolotto. E’ autentico come la gente del posto, orgogliosa di ospitare nelle proprie pur "umili" case il "Salvatore".
Etichette: Aspettando il S.Natale
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